Esposti, Delfino e Pian del Rascino
Io uso la mia pagina di facebook come strillo per il blog. Ogni tanto la risacca mi restituisce perle e non detriti. E' il caso di questo commento di Alessandro Smerilli alla nota su Giancarlo Esposti scritta da Alessio Billi e Massimiliano Griner.
di Alessandro Smerilli
Luciano Benardelli aveva consegnato a Giancarlo Esposti nell'appartamento da questi preso in affitto a Roiano di Campli (Te) 50 kg di esplosivo Anfo in uno dei giorni immediatamente precedenti il trasferimento del gruppo Esposti dalla loro comoda e quasi pubblica sistemazione al centro del paese alla tenda canadese di Piano del Rascino (Rieti).
Cecilia Amadio, 88 anni, bresciana di nascita ma milanese di adozione, grande amica della mamma di Esposti e mamma di Gianni Nardi, noto estremista di destra morto a Palma di Maiorca nel 1976 e riesumato negli anni novanta per verificarne l'esatta identità in seguito al polverone sollevato nella trasmissione televisiva "Striscia la notizia" dalla cosiddetta lady Golpe e il suo uomo Micchittu (in precedenza amante della stessa Amadio) ha dichiarato in aula a Brescia :
«A mandare Giancarlo Esposti a Pian del Rascino fu il capitano Delfino. Fu l'ufficiale dei carabinieri della Pastrengo a organizzare e a dire a Esposti di stare calmo, ma in realtà fu lui ad architettare tutto».
In aula il 21 aprile 2009, il generale dei carabinieri Nicolò Bozzo, in servizio nel 1974 alla Divisione Pastrengo di Milano comandata dal generale Giovanni Battista Palumbo( tessera P2 Firenze 135), per l'accusa legato anche a Delfino:«Quella divisione era il nucleo territoriale della P2 - ha detto -. Nella sala d'attesa di Palumbo conobbi Licio Gelli».
L'ormai anziano Carlo Fumagalli ha dichiarato che il suo movimento, il Mar, non aveva un progetto politico di fare un colpo di Stato nei primi anni '70, semmai di fungere da struttura di servizio e di provocazione per i corpi dello Stato, settori dei carabinieri e dell'esercito che ne avevano la forza. Ma fu proprio Delfino ad arrestare Fumagalli, il 9 maggio '74, venti giorni prima della strage, e a "organizzare la trappola al Mar". Nel 1998 Carlo Fumagalli affermò che Delfino sarebbe stato l'organizzatore ed il mandante della strage mentre a collocare materialmente l'esplosivo sarebbe stato Maifredi (ormai deceduto).
Il 9 marzo 1973 Angelo Angeli "il bombardiere nero", Biagio Pitarresi,"un certo Muller" e "un certo Patrizio rapirono e stuprarono Franca Rame. Il crimine fu ispirato, suggerito e in seguito festeggiato da ufficiali dei carabinieri della divisione Pastrengo che mantenevano assidui legami con i neofascisti. Dunque, quello di Franca Rame è stato uno stupro di stato.
Il 30 maggio 1974, due giorni dopo la strage di Brescia, Giancarlo Esposti (che si era lasciato crescere una barba fluente ed era ignaro di non somigliare più in questo modo all'identikit dell'attentatore che previdentemente il cap.Delfino aveva fatto disegnare) fu assassinato con un colpo alla tempia dal maresciallo Filippi, dei Servizi segreti.
Benardelli passa dei giorni terribili. Teme di essere anch’egli fatto fuori dai Servizi. Il 16 giugno1974 (immediatamente prima di darsi alla fuga) ha un colloquio riservato col Cap.dei carabinieri Gian Carlo D'Ovidio del Sid (iscritto alla P2, tessera 569, in seguito promosso generale, ora deceduto) e gli riferisce (vedi sentenza Zorzi) che il gruppo Esposti si era andato ad acquattare sui monti del reatino in attesa di scendere in campo aperto (al pari di altri gruppi consimili) sull'onda di una "azione dimostrativa" che doveva essere attuata in alta Italia e che doveva fungere da "detonatore" di dinamiche insurrezionali e golpiste.
In una riunione riservata alla procura della Repubblica di Lanciano viene deciso il suo arresto. Viene utilizzato come pretesto un procedimento vecchio di un anno ( lo so bene, si trattava di una aggressione di Benardelli, Ferri e altri nei miei confronti e dalla quale mi ero fortunosamente salvato grazie all'aiuto di amici generosi che come me furono processati nel 1976 e condannati per rissa insieme ai fascisti) .
