Jeder: con la canzone per Esposti parlo chiaro .... ai miei
Ricevo e mooooolto volentieri pubblico:
Caro Tassinari, da pessimo utente di FB ho visto con grande ritardo l'invito a replicare, come autore del testo, a un commento sulla canzone dedicata a Giancarlo Esposti.
Se può servire per il Tuo blog...ci provo ora.
Con molta stima,
Walter Jeder
Un pugno allo stomaco di Walter Jeder
Innanzi tutto, ringrazio per la segnalazione e mi scuso per questa risposta, ormai così intempestiva. Aggiungo subito - senza piaggeria - che apprezzo la fatica (davvero unica) di Tassinari che cerca di capire prima di fucilare, idee, mondi e uomini della cosiddetta “destra radicale” visti, senza paraocchi, nel loro complesso itinerario. Una testimonianza di curiosità (ed onestà) intellettuale per chi, come me, viene “dall'altra parte”, assolutamente degna di una stima sincera e robusta.
Come biglietto da visita, per non perderci in convenevoli - che qui rischiano il minuetto e contraddicono la sintassi del Web - spiegherò soltanto che chi scrive è stato negli anni dal ’67 all’’84 giornalista di area, “voce” dei campi Hobbit e di radio University Milano e, per quanto riguarda il quesito, autore dei testi di tutte le canzoni di Fabrizio Marzi (per saperne di più, su di me e su di lui, basterà leggere il bel libro di Ferrario e Di Giorgi "Il nostro canto libero"- Castelvecchi editore).
Ugo e Fabrizio mi chiamano in causa per un'interpretazione “verace” del testo di “Un uomo da perdere”, perciò non mi sottraggo l'invito di replicare alle osservazioni di un certo Mario che, sul blog di Tassinari, ha scritto:
...Fabrizio Marzi ha dedicato alla memoria di Giancarlo Esposti una canzone dal titolo “Un uomo da perdere”. Una delle strofe così recita: "E piango, ragazzo bruciato,/ ultrà di un "commando" sbagliato,/ se t'hanno fregato non conta: lo stile di vita è salvato. / Se t'hanno fregato non conta: lo stile di vita è salvato”.
Queste ultime parole ("Se t'hanno fregato non conta: lo stile di vita è salvato”) danno da pensare. Quell'essere stato "fregato" rimanda ai rapporti con apparati dello Stato? Rinvia alla presa d'atto dell'essere finito in ingranaggi più grandi di sé? Si ricollega forse alla ricorrente traiettoria politica di personaggi (militanti e dirigenti) dell'ambiente neofascista, strumenti e pedine, all'occorrenza sacrificabili, dei superiori giochini atlantici?
La parte finale di quella strofa e canzone mi suona strana, un po' come una concessione consolatoria: si occhieggia all'estetica guerriera con buona pace del coglionamento politico cui la totalità (o quasi) dei capi storici (anche quelli attuali?) della fascisteria, come emerge anche dalle omonime edizioni dei libri di Tassinari, si è prestata o (meno da coglioni...) si è offerta. Mi chiedo se quella musica sia ancora musica d'oggi (con mutati soggetti tematici al posto del tramontato o quasi anti-comunismo); certo è che le "cose" uscite in tutti questi anni ad oggi sui rapporti con questo piuttosto che con quel filone dei servizi e/o dei carabinieri e/o delle agenzie d'intelligence USA continuano ad essere rimosse dai protagonisti di ieri e di oggi, a non essere pubblicamente e fortemente messe al centro, nella fascisteria, di una discussione politica. Altro che vuoti mantra tipo superamento della destra e della sinistra...
Procura uno strano piacere accorgersi che, dopo trent'anni, vi sia qualcuno disposto a ragionare su una canzone alternativa: non solo intesa come voce, musica, emotività, ma testo, cioè significato. Quindi, comunque sia, grazie Mario.Lasciatemi, però, osservare che l'errore, di metodo, sta nell'estrarre una sola strofa. Per distillare l’intenzione del pezzo, non occorreva grande sforzo: bastava leggere la canzone completa, in tutta la sua spudorata evidenza:
Come Pietro vi ho rinnegato
nell'alba del giorno dell'ira:
Mi sono aggrappato al buon senso,
mi sono sentito diverso.
