L'eversione venetista/2: una realtà di picchiatelli e di evasori fiscali
di Antonio Areddu
In questo contesto emerge la storia del gruppo eversivo di Polisia veneta (http://www.facebook.com/note.php?note_id=186438000488), banda paramilitare scoperta nell'estate del 2009. Piani operativi, poligoni di tiro e campagne di arruolamento per lo Stato delle Venethie. Un gruppo paramilitare archiviato come macchiettistico, ma che le indagini e le intercettazioni mostrano pronto a uccidere. In nome della rivoluzione contro lo «straniero invasore», per ammainare il tricolore dal Nord Est. Disposti a morire, pur di abolire il giogo di tasse e multe imposte dallo «straniero invasore». Sognavano il golpe venetista con tanto di martiri votati alla causa della secessione. Nel mirino della Polisia della Marca tutte le istituzioni, senza distinzioni: carabinieri, guardia di finanza e perfino i vigili urbani.
Tre le personalità di spicco tra i venetisti: Quaglia (ex Life), Gallina, capo dei vigili a Cornuda e Bortotto (Pnv) Costituzione di associazione paramilitare è l’accusa contro tredici appartenenti all’Autogoverno del popolo veneto, gruppo indipendendista radicale, e alla sua «polisia veneta» guidata da Paolo Gallina, comandante dei vigili urbani di Cornuda. A casa sua sono state sequestrate 9 pistole, due fucili e 727 proiettili. Sessanta uomini della Digos hanno effettuato quindici perquisizioni nelle abitazioni degli appartenenti al gruppo, nella sede della polizia municipale di Cornuda, nella sede della Life (uno degli indagati, Daniele Quaglia, ne è stato presidente fino a pochi mesi fa) e al Panorama di Villorba. Proprio all’interno di una stanza del supermercato, l’ex poliziotto Sergio Bortotto, addetto alla sicurezza dell’iper e ministro dell’Interno dell’Autogoverno del popolo veneto, effettuava gli arruolamenti per la polisia veneta. Gli inquirenti, coordinati dal capo della Procura Antonio Fojadelli, hanno sequestrato nove tute mimetiche blu riportanti fregi e stemmi indipendestisti, documentazione relativa all’arruolamento di ottanta individui nella «polisia» e materiale informatico relativo a documentazione ideologica e a schede personali sui soggetti reclutati. «L’associazione paramilitare aveva come obiettivo la ricostituzione della Serenissima Repubblica di Venezia», ha detto il questore Carmine Damiano. «Siamo intervenuti - ha poi aggiunto - prima che diventassero pericolosi». E’ un duro colpo per l’area dell’indipendentismo veneto radicale. Le indagini sono scattate quando, poco prima dell’estate, era stato impedito ai finanzieri di effettuare un pignoramento nella sede della Life. Nel mirino sono immediatamente finiti gli appartenenti all’Autogoverno del popolo veneto, Daniele Quaglia, Sergio Bortotto e Paolo Gallina in testa. Questi non hanno però nulla a che vedere con gli otto Serenissimi che il 9 maggio del 1997 assaltarono il campanile di San Marco. «L’ideologia sottostante è però identica», dice il dirigente della Digos trevigiana Nicolo D’Amico. Infatti, come gli appartenenti al Veneto Serenissimo Governo, anche i tredici indagati non riconoscono la legittimità del referendum di annessione del Veneto allo Stato italiano svoltosi nel 1866. Da qui non riconoscono la validità di forze dell’ordine come carabinieri, polizia o guardia di finanza. «Ma non ci sono alternative alle istituzioni», ha detto Fojadelli, stroncando anche le loro velleità elettorali. (http://www.facebook.com/note.php?note_id=186438000488)
E così, archiviata l'era Galan, il Veneto ha scoperto il sottoprodotto di un federalismo artefatto, nebuloso, urlato, su cui politicamente hanno soffiato cani e porci. Le intercettazioni della Digos di Treviso radiografano i sintomi della metastasi autonomista e provano che il «piombo» promesso da Umberto Bossi & C qui viene preso sempre sul serio. Tutto ciò sullo sfondo di case rigorosamente con giardino dove il tosaerba fa da colonna sonora a un individualismo esasperato e a un senso di appartenenza espresso dal dire : “Qui da noi”, dove nel 2009 l’Agenzia delle entrate grazie a 72 controlli in soli nove mesi , ha recuperato 2,6 milioni di euro di imposte evase, dove nelle statistiche del 2001 nella zona dove operava questa banda eversiva si contano 555 ricoveri per patologie psichiatriche presso l’ospedale di Montebelluna. (2-fine)
In questo contesto emerge la storia del gruppo eversivo di Polisia veneta (http://www.facebook.com/note.php?note_id=186438000488), banda paramilitare scoperta nell'estate del 2009. Piani operativi, poligoni di tiro e campagne di arruolamento per lo Stato delle Venethie. Un gruppo paramilitare archiviato come macchiettistico, ma che le indagini e le intercettazioni mostrano pronto a uccidere. In nome della rivoluzione contro lo «straniero invasore», per ammainare il tricolore dal Nord Est. Disposti a morire, pur di abolire il giogo di tasse e multe imposte dallo «straniero invasore». Sognavano il golpe venetista con tanto di martiri votati alla causa della secessione. Nel mirino della Polisia della Marca tutte le istituzioni, senza distinzioni: carabinieri, guardia di finanza e perfino i vigili urbani.