Si rifugia a Lugano (Svizzera) e rilascia una interessante intervista al settimanale L’Europeo che verrà pubblicata l’11.07.1974. Senza che ce ne sia motivo si lascia fotografare con un altro latitante : il "bombardiere nero" Angelo Angeli, stupratore per conto dei carabinieri della Pastrengo di Franca Rame. O forse la fotografia pubblicata dall'Europeo era un messaggio per i comandanti della Pastrengo?
Questa è la cronaca di Bresciaoggi dell'udienza del 25 maggio 2009 : teste Benardelli Bruno Luciano:
«Dovevamo vederci il 26, ma Giancarlo mi chiamò e mi disse che era "stato fregato" che ai carabinieri di Chieti, [come faceva a saperlo?] era arrivato un fonogramma da quelli di Milano che li avvisava della presenza di gruppi di eversori. Disse che si sarebbe spostato verso Roma». Benardelli ha raccontato di aver saputo dell’uccisione dai giornali e di aver atteso di essere chiamato: «Aveva il mio numero di telefono, pensavo che i carabinieri mi avrebbero chiamato da un momento all’altro. Venni chiamato, ma da un carabiniere amico (il capitano Giancarlo D’Ovidio) che mi invitò a raggiungerlo a casa sua, lasciando l’auto in un posto prestabilito. Mi raccontò che aveva saputo che il gruppo di Esposti era già stato controllato a Pian del Rascino e che c’erano stati mutamenti prima dell’arrivo del magistrato e anche il corpo di Esposti era stato spostato».
Il capitano mentre parlava con Benardelli ricevette una telefonata, e «subito dopo mi avvisò che era stato spiccato un mandato di cattura [da suo padre, il Procuratore Mario D’Ovidio ndr] nei miei confronti, che la mia auto era già circondata. Presi un treno e raggiunsi Milano e da lì andai in Svizzera, ospite di Angelo Angeli. Avevo bisogno di soldi e per questo motivo accettai di rilasciare l’intervista all’Europeo, Mi diedero un milione e mezzo. Con quei soldi comprai una macchina lasciai la svizzera con Angeli e Cesare Ferri, poi le nostre strade si divisero. Io andai in Jugoslavia, Grecia e Spagna».
E questa è la cronaca particolarmente penosa delle testimonianze sulla morte di Esposti.
«Un altro tassello per l’accusa che è convinta dietro alla tragedia di Pian del Rascino ci sia la regia dei servizi segreti deviati, come per la strage di Brescia. Anche nell’udienza di ieri i due pm hanno scavato tra i ricordi di chi è stato il 30 maggio 1974 a Pian del Rascino dove vennero sorpresi Esposti, D’Intino e Danieletti. L’accusa ha cercato di ricostruire cosa accadde esattamente in quello spazio, tra la Land Rover parcheggiata a pochi metri dalla tenda militare e l’antenna della radio ricetrasmittente che il gruppetto aveva in dotazione e aveva sistemato a fianco di un albero.[nell’intervista citata rilasciata all’Europeo, Benardelli disse che con la radio Esposti era in contatto con i Servizi, dunque il cap. D’Ovidio quando lo incontrò e gli permise di fuggire, sottraendosi al mandato di cattura emesso da suo padre (sic) il Procuratore D’Ovidio doveva saperne di tutto e di più]. I testi sentiti non sono riusciti a ricordare con precisione quegli istanti concitati, non sono riusciti a ricostruire con esattezza chi sparò contro il leader milanese delle Sam. In aula è stato sentito Remo De Angelis, comandante del Corpo della guardia Forestale del luogo che apprese della presenza di un gruppo di giovani, forse bracconieri, che giravano con una Land Rover verde, targata Milano, e che erano stati visti esplodere alcuni colpi d’arma da fuoco.
LA FORESTALE informò i carabinieri della stazione di Fiamignano e l’intervento venne messo a punto la sera del 29 maggio. Il 30, partenza all’alba. «Alla tenda arrivammo in cinque» ha ricordato l’ex comandante. Confusi i ricordi di De Angelis che già all’epoca, nei verbali, ha fornito due ricostruzioni che non combaciano perfettamente. «Esposti uscì dalla tenda e cominciò a sparare e ingaggiò un corpo a corpo con i carabinieri Pietro Mancini e Alessandro Iagnemma» è la dichiarazione in un verbale. «Ci fu una collutazione con i carabinieri, poi Esposti cominciò a sparare all’impazzata» è la sintesi di una seconda dichiarazione. In aula il teste non è riuscito a ricordare con precisione «è trascorso troppo tempo, sono stati attimi molto concitati».
