Le mani in pasta di La Russa
Antonio Torre è figura storica della destra radicale napoletana. Dalla milizia infantile in Terza posizione ai vertici di Forza nuova in cui ha raggiunto il rango di vicesegretario nazionale per poi uscire dal gruppo con l'intera comunità di camerati a lui legati.. E' una delle poche voci controcorrente che, sulla querelle che lacera la destra di governo, rifiuta di schierarsi con i berluscones e, dalle pagine di Facebook, riprendendo un articolo del Fatto rilancia le accuse sulle collusioni affaristiche di Ignazio La Russa.
Mafia, soldi e brutti affari di Antonio Torre
L’inciampo riguarda il ministro della Difesa Ignazio La Russa e uno dei suoi fedelissimi, il deputato Pdl, già assessore alla regione Lombardia, Massimo Corsaro, entrambi, ancora oggi, presenti in due società assieme a un imprenditore pizzicato a fare estorsioni con gli uomini della ‘Ndrangheta milanese.
Lo scenario emerge dalla requisitoria del pm Celestina Gravina che il 16 dicembre scorso, nell’ambito di un processo contro le cosche calabresi, per quell’imprenditore ha chiesto e ottenuto 6 anni di carcere aggravati dall’utilizzo del metodo mafioso.
Facciamo un passo indietro.
È il 18 settembre 2007, quando per la prima volta il pentito Luigi Cicalese inizia a raccontare una storia: “Quella dei tre che truffarono un bar”.
Due anni dopo, durante la requisitoria, il pm prosegue, puntualizza.
Prima di tutto: “Si tratta del Gibson bar, un bellissimo locale nel centro di Milano in via Castel Morrone, angolo via Ristori”.
Bello, ma soprattutto ben frequentato.
“Dai primi anni 2000 è diventato il bar di elezione dell’avvocato, ma già onorevole Ignazio La Russa che lo frequentava con il suo entourage”.
Allora onorevole, oggi ministro della Difesa di Berlusconi e uomo forte all’interno del Pdl, dopo la svolta del predellino in piazza San Babila, anno 2007.
Questa storia inizia però nel 2002. Racconta di strani rapporti d’affari tra La Russa e alcuni usurai legati a un “padrino” della ‘Ndrangheta, Giuseppe Onorato da Reggio Calabria, con trentennale presenza sotto la Madonnina.
Mafia e politica.
Anche se, va detto, il ministro della Difesa e l’onorevole Corsaro con l’estorsione “a quei tre che truffarono il bar” non c’entrano, ma c’entrano con le società legate al mandante di quell’episodio, tale Sergio Conti imprenditore di Brugherio, ex titolare di garage, condannato per estorsione con l’aggravante dell’articolo 7.
In poche parole l’utilizzo del metodo mafioso, perché per recuperare quel credito dai “tre che truffarono un bar”, circa 300.000 euro, lui si è rivolto a Onorato e ai suoi uomini.
Per i due notabili del Pdl, invece, nessuna responsabilità penale, ma certo molta distrazione nello stringere relazioni pericolose.
Di quel bar, il New Gibson, il titolare è un milanese brillante.
La Gibson due snc ne detiene le quote fino al luglio del 2003.
“Dall’onorevole La Russa – si legge nella requistoria del pm – deriva la vicenda che questo bar diventa un po’ il luogo di ritrovo di An e quindi ci sono feste e bella gente”.
Il titolare e La Russa entrano in confidenza. Poi, improvvisamente nel 2003, alla gestione societaria subentra una signora romena che cambia denominazione in New Gibson due.
Alla base dello strano passaggio di proprietà c’è “la parte oscura” di quel brillante titolare ormai entrato nelle confidenze dei notabili di An.
Il signore, infatti, è gravato da debiti e per questo da tempo è in mano agli usurai.
Sul suo libro paga l’elenco degli strozzini è lungo: l’ultimo della lista, nota il pm “è un tal Ciriello, che però, non è solo perché nell’affare ha portato dentro Conti, il suo finanziatore” .
L’ormai ex titolare del Gibson, però, grazie “alla sua faccia illuminata” ottiene addirittura l’aiuto dallo stesso La Russa e da Corsaro.
I due notabili di An, infatti, si danno da fare per l’amico e lo aiutano ad aprire un’enoteca. Il locale si trova dalla parte opposta di via Ristori sempre all’angolo con Castel Morrone.
Posto elegante e clientela sofisticata, l’enoteca è di proprietà della Gibson vini srl, società costituita nel 2002.