Ho detto che avete sbagliato
prestando la vostra divisa
cucita di sangue e di sogni
a chi vi ha rubato la vita.
A chi vi ha mandato a morire
nel nome di un "ordine nuovo"
coi soldi del nostro nemico
giocando col vostro destino.
Sei morto con un colpo alla testa
e non ci potrai raccontare
la storia di un uomo bruciato
con Rover, mimetica e "sten".
E dietro al complotto sventato
chi c'era a tirare le fila
e dentro alla grande retata
i pesci chi sono e perché?
Ma so dove sta la ragione
soltanto perché ho rinunciato
tra ufficio, famiglia e carriera
a rabbia, speranza ed onore.
Ma il cuore è un po' matto
e il passato ritorna per battere forte,
ricorda le scelte di vita,
le inutili sfide alla morte.
Non puoi condannare te stesso,
spiegare le trame sottili
con logica fredda di toga,
con logica grassa di fifa.
E piango, ragazzo bruciato,
ultrà di un "commando" sbagliato,
se t'hanno fregato non conta: lo stile di vita è salvato.
Se t'hanno fregato non conta: lo stile di vita è salvato.
Se è vero che Fabrizio Marzi ha una voce straordinariamente simile a quella di Fabrizio de Andrè, non si può dire che io abbia la stessa inclinazione del mio grande conterraneo a esprimermi in modo ermetico, come il grande Faber usava fare nei testi delle proprie canzoni.
Il testo, qui, parla chiaro fin dalla prima lettura. Che, va da sé, dev'essere contestualizzata. Perché è la storia di un ragazzo “usato” e fatto fuori nel tritacarne di un'epoca torbida di stragi, provocazioni, Servizi servizievoli.
Coglionaggine interventista della “fascisteria” come osserva Mario, con un filo di disprezzo maltrattenuto? Facile, oggi, che tutto è razionalizzato con “logica fredda di toga” e, già ieri, “con logica grassa di fifa”. Difficile per chi, travolto fino alla gola dall’onda del suo tempo, aveva creduto, ingenuamente forse, di “cavalcare la tigre”.
Musica d'oggi? Certamente no.
Documento di un'epoca, che si affida ad uno strumento umile ed effimero come una canzone per testimoniare valori umani che rullo compressore della cronaca non riesce quasi mai a restituirci.
Non conoscevo personalmente Giancarlo Esposti, eppure rimasi colpito non solo da come fosse stato liquidato del Regime (personaggio perfetto, con la sua ambigua traiettoria, per mettere in scena una provocazione politica) ma anche rapidamente rimosso da quella comunità militante che pure lo aveva espresso.
Mi sembrò ingiusto che “quelli che si erano messi a posto” non provassero una fitta di rimorso a volersi sentire così diversi da quei figli dell'avventura che una certa estetica del coraggio e del sacrificio personale aveva inesorabilmente prodotto.
Mario denuncia una chiusa “consolatoria”. Non direi. A me pare piuttosto un cazzotto nello stomaco ad una comunità smemorata e matrigna che non aveva saputo rischiare neppure un postumo riconoscimento di “stile di vita” e chi era stato allattato alle mammelle della sua retorica.
Confesso di aver avuto un’intenzione più pedagogica che poetica, in fin dei conti. Quando la canzone cominciò a circolare, servì, più di cento articoli o di mille comizi, a “vaccinare” i giovani militanti della destra contro la possibilità di prestarsi a divenire pedine del proprio nemico in nome del “beau geste” .
Il settimanale per cui scrivevo all'epoca curò una contro inchiesta sullo strano caso dell'identikit fasullo di Giancarlo Esposti, frettolosamente indicato come autore della strage di Brescia. E liquidato al Pian del Rascino con la sua incongrua folta barba.
Poi la cosa finì lì.
Da allora l' “uomo da perdere”, il cattivo soggetto dell’estremismo milanese, giace dimenticato nel cimitero di Lodi, in una tomba ignorata da tutti.
Avrei voluto chiudere questa nota, lunga e (ahimè) largamente scontata, con una denuncia sulla schizofrenia, facile e semplificatoria, di chi si affaccia su quel periodo di vita italiana. Poi mi accorgo che c'è chi l'ha fatto meglio di me.