Non è riuscito a fornire ulteriori informazioni nemmeno Giovanni Bersigotti, all’epoca dei fatti, maresciallo dei carabinieri in servizio al Sid, inviato sul posto dal suo comandante.»
L’identikit n.1, quello di sinistra, sembra ricalcato dalla foto segnaletica di Esposti, quello n.2 invece richiama molto la fisionomia di Benardelli. Si potrebbe forse ipotizzare che la barba che inaspettatamente Esposti si era lasciata crescere abbia salvato la vita a Benardelli."
di Alessandro Smerilli
Luciano Benardelli aveva consegnato a Giancarlo Esposti nell'appartamento da questi preso in affitto a Roiano di Campli (Te) 50 kg di esplosivo Anfo in uno dei giorni immediatamente precedenti il trasferimento del gruppo Esposti dalla loro comoda e quasi pubblica sistemazione al centro del paese alla tenda canadese di Piano del Rascino (Rieti).
Cecilia Amadio, 88 anni, bresciana di nascita ma milanese di adozione, grande amica della mamma di Esposti e mamma di Gianni Nardi, noto estremista di destra morto a Palma di Maiorca nel 1976 e riesumato negli anni novanta per verificarne l'esatta identità in seguito al polverone sollevato nella trasmissione televisiva "Striscia la notizia" dalla cosiddetta lady Golpe e il suo uomo Micchittu (in precedenza amante della stessa Amadio) ha dichiarato in aula a Brescia :
«A mandare Giancarlo Esposti a Pian del Rascino fu il capitano Delfino. Fu l'ufficiale dei carabinieri della Pastrengo a organizzare e a dire a Esposti di stare calmo, ma in realtà fu lui ad architettare tutto».
In aula il 21 aprile 2009, il generale dei carabinieri Nicolò Bozzo, in servizio nel 1974 alla Divisione Pastrengo di Milano comandata dal generale Giovanni Battista Palumbo( tessera P2 Firenze 135), per l'accusa legato anche a Delfino:«Quella divisione era il nucleo territoriale della P2 - ha detto -. Nella sala d'attesa di Palumbo conobbi Licio Gelli».
L'ormai anziano Carlo Fumagalli ha dichiarato che il suo movimento, il Mar, non aveva un progetto politico di fare un colpo di Stato nei primi anni '70, semmai di fungere da struttura di servizio e di provocazione per i corpi dello Stato, settori dei carabinieri e dell'esercito che ne avevano la forza. Ma fu proprio Delfino ad arrestare Fumagalli, il 9 maggio '74, venti giorni prima della strage, e a "organizzare la trappola al Mar". Nel 1998 Carlo Fumagalli affermò che Delfino sarebbe stato l'organizzatore ed il mandante della strage mentre a collocare materialmente l'esplosivo sarebbe stato Maifredi (ormai deceduto).
Il 9 marzo 1973 Angelo Angeli "il bombardiere nero", Biagio Pitarresi,"un certo Muller" e "un certo Patrizio rapirono e stuprarono Franca Rame. Il crimine fu ispirato, suggerito e in seguito festeggiato da ufficiali dei carabinieri della divisione Pastrengo che mantenevano assidui legami con i neofascisti. Dunque, quello di Franca Rame è stato uno stupro di stato.
Il 30 maggio 1974, due giorni dopo la strage di Brescia, Giancarlo Esposti (che si era lasciato crescere una barba fluente ed era ignaro di non somigliare più in questo modo all'identikit dell'attentatore che previdentemente il cap.Delfino aveva fatto disegnare) fu assassinato con un colpo alla tempia dal maresciallo Filippi, dei Servizi segreti.
