La replica di Moffa: Israele è un tabù
E' di ieri il caso sollevato da la Repubblica.it, che ha messo on line un video sulla lezione del professore Claudio Moffa in cui sono espresse posizioni "riduzioniste" sulla Shoah. Generalizzato lo sdegno, dalla Gelmini al preside della facoltà di Teramo dove Moffa insegna, con la sola eccezione di Forza Nuova. Costui ha fatto una magra figura: dapprima ha minacciato provvedimenti disciplinari per poi dover ammettere che non rientrano nella sua competenza. Il professor Moffa comunque non sembra turbato dalla tempesta e ribadisce il suo punto di vista sulla libertà di pensiero e di critica.
di Claudio Moffa
Non toccate Israele e tutto quel che gli ruota attorno: questo è il meccanismo cosciente o inconscio che presiede il mondo dell’informazione occidentale. Si possono fare molti esempi, non solo di deformazione o invenzione di fatti inesistenti – classica è la menzogna delle armi di distruzione di massa di Saddam, preludio-alibi alla guerra del marzo 2003 –, ma anche di censura o autocensura di tutte le notizie scomode che in qualche modo potrebbero – se solo citate – dare una immagine negativa del sionismo e dello Stato ebraico. Ne faccio uno solo, prima di passare al tema di questo mio breve intervento.
Muore Cossiga, si dividono i commenti fra “un presidente controcorrente che ha svelato tanti segreti” e dall’altra parte “i segreti se li è portati nella tomba”, ma nessuno, a mo’ di prova o di eccezione, cita l’intervista al Corriere della sera del dicembre 2009, in cui l’ex Presidente sosteneva che l’11 settembre fu organizzato dalla Cia e dal Mossad. Ed ecco dunque il “caso” Ahmadinejad. Morto Saddam, è lui il nuovo nemico dei mass media occidentali a cui attribuire tutte le nefandezze del mondo, magari correggendo successivamente il tiro, ma con un trafiletto e non con titoli cubitali e soprattutto a “uso” compiuto della mala informazione. Il caso Neda col “sangue” al ketchup dei suoi “soccorritori”, il caso Sakineh con la certezza di una lapidazione che poi non c’è stata e con l’occultamento dell’accusa di omicidio, la questione nucleare con la richiesta assurda a Teheran di fornire le prove del non uso militare del progetto – ma è l’accusa a dover trovare la prova e non il contrario - , e poi i suoi discorsi in sede ONU. Quello di Ginevra a Durban II, una condanna forte del razzismo, e quello recentissimo alle Nazioni Unite, il 22 settembre scorso. Guardate i titoli del giornali del giorno dopo. Correggono al rialzo dello “scandalo”, il contenuto degli stessi articoli. Si parla ad esempio di Washington “furibonda” (Repubblica) contro il dato di fatto che Obama, lui, non ha proprio nessuna intenzione di andare alla guerra contro Teheran, perché sa che pagherebbe un prezzo politico-diplomatico enorme.
Si parla anche di “provocazione” di Ahmadinejad. Provocazione? Che cosa ha mai detto il presidente iraniano alle Nazioni Unite due settimane fa? Ha affrontato in pratica sei temi: il capitalismo e il colonialismo sua espressione storica, di cui ha denunciato l’etica “egoista” e i mali che hanno procurato e stanno procurando all’umanità. Il problema palestinese, senza alcuna esternazione “strategica”, ma solo con la denuncia puntuale delle “case … riparo di donne e bambini” “quotidianamente distrutte” dagli occupanti “, della gente “privata di acqua, cibo e medicine in casa propria”, dei “crimini orribili … nelle guerre contro il Libano e a Gaza” e nell’attacco alla “flottiglia umanitaria, in palese disprezzo di tutte le norme internazionali”. Ancora: la questione della riforma dell’ONU - dal diritto di veto per pochi paesi, allo squilibrio del rapporto fra Assemblea generale e Consiglio di Sicurezza a vantaggio di quest’ultimo. E il nucleare, su cui Ahmadinejad ha ribadito il suo slogan “energia atomica per tutti, armi atomiche per nessuno”. Tutti temi e affermazioni su cui si discute e si deve discutere, ma non così ignote a assurde anche in Occidente, dalla tradizione comunista al nucleare europeo, dalla solidarietà di milioni di persone verso la Palestina, al nodo ONU, al centro dell’attenzione di tutte le cancellerie occidentali.