Inizialmente le quote sono divise tra la moglie dell’ex titolare del Gibson, uno degli usurai e lo stesso Conti.
Quasi subito la proprietà passa in mano a La Russa, Corsaro e allo stesso Conti, neo condannato per estorsione e amico dei boss.
Attualmente l’impresa riporta il medesimo assetto societario. Di più: non è chiusa, né fallita, ma semplicemente in liquidazione volontaria.
Da questi rapporti d’affari con il ministro, Conti sembra cavarci poco e quindi cerca altre strade per recuperare il credito.
Alla fine, la migliore porta agli uomini di Giuseppe Onorato.
I primi approcci avvengono tramite un notissimo commerciante di carne legato alla ‘Ndrangheta. Attraverso di lui, il messaggio viene recapitato al boss che dà mandato a Emilio Capone, – un napoletano molto elegante –, di iniziare il recupero credito. Assieme a lui ci sono i luogotenenti del boss, Vincenzo Pangallo, detto Jimmy e Tonino Ausilio.
Nel mirino della mafia ci finisce soprattutto l’ex brillante titolare del Gibson. Con i calabresi, Sergio Conti stabilisce che il 50% di quel denaro finirà nelle tasche di Onorato.
Nel frattempo l’ex patron del locale di via Castel Morrone sembra scomparso. È terrorizzato, tanto che per precauzione ha spedito la famiglia in una località segreta. Alla fine, siamo nel 2008, anche lui cadrà nella rete ordita da Conti.
L’incontro avviene vicino ai Navigli e lui che ben conosce quegli uomini si fa accompagnare da dodici amici.
Particolare che secondo il pm prova l’aggravante del metodo mafioso utilizzato da Conti. L’ex garagista così viene condannato.
Eppure non è finita perché , nonostante questa condanna, ancora oggi La Russa e Corsaro risultano in società con Conti.
Lo sono nella Gibson vini, ma anche in una società immobiliare, la Gibson immobiliare, con sede in via Ciro Menotti 11, ad oggi semplicemente inattiva.
Visto come ha stigmatizzato la vicenda della casa di Montecarlo, pretendendo, in nome di nobili e antichi ideali, maggiore trasparenza e accortezza nella gestione degli affari, che ci fa un ministro della Difesa e un coordinatore del Pdl in società con un estorsore condannato a sei anni di reclusione?
Dovrebbe forse dimettersi anche lui come ha chiesto a Fini per una vicenda ben meno provata?
O dovremmo forse prenderlo ad esempio entrando in società con persone dedite al malaffare?
Mafia, soldi e brutti affari di Antonio Torre
L’inciampo riguarda il ministro della Difesa Ignazio La Russa e uno dei suoi fedelissimi, il deputato Pdl, già assessore alla regione Lombardia, Massimo Corsaro, entrambi, ancora oggi, presenti in due società assieme a un imprenditore pizzicato a fare estorsioni con gli uomini della ‘Ndrangheta milanese.
Lo scenario emerge dalla requisitoria del pm Celestina Gravina che il 16 dicembre scorso, nell’ambito di un processo contro le cosche calabresi, per quell’imprenditore ha chiesto e ottenuto 6 anni di carcere aggravati dall’utilizzo del metodo mafioso.
Facciamo un passo indietro.
È il 18 settembre 2007, quando per la prima volta il pentito Luigi Cicalese inizia a raccontare una storia: “Quella dei tre che truffarono un bar”.
Due anni dopo, durante la requisitoria, il pm prosegue, puntualizza.
Prima di tutto: “Si tratta del Gibson bar, un bellissimo locale nel centro di Milano in via Castel Morrone, angolo via Ristori”.
Bello, ma soprattutto ben frequentato.
“Dai primi anni 2000 è diventato il bar di elezione dell’avvocato, ma già onorevole Ignazio La Russa che lo frequentava con il suo entourage”.
Allora onorevole, oggi ministro della Difesa di Berlusconi e uomo forte all’interno del Pdl, dopo la svolta del predellino in piazza San Babila, anno 2007.
Questa storia inizia però nel 2002. Racconta di strani rapporti d’affari tra La Russa e alcuni usurai legati a un “padrino” della ‘Ndrangheta, Giuseppe Onorato da Reggio Calabria, con trentennale presenza sotto la Madonnina.
Mafia e politica.
Anche se, va detto, il ministro della Difesa e l’onorevole Corsaro con l’estorsione “a quei tre che truffarono il bar” non c’entrano, ma c’entrano con le società legate al mandante di quell’episodio, tale Sergio Conti imprenditore di Brugherio, ex titolare di garage, condannato per estorsione con l’aggravante dell’articolo 7.