Benardelli passa dei giorni terribili. Teme di essere anch’egli fatto fuori dai Servizi. Il 16 giugno1974 (immediatamente prima di darsi alla fuga) ha un colloquio riservato col Cap.dei carabinieri Gian Carlo D'Ovidio del Sid (iscritto alla P2, tessera 569, in seguito promosso generale, ora deceduto) e gli riferisce (vedi sentenza Zorzi) che il gruppo Esposti si era andato ad acquattare sui monti del reatino in attesa di scendere in campo aperto (al pari di altri gruppi consimili) sull'onda di una "azione dimostrativa" che doveva essere attuata in alta Italia e che doveva fungere da "detonatore" di dinamiche insurrezionali e golpiste.
In una riunione riservata alla procura della Repubblica di Lanciano viene deciso il suo arresto. Viene utilizzato come pretesto un procedimento vecchio di un anno ( lo so bene, si trattava di una aggressione di Benardelli, Ferri e altri nei miei confronti e dalla quale mi ero fortunosamente salvato grazie all'aiuto di amici generosi che come me furono processati nel 1976 e condannati per rissa insieme ai fascisti) .
Si rifugia a Lugano (Svizzera) e rilascia una interessante intervista al settimanale L’Europeo che verrà pubblicata l’11.07.1974. Senza che ce ne sia motivo si lascia fotografare con un altro latitante : il "bombardiere nero" Angelo Angeli, stupratore per conto dei carabinieri della Pastrengo di Franca Rame. O forse la fotografia pubblicata dall'Europeo era un messaggio per i comandanti della Pastrengo?
Questa è la cronaca di Bresciaoggi dell'udienza del 25 maggio 2009 : teste Benardelli Bruno Luciano:
«Dovevamo vederci il 26, ma Giancarlo mi chiamò e mi disse che era "stato fregato" che ai carabinieri di Chieti, [come faceva a saperlo?] era arrivato un fonogramma da quelli di Milano che li avvisava della presenza di gruppi di eversori. Disse che si sarebbe spostato verso Roma». Benardelli ha raccontato di aver saputo dell’uccisione dai giornali e di aver atteso di essere chiamato: «Aveva il mio numero di telefono, pensavo che i carabinieri mi avrebbero chiamato da un momento all’altro. Venni chiamato, ma da un carabiniere amico (il capitano Giancarlo D’Ovidio) che mi invitò a raggiungerlo a casa sua, lasciando l’auto in un posto prestabilito. Mi raccontò che aveva saputo che il gruppo di Esposti era già stato controllato a Pian del Rascino e che c’erano stati mutamenti prima dell’arrivo del magistrato e anche il corpo di Esposti era stato spostato».
Il capitano mentre parlava con Benardelli ricevette una telefonata, e «subito dopo mi avvisò che era stato spiccato un mandato di cattura [da suo padre, il Procuratore Mario D’Ovidio ndr] nei miei confronti, che la mia auto era già circondata. Presi un treno e raggiunsi Milano e da lì andai in Svizzera, ospite di Angelo Angeli. Avevo bisogno di soldi e per questo motivo accettai di rilasciare l’intervista all’Europeo, Mi diedero un milione e mezzo. Con quei soldi comprai una macchina lasciai la svizzera con Angeli e Cesare Ferri, poi le nostre strade si divisero. Io andai in Jugoslavia, Grecia e Spagna».
E questa è la cronaca particolarmente penosa delle testimonianze sulla morte di Esposti.
«Un altro tassello per l’accusa che è convinta dietro alla tragedia di Pian del Rascino ci sia la regia dei servizi segreti deviati, come per la strage di Brescia. Anche nell’udienza di ieri i due pm hanno scavato tra i ricordi di chi è stato il 30 maggio 1974 a Pian del Rascino dove vennero sorpresi Esposti, D’Intino e Danieletti. L’accusa ha cercato di ricostruire cosa accadde esattamente in quello spazio, tra la Land Rover parcheggiata a pochi metri dalla tenda militare e l’antenna della radio ricetrasmittente che il gruppetto aveva in dotazione e aveva sistemato a fianco di un albero.[nell’intervista citata rilasciata all’Europeo, Benardelli disse che con la radio Esposti era in contatto con i Servizi, dunque il cap. D’Ovidio quando lo incontrò e gli permise di fuggire, sottraendosi al mandato di cattura emesso da suo padre (sic) il Procuratore D’Ovidio doveva saperne di tutto e di più]. I testi sentiti non sono riusciti a ricordare con precisione quegli istanti concitati, non sono riusciti a ricostruire con esattezza chi sparò contro il leader milanese delle Sam. In aula è stato sentito Remo De Angelis, comandante del Corpo della guardia Forestale del luogo che apprese della presenza di un gruppo di giovani, forse bracconieri, che giravano con una Land Rover verde, targata Milano, e che erano stati visti esplodere alcuni colpi d’arma da fuoco.
