La provocazione di Giannuli e l'ignoranza degli storici
E allora che ne dite di una commissione parlamentare di inchiesta o di una commissione ministeriale che verifichi il livello dei docenti e segnali i casi meritevoli di sanzione sino al licenziamento? E’ una idea che a me diverte molto. (...)
Con questa provocazione beffarda si concludeva la lettera aperta del professor Giannuli ai suoi colleghi storici contemporanei sul caso Moffa.
Poiché l'idea ci sembra molto divertente, cominciamo a segnalare un caso meritevole di passare al vaglio della costituenda commissione.
Parliamo del professore Giuseppe Carlo Marino, docente di Storia Contemporanea nella Facoltà di Scienze Politiche a Palermo, autore di una ponderosa "Biografia del Sessantotto. Utopie, conquiste sbandamenti", Tascabili Bompiani, 2004. Dove si legge, a pagina 311:
non volevano che la loro "destra" "ad onta della sua matrice schiettamente sociale", venisse confusa con "la destra economica". Uno spirito del genere animava certi intrepidi militanti della destra (i vari Gabriele Adinolfi, Sandro Giovannini, Miro Renzaglia, Marco Tarchi) che si mettevano in luce durante gli scontri con i "rossi".
Non riesco assolutamente a immaginare come il professor Marino abbia potuto assemblare questi nomi come "picchiatori emeriti" e posso affermare solennemente che si tratta di un'opera di pura fantasia. A smentirlo del tutto è sufficiente il solo dato biografico: con l'eccezione di Giovannini, nel '68 erano tutti bambini (o poco più). Marco Tarchi è nato l'11 ottobre 1952, Gabriele Adinolfi il 3 gennaio 1954, Miro Renzaglia addirittura il 4 marzo 1957, e quindi aveva soltanto undici anni. Quanto a Giovannini, un letterato di cui non risulta nessuna particolare esperienza attivistica, parliamo del figlio di un ufficiale pilota pluridecorato che ha frequentato il liceo classico al collegio navale Morosini a Venezia e prestato il servizio militare come ufficiale dei carabinieri a Palermo.
Con questa provocazione beffarda si concludeva la lettera aperta del professor Giannuli ai suoi colleghi storici contemporanei sul caso Moffa.
Poiché l'idea ci sembra molto divertente, cominciamo a segnalare un caso meritevole di passare al vaglio della costituenda commissione.
Parliamo del professore Giuseppe Carlo Marino, docente di Storia Contemporanea nella Facoltà di Scienze Politiche a Palermo, autore di una ponderosa "Biografia del Sessantotto. Utopie, conquiste sbandamenti", Tascabili Bompiani, 2004. Dove si legge, a pagina 311:
non volevano che la loro "destra" "ad onta della sua matrice schiettamente sociale", venisse confusa con "la destra economica". Uno spirito del genere animava certi intrepidi militanti della destra (i vari Gabriele Adinolfi, Sandro Giovannini, Miro Renzaglia, Marco Tarchi) che si mettevano in luce durante gli scontri con i "rossi".
Non riesco assolutamente a immaginare come il professor Marino abbia potuto assemblare questi nomi come "picchiatori emeriti" e posso affermare solennemente che si tratta di un'opera di pura fantasia. A smentirlo del tutto è sufficiente il solo dato biografico: con l'eccezione di Giovannini, nel '68 erano tutti bambini (o poco più). Marco Tarchi è nato l'11 ottobre 1952, Gabriele Adinolfi il 3 gennaio 1954, Miro Renzaglia addirittura il 4 marzo 1957, e quindi aveva soltanto undici anni. Quanto a Giovannini, un letterato di cui non risulta nessuna particolare esperienza attivistica, parliamo del figlio di un ufficiale pilota pluridecorato che ha frequentato il liceo classico al collegio navale Morosini a Venezia e prestato il servizio militare come ufficiale dei carabinieri a Palermo.
3 marzo 1957, non 4 marzo :)))
RispondiEliminagrazie per la segnalazione, Ugo...
In effetti Ugo,
RispondiElimina"l'Abisso" molto spesso è bi-partisan.
Di leggende inventate dalla storiografia
" sinistra " ce ne sono a iosa.
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RispondiEliminaComunque il 68 fu un aborto per una convergenza parallela di interessi mobilitati, da ambo le parti,regime democristiano, PCI, ANPI, stampa televisione,senza scordare lo sciagurato intervento di Almirante e Caradonna alla Sapienza di Roma, al fine di erudire i pupi in rivolta e quindi rieducarli all'antifascismo. Lotta di Popolo venne marchiata a fuoco con la nomea di fascisti infiltrati a sinistra e la rivolta finì in parodia. Comunque attenzione alla gravissima provocazione di Giannulli, che deve trovare una risposta adeguata.I docenti che non piegano la schiena,si tenta di screditarli sul piano scientifico, l'istituzione di una commissione ministeriale ad hoc che giudichi il loro insegnamento, sarebbe lo strumento per realizzare, quello che viene richiesto a gran voce da vari anni, dagli esponenti dell'ortodossia , cioè il loro licenziamento.Gli storici ufficiali di regime, non corrono simile rischio di certo, essendo impegnati nella loro opera di fedeli custodi del dogma antifascista.Poi sarei curioso di conoscere da quali componenti sarebbe composta la commissione ministeriale, chi sarebbe designato alla loro scelta e i criteri di nomina.
RispondiEliminaTranquillo, Epifanio, se ti prendi la briga di leggerti il testo completo di Giannuli - è linkato nel post precedente - puoi renderti conto che la provocazione è contro i suoi colleghi perché il grande esperto di servizi segreti, da posizioni radicalmente antinegazioniste, è un fermo difensore della assoluta libertà di ricerca storica e condanna l'argomento di chi vorrebbe cacciare per indegnità Moffa come metodo surrettizio di introdurre dalla finestra una normativa antinegazionista che non riesce a entrare dalla porta. E quindi sostiene provocatoriamente Giannuli che se si usasse il criterio meritocratico sarebbe necessaria una decimazione...
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