La scarsa credibilità di Digilio e la pessima memoria degli avvocati
In un articolo su "Libero", rilanciato da Giustizia giusta, Andrea Morigi sottolinea i punti deboli della requisitoria per la strage di Brescia.
Troppi i punti deboli, a giudizio del legale di Maggi Mauro Ronco, che parla di “accanimento giudiziario” contro il suo assistito. Ed elenca i troppi precedenti storici sfavorevoli, in cui nemmeno la verità processuale ha avvalorato il racconto dei collaboratori di giustizia. “Gli elementi probatori sono totalmente insufficienti per formulare in giudizio di responsabilità” attacca Ronco, ricordando che “ gli stessi soggetti sono già stati giudicati inaffidabili al processo per la strage di Piazza Fontana del 1969”. Il riferimento è a Carlo Digilio, scomparso nel 2005 a 68 anni, che ora “ viene riproposto nel medesimo modo, nonostante sia stata dimostrata, nella sentenza d’appello a Milano, la radicale inverosimiglianza ed infondatezza delle sue accuse”. Se davvero è tutto lì, per Ronco, allora si può confidare “che questa tesi dell’accusa sia respinta”.
L'avvocato Ronco è eminente personalità del mondo forense e accademico, nonché esponente di spicco, come lo stesso Morigi, di Alleanza cattolica, ma in questo caso dimostra memoria fallace: perché in parte la Corte a Digilio ha creduto. Infatti, l'ha condannato per strage e applicandogli le attenuanti ha riconosciuto la prescrizione che, come ci insegna l'asfissiante campagna della "valigia blu" contro Minzolini sul caso Mills, non è assoluzione. Sembra non essersene accorto nessuno, ma per piazza Fontana un condannato c'è stato. Prescritto.
Troppi i punti deboli, a giudizio del legale di Maggi Mauro Ronco, che parla di “accanimento giudiziario” contro il suo assistito. Ed elenca i troppi precedenti storici sfavorevoli, in cui nemmeno la verità processuale ha avvalorato il racconto dei collaboratori di giustizia. “Gli elementi probatori sono totalmente insufficienti per formulare in giudizio di responsabilità” attacca Ronco, ricordando che “ gli stessi soggetti sono già stati giudicati inaffidabili al processo per la strage di Piazza Fontana del 1969”. Il riferimento è a Carlo Digilio, scomparso nel 2005 a 68 anni, che ora “ viene riproposto nel medesimo modo, nonostante sia stata dimostrata, nella sentenza d’appello a Milano, la radicale inverosimiglianza ed infondatezza delle sue accuse”. Se davvero è tutto lì, per Ronco, allora si può confidare “che questa tesi dell’accusa sia respinta”.
L'avvocato Ronco è eminente personalità del mondo forense e accademico, nonché esponente di spicco, come lo stesso Morigi, di Alleanza cattolica, ma in questo caso dimostra memoria fallace: perché in parte la Corte a Digilio ha creduto. Infatti, l'ha condannato per strage e applicandogli le attenuanti ha riconosciuto la prescrizione che, come ci insegna l'asfissiante campagna della "valigia blu" contro Minzolini sul caso Mills, non è assoluzione. Sembra non essersene accorto nessuno, ma per piazza Fontana un condannato c'è stato. Prescritto.
Apprezzabile puntualizzazione!
RispondiEliminahttp://www.bresciaoggi.it/stories/Cronaca/196868__il_giudice_salvini_nessuno_sugger_a_digilio_cosa_dire/
RispondiEliminaL'avvocato Ronco evidentemente si riferiva alle sentenze di appello e di Cassazione.
RispondiEliminaSui suggerimenti a Digilio da parte dei ROS riporto uno stralcio dalla sentenza di appello in cui si parla dell'esplosivo utilizzato a Piazza Fontana:
"La realtà, invece e secondo il Collegio, è un’altra, e cioè che in questo caso l’indicazione da parte di Digilio dell’ “ammonal” è stata dovuta alla, altre
volte erroneamente lamentata, “circuitazione”. Come si è visto in precedenza 204 , Zorzi, e con lui Siciliano, si era reso, ben prima dell’autunno 1969, responsabile del furto di un’ingente quantità di “ammonal” in quel di Arzignano al Chiampo..
Ebbene, di tale circostanza Digilio fu, inopportuna mente, messo al corrente
durante la sua escussione ad opera dei carabinieri del ROS avvenuta il 16.3.1995 e quindi
ben prima che (16.5.1997) egli si decidesse a parlare di Canal Salso: “non ho mai saputo
di un furto di esplosivo ad Arzignano al Chiampo, esplosivo che voi mi dite essere
costituito da circa 30/40 kg. di ammonal diviso in sacchetti di plastica trasparente,
ognuno dei quali di 1/2 chili, che appariva in scaglie di colore rosa perlaceo o biancastro.
Tuttavia quanto voi mi dite non può che richiamarmi alla memoria...Pur non sapendo
cosa sia l’ ammonal , ribadisco quanto da me illustrato nel verbale 19.2.1994”
... i giudici della Corte d'Appello concludono: "E’ dunque del tutto verosimile che il collaboratore, una volta indottosi a parlare di Canal Salso e dovendo corredare il suo narrato con la specificazione dell’esplosivo
posseduto da Zorzi, abbia ritenuto di conformarsi ad un dato processuale che gli veniva comunicato, il furto di “ammonal” da parte di Zorzi, per affermare che quel materiale era, appunto, “ammonal”.
Una domanda che non vuole essere polemica: Andrea perché non applichi la tua encomiabile acribia revisionista anche ai processi sulle stragi?
Non si può rispondere a interventi dalle citazioni evidentemente imprecise e senza riferimento alla fonte (e per giunta anonimi).
RispondiEliminaNon importa, rinnovo la mia stima per il tuo blog.
RispondiEliminaMoreno Catrafuse
o Daniele Pantaleoni
per me vanno bene entrambi.