La libertà di pensiero o è totale o non è
Ero incerto, ieri, su quale intervento postare per evidenziare il mio dissenso profondo contro qualsiasi restrizione per via normativa della libertà di pensiero e di ricerca storica, ventilata come risposta al "caso Moffa".
La breve, provocatoria nota di Cristiano Coccanari che filoamericano certo non è ma invoca il primo emendamento: Perchè la legge sul negazionismo non viene chiesta agli Stati Uniti, principale alleato dello stato ebraico di Israele? Semplice, perchè al contrario di quanto avviene nelle province dell'Impero, il primo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti d'America proibisce l'emanazione di qualsiasi legge che impedisca o conculchi non solo la libertà di ricerca storica, ma in generale la libertà di espressione)?
La ferma presa di posizione di Massimo Fini, che vale doppio perché è di origini ebraiche (e infatti per denunciare la persecuzione ai danni di Priebke parla di un "accanimento degno dei nazisti") che dopo un lungo elenco di persecuzioni di idee, conclude:
Una democrazia, se è tale, deve accettare tutte le opinioni anche quelle anti-democratiche o che paiono più aberranti. È il prezzo che paga a se stessa e che la distingue dai regimi totalitari. L'unico discrimine è che nessuna idea, giusta o sbagliata che sia, può essere fatta valere con la violenza. L'odio, anche razziale, è un sentimento e non si possono mettere le manette ai sentimenti. Io ho diritto di odiare chi mi pare. Ma se gli torco anche un solo capello devo andare in gattabuia. Se in una democrazia, pur con le migliori intenzioni, si limita, anche solo parzialmente, la libertà di espressione su cui si basa si sa da dove si comincia ma non dove si va a finire. Non per nulla il più deciso avversario della legge Scelba, che puniva come reato "la ricostituzione del partito fascista", fu Togliatti che, da quell'uomo intelligente che era, capiva benissimo che si inizia con i fascisti e si finisce con i comunisti. Oggi si puniscono le espressioni razziste, anti-semite, anti-islamiche e in tal modo si è imboccata, in Italia, una strada scivolosa per cui domani potrebbero essere considerati reati manifestazioni di anti-americanismo, di anti-nazionalismo, il parteggiare per i talebani e così via. La "legge Mancino", diciamo le cose come stanno, è una legge liberticida, degna di un regime fascista.?
Il buon senso laicista e anticlericale di Odifreddi, nel suo blog di Repubblica.it, che pure è fermamente antinegazionista:
"Rendendo un reato il negazionismo, si finirebbe dunque per instillare il leggittimo dubbio che veramente esso sia una verità, che si teme di sentire e si vuol impedire di divulgare. E poi, diciamoci appunto la verità: su quante altre menzogne bisognerebbe preoccuparsi di legiferare? Non si dovrebbe anche mettere fuori legge l’astrologia, ad esempio? O le teorie del complotto sull’11 settembre? O, perchè no, il cristianesimo stesso? Anche perchè, mentre i dubbi sulla Shoah sono ridicoli, quelli sull’esistenza storica di Gesù Cristo sono serissimi. Perchè mai preoccuparsi di un isolato professore che la dice grossa, a fronte di un esercito di preti che la sparano ancora più grossa?"?
Poi, stamattina, mi risolve il dubbio la bacheca facebook di Roberta Capotosti, una tostissima dirigente storica della destra sociale milanese (spesso attenzionata da Indymedia) mi risolve un problema, ripescando uno splendido articolo di Massimo Fini (non c' niente di più inedito della carta stampata...) datato 1997: "Voglio essere libero di fare il naziskin". Che potrete leggere con un semplice click
La breve, provocatoria nota di Cristiano Coccanari che filoamericano certo non è ma invoca il primo emendamento: Perchè la legge sul negazionismo non viene chiesta agli Stati Uniti, principale alleato dello stato ebraico di Israele? Semplice, perchè al contrario di quanto avviene nelle province dell'Impero, il primo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti d'America proibisce l'emanazione di qualsiasi legge che impedisca o conculchi non solo la libertà di ricerca storica, ma in generale la libertà di espressione)?
La ferma presa di posizione di Massimo Fini, che vale doppio perché è di origini ebraiche (e infatti per denunciare la persecuzione ai danni di Priebke parla di un "accanimento degno dei nazisti") che dopo un lungo elenco di persecuzioni di idee, conclude:
Una democrazia, se è tale, deve accettare tutte le opinioni anche quelle anti-democratiche o che paiono più aberranti. È il prezzo che paga a se stessa e che la distingue dai regimi totalitari. L'unico discrimine è che nessuna idea, giusta o sbagliata che sia, può essere fatta valere con la violenza. L'odio, anche razziale, è un sentimento e non si possono mettere le manette ai sentimenti. Io ho diritto di odiare chi mi pare. Ma se gli torco anche un solo capello devo andare in gattabuia. Se in una democrazia, pur con le migliori intenzioni, si limita, anche solo parzialmente, la libertà di espressione su cui si basa si sa da dove si comincia ma non dove si va a finire. Non per nulla il più deciso avversario della legge Scelba, che puniva come reato "la ricostituzione del partito fascista", fu Togliatti che, da quell'uomo intelligente che era, capiva benissimo che si inizia con i fascisti e si finisce con i comunisti. Oggi si puniscono le espressioni razziste, anti-semite, anti-islamiche e in tal modo si è imboccata, in Italia, una strada scivolosa per cui domani potrebbero essere considerati reati manifestazioni di anti-americanismo, di anti-nazionalismo, il parteggiare per i talebani e così via. La "legge Mancino", diciamo le cose come stanno, è una legge liberticida, degna di un regime fascista.?
Il buon senso laicista e anticlericale di Odifreddi, nel suo blog di Repubblica.it, che pure è fermamente antinegazionista:
"Rendendo un reato il negazionismo, si finirebbe dunque per instillare il leggittimo dubbio che veramente esso sia una verità, che si teme di sentire e si vuol impedire di divulgare. E poi, diciamoci appunto la verità: su quante altre menzogne bisognerebbe preoccuparsi di legiferare? Non si dovrebbe anche mettere fuori legge l’astrologia, ad esempio? O le teorie del complotto sull’11 settembre? O, perchè no, il cristianesimo stesso? Anche perchè, mentre i dubbi sulla Shoah sono ridicoli, quelli sull’esistenza storica di Gesù Cristo sono serissimi. Perchè mai preoccuparsi di un isolato professore che la dice grossa, a fronte di un esercito di preti che la sparano ancora più grossa?"?
Poi, stamattina, mi risolve il dubbio la bacheca facebook di Roberta Capotosti, una tostissima dirigente storica della destra sociale milanese (spesso attenzionata da Indymedia) mi risolve un problema, ripescando uno splendido articolo di Massimo Fini (non c' niente di più inedito della carta stampata...) datato 1997: "Voglio essere libero di fare il naziskin". Che potrete leggere con un semplice click
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