LA FORESTALE informò i carabinieri della stazione di Fiamignano e l’intervento venne messo a punto la sera del 29 maggio. Il 30, partenza all’alba. «Alla tenda arrivammo in cinque» ha ricordato l’ex comandante. Confusi i ricordi di De Angelis che già all’epoca, nei verbali, ha fornito due ricostruzioni che non combaciano perfettamente. «Esposti uscì dalla tenda e cominciò a sparare e ingaggiò un corpo a corpo con i carabinieri Pietro Mancini e Alessandro Iagnemma» è la dichiarazione in un verbale. «Ci fu una collutazione con i carabinieri, poi Esposti cominciò a sparare all’impazzata» è la sintesi di una seconda dichiarazione. In aula il teste non è riuscito a ricordare con precisione «è trascorso troppo tempo, sono stati attimi molto concitati».
Non è riuscito a fornire ulteriori informazioni nemmeno Giovanni Bersigotti, all’epoca dei fatti, maresciallo dei carabinieri in servizio al Sid, inviato sul posto dal suo comandante.»
L’identikit n.1, quello di sinistra, sembra ricalcato dalla foto segnaletica di Esposti, quello n.2 invece richiama molto la fisionomia di Benardelli. Si potrebbe forse ipotizzare che la barba che inaspettatamente Esposti si era lasciata crescere abbia salvato la vita a Benardelli."
Fabrizio Marzi ha dedicato alla memoria di Giancarlo Esposti una canzone dal titolo “Un uomo da perdere”. Una delle strofe così recita: "E piango, ragazzo bruciato,/ ultrà di un "commando" sbagliato,/ se t'hanno fregato non conta: lo stile di vita è salvato. / Se t'hanno fregato non conta: lo stile di vita è salvato”.
RispondiEliminaQueste ultime parole ("Se t'hanno fregato non conta: lo stile di vita è salvato”) danno da pensare. Quell'essere stato "fregato" rimanda ai rapporti con apparati dello Stato? Rinvia alla presa d'atto dell'essere finito in ingranaggi più grandi di sé? Si ricollega forse alla ricorrente traiettoria politica di personaggi (militanti e dirigenti) dell'ambiente neofascista, strumenti e pedine, all'occorrenza sacrificabili, dei superiori giochini atlantici?
La parte finale di quella strofa e canzone mi suona strana, un po' come una concessione consolatoria: si occhieggia all'estetica guerriera con buona pace del coglionamento politico cui la totalità (o quasi) dei capi storici (anche quelli attuali?) della fascisteria, come emerge anche dalle omonime edizioni dei libri di Tassinari, si è prestata o (meno da coglioni...) si è offerta. Mi chiedo se quella musica sia ancora musica d'oggi (con mutati soggetti tematici al posto del tramontato o quasi anti-comunismo); certo è che le "cose" uscite in tutti questi anni ad oggi sui rapporti con questo pittosto che con quel filone dei servizi e/o dei carabinieri e/o delle agenzie d'intelligence USA continuano ad essere rimosse dai protagonisti di ieri e di oggi, a non essere pubblicamente e fortemente messe al centro, nella fascisteria, di una discussione politica.
Altro che vuoti mantra tipo superamento della destra e della sinistra...
Mario
Ma questa tesi di fondo, è la tesi di Furio Jesi, il quale nel suo noto libro "Cultura di destra" sosteneva che i registi occulti della stragi, fossero in realtà dei grandi iniziati, mentre gli esecutori dei meri esecutori che compivano tali eccidi, perché oltre che essere degli sprovveduti, erano degli indottrinati inconsapevoli.Peggio ha saputo fare solo Vincenzo Vinciguerra; che se prendessimo per buone le sue deduzioni, si dovrebbe dare vita ad un sorta di suicidio rituale collettivo dell'intera area. Ma si può buttare via il bambino con l'acqua sporca? No, dico io, perché ci sono stati migliaia di giovani in buona fede, decine e decine di morti in assoluta buona fede, la loro testimonianza è validissima e deve costituire un faro per le giovani generazioni future, fermo restando la condanna della violenza e delle stragi. Perseverare certo costa fatica, ma l'alternativa che io vedo è Fini....
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