Basta semplicemente prendere a prestito poche righe di Tassinari. Che ci mette in guardia “dal pregiudizio manicheo delle vestali antifasciste che riducono 60 anni di sangue e lacrime a un maleodorante impasto di escrementi e di infamia, e dall'intransigenza, di segno opposto e asimmetrico, degli irriducibili del fascismo rivoluzionario, che liquidano invece l'intera vicenda neofascista sotto la categoria dell'atlantismo di servizio''.
@Basta semplicemente prendere a prestito poche righe di Tassinari. Che ci mette in guardia “dal pregiudizio manicheo delle vestali antifasciste che riducono 60 anni di sangue e lacrime a un maleodorante impasto di escrementi e di infamia, e dall'intransigenza, di segno opposto e asimmetrico, degli irriducibili del fascismo rivoluzionario, che liquidano invece l'intera vicenda neofascista sotto la categoria dell'atlantismo di servizio''.
RispondiEliminaBeh, "intera vicenda neofascista sotto la categoria dell'atlantismo di servizio" no, ma buona, buonissima parte sì. Nei libri di Tassinari emerge chiaramente nelle biografie politiche di tutti o quasi i dirigenti di spicco d'area. Le eccezioni di figure significative sono ridotte al lumicino e si fatica a trovarle...
Sul piano politico poi, consapevolmente o meno, si svolgeva di fatto il ruolo, con l'anticomunismo, di portatori d'acqua al campo e alle strategie atlantiche.
Chi sa non ha bisogno di Tassinari...
RispondiEliminaIl nostro onore si chiama fedelta'
Giancarlo...R.I.P. S.H.
Una delle mie canzoni preferite, la ripropongo spesso, con medesime considerazioni in concerti e recital , cercando di proporre la sfera tragica delle scelte di allora dei nostri fratelli maggiori, in quegli anni cupi di trasformazione in cui in molti rimasero " giocati" da logiche e guerre etero-dirette da terzi.
RispondiEliminaIn particolare la Destra Radicale deve scontare la pesante infiltrazione subita intorno al 65' ( Istituto Pollio) , ad opera di una variabile degli apparati atlantici di chiara "marca reazionaria" in lotta mortale contro l'altra variabile occidentale di marca troskista-progressista/neocapitalista ( spacciata falsamente per Comunista e/o Sovietica).
Questa altra variabile, poi vincente, ha dato origine con i suoi Think Tank a quello che oggi noi chiamiamo "Mondialismo" ... Ma fu individuata perfettamente da Pasolini e Del Noce ed in parte da Evola, in tempi non sospetti ...
Lo stesso De Andre', dedicò un paio di brani tratti da Storia di un Impiegato, molto simili alla figura tragica ed etero-diretta dell'impiegato/combattente, che uccide il nemico borghese prima in sogno, e che anche quando dal sogno passa alla realtà dell'azione, rimene lo stesso incastrato in qualcosa piu' grande di Lui che non aveva minimamnete previsto ...
Questo il recitato d'esordio, che mette in comune la canzone di Marzi/Jeder dedicata a Giancarlo e quella di molti altri figli di " nessuno " , fuori dal Pantheon nobile e riabilitato dei " Cuori Neri " ...
Imputato ascolta,
noi ti abbiamo ascoltato.
Tu non sapevi di avere una coscienza al fosforo
piantata tra l'aorta e l'intenzione,
noi ti abbiamo osservato
dal primo battere del cuore
fino ai ritmi più brevi
dell'ultima emozione
quando uccidevi,
favorendo il potere
i soci vitalizi del potere
ammucchiati in discesa
a difesa
della loro celebrazione.
E se tu la credevi vendetta
il fosforo di guardia
segnalava la tua urgenza di potere
mentre ti emozionavi nel ruolo più eccitante della legge
quello che non protegge
la parte del boia.
Imputato,
il dito più lungo della tua mano
è il medio
quello della mia
è l'indice,
eppure anche tu hai giudicato.
Hai assolto e hai condannato
al di sopra di me,
ma al di sopra di me,
per quello che hai fatto,
per come lo hai rinnovato
il potere ti è grato.
Ascolta
una volta un giudice come me
giudicò chi gli aveva dettato la legge:
prima cambiarono il giudice
e subito dopo
la legge.
Oggi, un giudice come me,
lo chiede al potere se può giudicare.
Tu sei il potere.
Vuoi essere giudicato?
Vuoi essere assolto o condannato?