In poche parole l’utilizzo del metodo mafioso, perché per recuperare quel credito dai “tre che truffarono un bar”, circa 300.000 euro, lui si è rivolto a Onorato e ai suoi uomini.
Per i due notabili del Pdl, invece, nessuna responsabilità penale, ma certo molta distrazione nello stringere relazioni pericolose.
Di quel bar, il New Gibson, il titolare è un milanese brillante.
La Gibson due snc ne detiene le quote fino al luglio del 2003.
“Dall’onorevole La Russa – si legge nella requistoria del pm – deriva la vicenda che questo bar diventa un po’ il luogo di ritrovo di An e quindi ci sono feste e bella gente”.
Il titolare e La Russa entrano in confidenza. Poi, improvvisamente nel 2003, alla gestione societaria subentra una signora romena che cambia denominazione in New Gibson due.
Alla base dello strano passaggio di proprietà c’è “la parte oscura” di quel brillante titolare ormai entrato nelle confidenze dei notabili di An.
Il signore, infatti, è gravato da debiti e per questo da tempo è in mano agli usurai.
Sul suo libro paga l’elenco degli strozzini è lungo: l’ultimo della lista, nota il pm “è un tal Ciriello, che però, non è solo perché nell’affare ha portato dentro Conti, il suo finanziatore” .
L’ormai ex titolare del Gibson, però, grazie “alla sua faccia illuminata” ottiene addirittura l’aiuto dallo stesso La Russa e da Corsaro.
I due notabili di An, infatti, si danno da fare per l’amico e lo aiutano ad aprire un’enoteca. Il locale si trova dalla parte opposta di via Ristori sempre all’angolo con Castel Morrone.
Posto elegante e clientela sofisticata, l’enoteca è di proprietà della Gibson vini srl, società costituita nel 2002.
Inizialmente le quote sono divise tra la moglie dell’ex titolare del Gibson, uno degli usurai e lo stesso Conti.
Quasi subito la proprietà passa in mano a La Russa, Corsaro e allo stesso Conti, neo condannato per estorsione e amico dei boss.
Attualmente l’impresa riporta il medesimo assetto societario. Di più: non è chiusa, né fallita, ma semplicemente in liquidazione volontaria.
Da questi rapporti d’affari con il ministro, Conti sembra cavarci poco e quindi cerca altre strade per recuperare il credito.
Alla fine, la migliore porta agli uomini di Giuseppe Onorato.
I primi approcci avvengono tramite un notissimo commerciante di carne legato alla ‘Ndrangheta. Attraverso di lui, il messaggio viene recapitato al boss che dà mandato a Emilio Capone, – un napoletano molto elegante –, di iniziare il recupero credito. Assieme a lui ci sono i luogotenenti del boss, Vincenzo Pangallo, detto Jimmy e Tonino Ausilio.
Nel mirino della mafia ci finisce soprattutto l’ex brillante titolare del Gibson. Con i calabresi, Sergio Conti stabilisce che il 50% di quel denaro finirà nelle tasche di Onorato.
Nel frattempo l’ex patron del locale di via Castel Morrone sembra scomparso. È terrorizzato, tanto che per precauzione ha spedito la famiglia in una località segreta. Alla fine, siamo nel 2008, anche lui cadrà nella rete ordita da Conti.
L’incontro avviene vicino ai Navigli e lui che ben conosce quegli uomini si fa accompagnare da dodici amici.
Particolare che secondo il pm prova l’aggravante del metodo mafioso utilizzato da Conti. L’ex garagista così viene condannato.
Eppure non è finita perché , nonostante questa condanna, ancora oggi La Russa e Corsaro risultano in società con Conti.
Lo sono nella Gibson vini, ma anche in una società immobiliare, la Gibson immobiliare, con sede in via Ciro Menotti 11, ad oggi semplicemente inattiva.
Visto come ha stigmatizzato la vicenda della casa di Montecarlo, pretendendo, in nome di nobili e antichi ideali, maggiore trasparenza e accortezza nella gestione degli affari, che ci fa un ministro della Difesa e un coordinatore del Pdl in società con un estorsore condannato a sei anni di reclusione?
Dovrebbe forse dimettersi anche lui come ha chiesto a Fini per una vicenda ben meno provata?
O dovremmo forse prenderlo ad esempio entrando in società con persone dedite al malaffare?
Nessun commento: