Io e Fini - una passione politica delusa/2
La storia di Graziella, neofascista immaginaria, e della sua passione politica delusa da Fini ha scatenato una discussione accanita nella mia pagina di Facebook, a partire dal titolo (forzato da me, come al solito e contestato dall'autrice)e passando per la qualificazione dell'oggetto e del soggetto stesso, generando la necessità di un chiarimento "generazionale", che Graziella ha posto come premessa alla seconda parte della storia.
A Firenze entrai nel FUAN, non fui solo una "groupie" studiavo e volevo un giorno diventare una giornalista. Al FUAN entrai pensando che almeno lì potessi condividere ideali con altre persone, e fu in quel momento che mi resi conto che la varietà delle idee in un movimento sarebbe stata da quel momento una costante. Iniziavo a trovarmi di fronte a termini come destra sociale, estrema destra, finiani, gasparriani, Evola , Junger. Credo che il mio presidente di allora fosse e lo è tuttora oggi un gasparriano per quello quando iniziai a parlare di Fini lui mi guardò un pò stropicciando il naso e disse "sì, ma Fini non è uno di noi", è solo il Presidente. Allora mi sembrava di aver assistito ad una mezza assurdità anche perchè dopo i primi volantinaggi, dopo le prima nottate ad attaccare manifesti, dopo le manifestazioni, mi resi conto di una certa ipocrisia della gente che prima criticava e poi quando vedeva il Presidente , vestiti di tutto punto, come se andassero ad un matrimonio, gli si buttava ai piedi. Cmq Fini non era amato nei movimenti giovanili. Durai un anno all'interno del Fuan e piano piano stava per svanire anche la mia passione per Fini. Decisi un giorno di andarlo a vedere alla vecchia stazione dei pulman di Firenze dove si tenevano i congressi e non ricordo nemmeno il motivo e la data ma sempre intorno al 2000. Portai con me una mia amica che di politica non è che si interessasse molto e che quella domenca era venuta a trovarmi e sperava in altri divertimenti.
Comunque andammo anche perchè con i ragazzi del Fuan bisognava almeno dare una rappresentanza e quindi insieme a me ci furono altri ragazzi, a dir la verità pochi. Ricordo solo i soliti cravattari, che più in là spiegherò meglio, ed un signore che mi tirò dal braccio portandomi davanti dicendomi "è sempre bello vedere giovani che seguono il Presidente". Trascinata davanti mi sorbì le stesse parole di un altro congresso e nel momento in cui lui rinnegava il suo passato capivo che in me nasceva l'esigenza di saperlo quel passato. Fu in quel momento una frattura "fra me e Fini". Lui andava avanti senza guardarsi indietro, io volevo andare indietro perchè davanti non vedevo nulla. Tornai a casa con il poster di Fini, da groupie, lo ammetto e lo tenni in camera finchè non sciolse An. Ci fu un'altra occasione che mi portò veramente alla rottura totale. Milano pulman organizzato con i ragazzi per andare a sentire Fini e se non sbaglio era l'anniversario della caduta del muro di Berlino. Io già a quei tempi mi ero un pò staccata "dall'attivismo politico" nel senso che avevo trovato nello scrivere l'unico modo per tramandare la cultura del "mio partito". Iniziai lentamente ad andare indietro a comprare primi scritti di Pound, Junger poi venne il tempo che inizia ad impazzire per le biografie. Di Mussolini più leggevo più mi entusiasmavo, mi piaceva tanto Ciano, Ettore Muti. Poi ero molto curiosa riguardo ai sindacalisti fascisti tipo Rossoni. E mi incuriosiva tantissimo la figura di Beppe Niccolai. Intanto arrivammo a Milano , manifestammo a piedi lungo quel vialone gelido con le mani come blocchi di ghiaccio e si teneva lo striscione in mano. C'era anche gente con la celtica e subito quei manifestanti con i loro manifesti furono gentilmente invitati a non esporre simboli. Fini era già li al caldo insieme ai colonnelli, so che vi sembrerà un'assurdità, ma io che venivo dal sud, morivo dal freddo, non ragionavo nemmeno più era pieno inverno e non vedevo l'ora che finisse tutto, e vedere lui al caldo in quel momento iniziò a farmi partire questa domanda" ma a me chi me la fare"?. Entusiasmante e politico come al solito quel luogo era pieno di gente ma la cosa che mi sconvolse di più e che catturò la mia attenzione furono la Santanchè e la Mussolini. Avevano delle pelliccie assurde, la Mussolini bianca e la Daniela un marrone scuro. Fini parlava e a loro non gliene fregava asssolutissimanete niente, disinteressate a quello che si diceva, però alla fine tutti a farsi la foto felici e contenti con il Presidente.Tornammo a Firenze. Ci saranno altri viaggi simili a questo....e tutti avranno , come per mia stessa ammissione oggi, l'amarezza di non aver saputo scegliere, se non in ritardo.. (2-segue)
Graziella Balestrieri
Ci tengo a fare una piccola puntualizzazione. Nessuno è portatore di verità assolute, nessuno voleva mettere in discussione o sentirsi un camerata, ci mancherebbe altro. Ma se volete rispetto dovreste anche portarlo, mi dispiace ma non si attaccano le persone senza sapere prima quello che sono nella realtà. Non sono una che si sveglia la mattina e guarda il poster di Fini. Non capisco perchè non permettete alle nuove generazioni di entrare nel vostro mondo, non vi si chiede di farne parte ma almeno conoscerlo. Alcuni di voi, mi dispiace ribadirlo sono talmente chiusi nel loro mondo che non riuscite a vedere al di là di un termine usato così per gioco. La vostra storia non può andare avanti se non permettete a nessuno di conoscerla e magari raccontarla. Non si giudicano percorsi a metà per il gusto di...io non sono Fini, alla fine del racconto potrete giudicare.
A Firenze entrai nel FUAN, non fui solo una "groupie" studiavo e volevo un giorno diventare una giornalista. Al FUAN entrai pensando che almeno lì potessi condividere ideali con altre persone, e fu in quel momento che mi resi conto che la varietà delle idee in un movimento sarebbe stata da quel momento una costante. Iniziavo a trovarmi di fronte a termini come destra sociale, estrema destra, finiani, gasparriani, Evola , Junger. Credo che il mio presidente di allora fosse e lo è tuttora oggi un gasparriano per quello quando iniziai a parlare di Fini lui mi guardò un pò stropicciando il naso e disse "sì, ma Fini non è uno di noi", è solo il Presidente. Allora mi sembrava di aver assistito ad una mezza assurdità anche perchè dopo i primi volantinaggi, dopo le prima nottate ad attaccare manifesti, dopo le manifestazioni, mi resi conto di una certa ipocrisia della gente che prima criticava e poi quando vedeva il Presidente , vestiti di tutto punto, come se andassero ad un matrimonio, gli si buttava ai piedi. Cmq Fini non era amato nei movimenti giovanili. Durai un anno all'interno del Fuan e piano piano stava per svanire anche la mia passione per Fini. Decisi un giorno di andarlo a vedere alla vecchia stazione dei pulman di Firenze dove si tenevano i congressi e non ricordo nemmeno il motivo e la data ma sempre intorno al 2000. Portai con me una mia amica che di politica non è che si interessasse molto e che quella domenca era venuta a trovarmi e sperava in altri divertimenti.
Comunque andammo anche perchè con i ragazzi del Fuan bisognava almeno dare una rappresentanza e quindi insieme a me ci furono altri ragazzi, a dir la verità pochi. Ricordo solo i soliti cravattari, che più in là spiegherò meglio, ed un signore che mi tirò dal braccio portandomi davanti dicendomi "è sempre bello vedere giovani che seguono il Presidente". Trascinata davanti mi sorbì le stesse parole di un altro congresso e nel momento in cui lui rinnegava il suo passato capivo che in me nasceva l'esigenza di saperlo quel passato. Fu in quel momento una frattura "fra me e Fini". Lui andava avanti senza guardarsi indietro, io volevo andare indietro perchè davanti non vedevo nulla. Tornai a casa con il poster di Fini, da groupie, lo ammetto e lo tenni in camera finchè non sciolse An. Ci fu un'altra occasione che mi portò veramente alla rottura totale. Milano pulman organizzato con i ragazzi per andare a sentire Fini e se non sbaglio era l'anniversario della caduta del muro di Berlino. Io già a quei tempi mi ero un pò staccata "dall'attivismo politico" nel senso che avevo trovato nello scrivere l'unico modo per tramandare la cultura del "mio partito". Iniziai lentamente ad andare indietro a comprare primi scritti di Pound, Junger poi venne il tempo che inizia ad impazzire per le biografie. Di Mussolini più leggevo più mi entusiasmavo, mi piaceva tanto Ciano, Ettore Muti. Poi ero molto curiosa riguardo ai sindacalisti fascisti tipo Rossoni. E mi incuriosiva tantissimo la figura di Beppe Niccolai. Intanto arrivammo a Milano , manifestammo a piedi lungo quel vialone gelido con le mani come blocchi di ghiaccio e si teneva lo striscione in mano. C'era anche gente con la celtica e subito quei manifestanti con i loro manifesti furono gentilmente invitati a non esporre simboli. Fini era già li al caldo insieme ai colonnelli, so che vi sembrerà un'assurdità, ma io che venivo dal sud, morivo dal freddo, non ragionavo nemmeno più era pieno inverno e non vedevo l'ora che finisse tutto, e vedere lui al caldo in quel momento iniziò a farmi partire questa domanda" ma a me chi me la fare"?. Entusiasmante e politico come al solito quel luogo era pieno di gente ma la cosa che mi sconvolse di più e che catturò la mia attenzione furono la Santanchè e la Mussolini. Avevano delle pelliccie assurde, la Mussolini bianca e la Daniela un marrone scuro. Fini parlava e a loro non gliene fregava asssolutissimanete niente, disinteressate a quello che si diceva, però alla fine tutti a farsi la foto felici e contenti con il Presidente.Tornammo a Firenze. Ci saranno altri viaggi simili a questo....e tutti avranno , come per mia stessa ammissione oggi, l'amarezza di non aver saputo scegliere, se non in ritardo.. (2-segue)