Infine, l’11 settembre.Ahmadinejad non avanza certezze come Cossiga, ma ipotesi, fra le quali appunto quella di un coinvolgimento nell’attentato, in modo più o meno diretto, neppure di Israele, ma solo degli Stati Uniti. Uno scandalo? Uno scandalo, di fronte ai sondaggi USA che dicono che il 60-70% dei cittadini americani non crede alla versione ufficiale, e di fronte al segnale dello stesso Obama, la costruzione di una moschea sul Ground Zero? No, lo scandalo è il modo di informare sull’Iran, variante del modo di informare sul suo acerrimo nemico, Israele. C’è un link fra il Presidente Cossiga e il Presidente Ahmadinejad. Il primo è silenziato dalla censura-autocensura, il secondo è stracitato e stratitolato per le simili affermazioni sull’attentato alle Torri gemelle, colpa dell’Occidente più che dell’Islam. Un link apparentemente assurdo, fra il Presidente della Gladio e il Presidente dei Pasdaran, ma con un’identica conclusione: che si taccia o si parli, l’obbiettivo della “grande” informazione occidentale è quello di occultare la verità, oggi giornalistica, un domani – chissà – anche storica.
Ho un ricordo personale di Claudio Moffa. Capitò seduto al mio fianco in una riunione di Lotta Continua in cui si discuteva delle tesi del I congresso nazionale . Le “importantissime tesi di Lotta Continua” che il mondo attendeva con fiato sospeso. Mi costrinse a lacerare un foglio da un quaderno cui tenevo moltissimo per stendere seduta stante una idea geniale che gli era venuta sul momento. E’ uno dei pochi atti della mia vita di cui mi sono pentito. Poi intervenne al microfono qualificandosi come redattore del giornale. Fu accolto con pregiudiziale simpatia da chi non lo conosceva. Si incaponì a perorare la causa di una sua farraginosissima tesina che aveva scritto personalmente e che doveva a suo dire garantire che giammai l’organizzazione avrebbe in alcun caso potuto diventare stalinista. Dopo un po’ cominciammo a invitarlo a sloggiare ma lui s’incaponiva sempre più e pretendeva che la sua tesi fosse accolta a tutti costi. Diventò quasi isterico quando capì che l’assemblea non teneva in gran conto il suo genio. Fu quasi cacciato a pedate. E’ approdato all’Università di Teramo.
RispondiEliminaalessandro smerilli
Smerilli questo commento, dimostra solo i tuoi limiti culturali e la tua assoluta malafede.Un tentativo maldestro di portare a livello di gossip, una ricerca storica che viene osteggiata perché tocca un nervo scoperto della attuale società, perché svela una coltre di silenzio e di omertà che solo Moffa ha avuto il coraggio di denunciare.Fatti, deduzioni, documenti, studi e non pettegolezzi da comare come i tuoi.
RispondiEliminane ho piene le tasche dei commenti di vigliacchetti anonimi che si nascondono dietro pseudonimi di comici per rendersi simpatici e pretendono di discutere seriamente delle gesta di babbo natale e della befana.
RispondiEliminaalessandro smerilli
Bah...
RispondiEliminaMeglio fare una premessa (l'argomento è spinoso e non voglio ingenerare equivoci).
Sono di sinistra, disturbato da qualunque forma di razzismo o cultura dell'esclusione sociale.
E soprattutto, dubito della fondatezza delle tesi del Prof. Moffa.
Tuttavia, mi schiero in sua difesa. Perché è vero che quello dell'Olocausto è un tabù, e la ricerca storica non può tollerare tabù di alcun tipo. Non capisco per quale ragione un Professore, un ricercatore non possa essere libero di esporre i risultati dei propri studi. Le tesi si confutano con altre tesi più convincenti, gli argomenti con argomenti più stringenti. Invece, a toccare il tema dell'Olocausto si rischia la scossa elettrica.
Non accetto complessi né ricatti morali.
Il Professore sarebbe fuori dal dibattito storiografico contemporaneo? Io dico che chi si arrocca in posizioni di questo tipo, è fuori dal dibattito e basta
Dario Scognamiglio