Bulldog Lucca/1 - Per il pm sono un'associazione a delinquere
I Bulldog di Lucca, il gruppo di ultras egemone nella tifoseria cittadina, costituiscono secondo il pm un'associazione a delinquere. Nella requisitoria per il processo che vede 19 imputati alla sbarra per diversi episodi di violenza (prevalentemente legati allo stadio) commessi tra il 2006 e il 2007, l'accusa ha chiesto 18 condanne.
Il totale è di 74 anni di carcere per reati che vanno dall’associazione a delinquere alle lesioni personali gravi, dalla violenza privata alle minacce aggravate, al porto ingiustificato di strumenti atti a offendere e al danneggiamento. Per il pm Fabio Origlio gli imputati costituiscono "un gruppo criminale organizzato (...) legato da vincoli di omertà, con comuni obiettivi e nemici politici e metodi violenti".
Il massimo della pena è stato richiesto (8 anni di reclusione) per Andrea Palmeri, 31enne, noto come 'il generalissimo', riconosciuto come capo e promotore del sodalizio, la figura a cui tutti i 'Bulldog' facevano riferimento per qualsiasi azione. Differenziate le richieste dell’accusa per gli altri, a seconda degli specifici episodi violenti e della posizione nella gerarchia del gruppo.
Cinque anni a testa, per la partecipazione attiva all’associazione a delinquere, sono stati chiesti dal pm per il 29enne Mirko Santucci, il 22enne Andrea Di Vecchio, il 25enne Francesco Preziuso, il 25enne Davide Giovannetti, il 31enne Daniel Fratello, il 22enne Adam Alexander Mossa, il 24enne Francesco Venturini, il 22enne Lorenzo Pucci e il 23enne Giacomo Baroni. Quattro anni e mezzo la richiesta per il 24enne Alessandro Frediani. Quattro anni per il 24enne Stefano Vannucci, del 27enne Luigi Marotta e del 39enne Andrea Vanni. Un anno e mezzo per il 25enne Junio Valerio Cantini e il 22enne Alessandro Bartone, 19 anni. Un anno di reclusione ciascuno è stato richiesto dal pm per il 24enne Matteo Frangioni e il 22enne Alberto Del Bianco. Infine il pubblico ministero ha chiesto l’assoluzione del 22enne Gabriele Bianchi, ritenuto tra l’altro del tutto estraneo all’episodio più grave: quello del brutale pestaggio la notte del 24 febbraio 2007 ai danni del giovane di sinistra Emanuele Pardini, militante di un centro sociale.
Fonte: La Nazione
Il totale è di 74 anni di carcere per reati che vanno dall’associazione a delinquere alle lesioni personali gravi, dalla violenza privata alle minacce aggravate, al porto ingiustificato di strumenti atti a offendere e al danneggiamento. Per il pm Fabio Origlio gli imputati costituiscono "un gruppo criminale organizzato (...) legato da vincoli di omertà, con comuni obiettivi e nemici politici e metodi violenti".
Il massimo della pena è stato richiesto (8 anni di reclusione) per Andrea Palmeri, 31enne, noto come 'il generalissimo', riconosciuto come capo e promotore del sodalizio, la figura a cui tutti i 'Bulldog' facevano riferimento per qualsiasi azione. Differenziate le richieste dell’accusa per gli altri, a seconda degli specifici episodi violenti e della posizione nella gerarchia del gruppo.
Cinque anni a testa, per la partecipazione attiva all’associazione a delinquere, sono stati chiesti dal pm per il 29enne Mirko Santucci, il 22enne Andrea Di Vecchio, il 25enne Francesco Preziuso, il 25enne Davide Giovannetti, il 31enne Daniel Fratello, il 22enne Adam Alexander Mossa, il 24enne Francesco Venturini, il 22enne Lorenzo Pucci e il 23enne Giacomo Baroni. Quattro anni e mezzo la richiesta per il 24enne Alessandro Frediani. Quattro anni per il 24enne Stefano Vannucci, del 27enne Luigi Marotta e del 39enne Andrea Vanni. Un anno e mezzo per il 25enne Junio Valerio Cantini e il 22enne Alessandro Bartone, 19 anni. Un anno di reclusione ciascuno è stato richiesto dal pm per il 24enne Matteo Frangioni e il 22enne Alberto Del Bianco. Infine il pubblico ministero ha chiesto l’assoluzione del 22enne Gabriele Bianchi, ritenuto tra l’altro del tutto estraneo all’episodio più grave: quello del brutale pestaggio la notte del 24 febbraio 2007 ai danni del giovane di sinistra Emanuele Pardini, militante di un centro sociale.
Fonte: La Nazione
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