Graziella Balestrieri
L'analisi di Graziella e' veramente lucida e veritiera della gestione finiana del partito in quel periodo. Dopo una militanza nella Fiamma tricolore di circa due anni come detto e gia' rimarcato in un mio post di circa due mesi fa io usci' dal partito di Pino Rauti nel 1998, stetti per un po' all'ombra e nel 2004 mi iscrissi in AN, per proporre un'opposizione interna e vedere se non fosse Alemanno semmai l'uomo giusto per la Destra antiberlusconiana( col senno del Poi ammetto di essermi sbagliato....). quindi credo di essere testimone autentico dii misfatti di Gianfranco Fini, gia' a quel periodo. Ero vicinissimo alle posizioni del genero di Pino Rauti e conobbi diversi esponenti della destra sociale milanese. Comunque posso garantire sulla doppiezza dei finiani: calore ed entusiamo coi militanti per farsi notare, sotterfugi ed accordi sottobanco nel privato. Veramente ipocrita poi la lettera di Fini agli iscritti nel 2005 per aiutarlo a rompere con il correntismo: cioe' quel fenomeno che vedeva le tre correnti aennine impegnate in una lotta fratricida senza esclusioni di colpi, sicche' persino gli iscritti NON venivano ricevuti se NOn appartenenti alla corrente interna del soggeto cui ci si voleva rivolgere. Fini sapeva tutto questo benissimo e lo tollero' compiacente per almeno dieci anni finche' faceva il suo personalissimo interesse . Decise quindi di mandare quella lettera per far credere che gli iscritti stavano TUTTI con lui. infatti cosa c'era in vista , guarda il caso, nel luglio 2005??? Un'assemblea nazionale in cui era presenta una mozione della minoranza interna ( tra cui Alemanno, Buontempo, Publio Fiori, Selva ed altri cattolici del partito) per detronizzarlo causa le sue contradditorie ed ipocrite posizioni in materia etica. E quella mozione di sfiducia sicuramente avrebbe riscosso un ottimo successo in Assemblea nazionale. Da qui l'idea della letterina per attirare tutti gli iscritti dalla sua parte. MIca stupido il Gianfranco!. Io capi' l'antifona e l'inganno, NOn risposi volutamente e buttai la lettera ( che giunse indistintamente a tutti gli iscritti)nel posarifiuti. Tre mesi dopo lasciai il partito disgustato scrivendo all'esponente di Milano della Destra Sociale le ragioni di questa mia scelta, che si sommavano con la congenita ed assoluta assenza di congressi, non solo nazionali, ma pure a livello provinciale con delegati calati dall'alto, totale mancanza di idee e progetti, derisione ed irrisione di quelli che invece le idee le portavano, soggetti messi nelle commissioni senza neppure essere iscritti e neppure visti nella sezione di partito. La mia esperienza in An fini li', in quell'anno e certamente ho ben poco da rimpiangere visto poi i comportamenti successivi.
RispondiEliminaIn ogni caso tornando alla lettera della giovane amica calabrese sono ancora rimasto colpito dalla straordinaria capacita' e coraggio di questa giovane ragazza. Beppe Nicolai poi e' veramente un mito, benissimo ha fatto ad approfondire la conoscenza di questo eclettico ed originale esponente del MSI.
Ugo, che aspetti ad invitarla a unirsi QUI nel blog.....???