Tre le personalità di spicco tra i venetisti: Quaglia (ex Life), Gallina, capo dei vigili a Cornuda e Bortotto (Pnv) Costituzione di associazione paramilitare è l’accusa contro tredici appartenenti all’Autogoverno del popolo veneto, gruppo indipendendista radicale, e alla sua «polisia veneta» guidata da Paolo Gallina, comandante dei vigili urbani di Cornuda. A casa sua sono state sequestrate 9 pistole, due fucili e 727 proiettili. Sessanta uomini della Digos hanno effettuato quindici perquisizioni nelle abitazioni degli appartenenti al gruppo, nella sede della polizia municipale di Cornuda, nella sede della Life (uno degli indagati, Daniele Quaglia, ne è stato presidente fino a pochi mesi fa) e al Panorama di Villorba. Proprio all’interno di una stanza del supermercato, l’ex poliziotto Sergio Bortotto, addetto alla sicurezza dell’iper e ministro dell’Interno dell’Autogoverno del popolo veneto, effettuava gli arruolamenti per la polisia veneta. Gli inquirenti, coordinati dal capo della Procura Antonio Fojadelli, hanno sequestrato nove tute mimetiche blu riportanti fregi e stemmi indipendestisti, documentazione relativa all’arruolamento di ottanta individui nella «polisia» e materiale informatico relativo a documentazione ideologica e a schede personali sui soggetti reclutati. «L’associazione paramilitare aveva come obiettivo la ricostituzione della Serenissima Repubblica di Venezia», ha detto il questore Carmine Damiano. «Siamo intervenuti - ha poi aggiunto - prima che diventassero pericolosi». E’ un duro colpo per l’area dell’indipendentismo veneto radicale. Le indagini sono scattate quando, poco prima dell’estate, era stato impedito ai finanzieri di effettuare un pignoramento nella sede della Life. Nel mirino sono immediatamente finiti gli appartenenti all’Autogoverno del popolo veneto, Daniele Quaglia, Sergio Bortotto e Paolo Gallina in testa. Questi non hanno però nulla a che vedere con gli otto Serenissimi che il 9 maggio del 1997 assaltarono il campanile di San Marco. «L’ideologia sottostante è però identica», dice il dirigente della Digos trevigiana Nicolo D’Amico. Infatti, come gli appartenenti al Veneto Serenissimo Governo, anche i tredici indagati non riconoscono la legittimità del referendum di annessione del Veneto allo Stato italiano svoltosi nel 1866. Da qui non riconoscono la validità di forze dell’ordine come carabinieri, polizia o guardia di finanza. «Ma non ci sono alternative alle istituzioni», ha detto Fojadelli, stroncando anche le loro velleità elettorali. (http://www.facebook.com/note.php?note_id=186438000488)
E così, archiviata l'era Galan, il Veneto ha scoperto il sottoprodotto di un federalismo artefatto, nebuloso, urlato, su cui politicamente hanno soffiato cani e porci. Le intercettazioni della Digos di Treviso radiografano i sintomi della metastasi autonomista e provano che il «piombo» promesso da Umberto Bossi & C qui viene preso sempre sul serio. Tutto ciò sullo sfondo di case rigorosamente con giardino dove il tosaerba fa da colonna sonora a un individualismo esasperato e a un senso di appartenenza espresso dal dire : “Qui da noi”, dove nel 2009 l’Agenzia delle entrate grazie a 72 controlli in soli nove mesi , ha recuperato 2,6 milioni di euro di imposte evase, dove nelle statistiche del 2001 nella zona dove operava questa banda eversiva si contano 555 ricoveri per patologie psichiatriche presso l’ospedale di Montebelluna. (2-fine)
Le farneticazioni vanno di moda in coloro che non sanno nulla della storia e che pretendono di capire.
RispondiEliminaIl continuo richiamarsi alla COSTITUZIONE ITALIANA non vuol dire dover rinnegare tutte le convenzioni, trattati etc.. firmati dall'Italia di cui i più importanti vengono continuamente disattesi...come disattesi sono molti articoli della stessa costituzione italiana vuoi per negligenza, vuoi per cialtroneria,vuoi per interessi di parte.......ma chi puo' veramente pensare che il VENETO possa ancora rimanere detro l'Italia ? Solo chi ha interessi vitali che ci rimanga per forza. Beh...non prendiamocela più di tanto...è solo questione di tempo e se il federalismo della LEGA NORD non sarà attuato al più presto questo paese avrà finito di esiste come è accaduto alla JUGOSLAVIA.
Ricordiamoci del trattato di OSIMO dove MORO e RUMOR...(governo di centro-sinistra) e poi il famoso FASSINO....che andò a firmare la completa capitolazione dell'Italia pur di far entrare la SLOVENIA in Europa....ma qualcuno non dovrebbe vergognarsi di sorprendersi ed ironizzare o peggio se qualche veneto ha voglia di libertà ?
Sarebbe troppo auspicare una soluzione CECA- SLOVACCHIA perchè l'ottusità umana alberga solamente negli uomini schiavi delle ideologie e quindi uomini mai liberi e che non sono capaci di capire cosa vuol dire essere un popolo libero ed autodeterminato.
Il risorgimento, le varie guerre di conquista dei Savoia prima e dopo quelle subite,la povertà in cui fummo trascinati,l'emigrazione............................................................................................(omissis)
FIL DE FER
VERONA
VENETO
W SAN MARCO SEMPRE !!!