Carla Verbano: quando De Angelis venne a casa nostra
Leggo nel suo libro Fascisteria che Nanni De Angelis, si presentò a casa nostra di sua spontanea volontà, niente di più falso, lo contattammo noi tramite un'amico, e con tutte le precauzioni del caso, lui accettò e quando andò via, mio marito gli chiamò un taxi e lo accompagnò personalmente in strada. L'amico che fece da tramite era un amico intimo di Valerio cresciuti assieme lui di destra e mio figlio di sinistra, ed era amico di De Angelis, fu lui che lo contattò per noi. Vorrei che lei facesse una rettifica, perché non mi piace per niente, grazie,
Carla Verbano
Non ho dubbi che sia andata così e del resto capisco anche le ragioni per cui si è costruita la narrazione che ha turbato la madre di Valerio Verbano. La motivazione ricorrente data a quell'omicidio, infatti, era il dossier antifascista elaborato da Verbano e finito sulla scrivania del giudice Mario Amato. Quindi richiamare l'attenzione su un messaggero di pace, amico intimo di Valerio e militante neofascista, significava in quei tempi cupi esporlo a un rischio mortale. Perché ci poteva essere il duro e puro di turno pronto a identificarlo con la "gola profonda" dell'autonomo. E allora si uccideva per molto poco: una soffiata dal carcere sbagliata, uno scambio di persone, una sola. Oggi è giusto, come chiede la madre della vittima, ricostruire i fatti nella loro verità.
Nanni De Angelis era stato il primo sospettato perché, a sua volta, si diceva che fosse stato Verbano ad accoltellarlo alla schiena in una rissa furiosa a piazza Annibadiano, un anno e mezzo prima. Voce non rispondente al vero, secondo uno dei partecipanti alla rissa.
Comunque anche nel libro scritto recentemente con Alessandro Capponi, "Folgorante sia la fine" l'attenzione di Carla Verbano su quell'episodio si sofferma su un altro particolare. Tanto importante per lei da chiuderci il libro:
Carla Verbano
Non ho dubbi che sia andata così e del resto capisco anche le ragioni per cui si è costruita la narrazione che ha turbato la madre di Valerio Verbano. La motivazione ricorrente data a quell'omicidio, infatti, era il dossier antifascista elaborato da Verbano e finito sulla scrivania del giudice Mario Amato. Quindi richiamare l'attenzione su un messaggero di pace, amico intimo di Valerio e militante neofascista, significava in quei tempi cupi esporlo a un rischio mortale. Perché ci poteva essere il duro e puro di turno pronto a identificarlo con la "gola profonda" dell'autonomo. E allora si uccideva per molto poco: una soffiata dal carcere sbagliata, uno scambio di persone, una sola. Oggi è giusto, come chiede la madre della vittima, ricostruire i fatti nella loro verità.
Nanni De Angelis era stato il primo sospettato perché, a sua volta, si diceva che fosse stato Verbano ad accoltellarlo alla schiena in una rissa furiosa a piazza Annibadiano, un anno e mezzo prima. Voce non rispondente al vero, secondo uno dei partecipanti alla rissa.
Comunque anche nel libro scritto recentemente con Alessandro Capponi, "Folgorante sia la fine" l'attenzione di Carla Verbano su quell'episodio si sofferma su un altro particolare. Tanto importante per lei da chiuderci il libro:
Una volta la pistola l'ho usata per davvero. Tanti anni fa, pochi giorni dopo l'omicidio di Valerio, quando in casa nostra venne Nanni De Angelis. Venne a parlare con me e mio marito, a farsi guardare in faccia da noi: così almeno credeva lui, così almeno credevamo tutti. In verità io non lo vidi neanche. Spaventata com'ero, quando bussò alla porta mi chiusi in camera. Mio marito lo accolse e lo fece accomodare in salone. Io ero sul letto, sdraiata, niente poteva ridarmi Valerio. Dopo qualche minuto mi sono alzata, sono andata in cucina e ho preso la pistola. Avevo già deciso tutto quando sono uscita in balcone. Da lì ho camminato fino a raggiungere la portafinestra del salone. Sono arrivata fin dietro al vetro, fin dietro alle tende. Poi mi sono fermata.Comunque a De Angelis restavano pochi mesi di vita. Perché a ottobre qualcuno non si fermò.
Quel pomeriggio a casa Verbano, insieme a Nanni De Angelis, c' erano due esponenti della destra romana, uno di Talenti e uno della Trieste Salario; entrambi conoscevano sia Valerio che Nanni.
RispondiEliminaQuello di Talenti fece da tramite per organizzare l'incontro, dell' altro Valerio scrisse sul suo diario che era l' unico fascista che rispettasse.
Del secondo i compagni sospettavano che fosse coinvolto nell' omicidio con le conseguenze che ben si potevano immaginare.
Fu solo per l' intervento della mamma di Valerio sui compagni, testimoniando sul fatto che lo conosceva bene e che non poteva essere stato lui uno di coloro che si erano introdotti in casa per l' agguato a salvargli la vita.
Carla Verbano ricorda perfettamente che Nanni venne da solo e che il contatto non era di Talenti.
RispondiEliminaAllora sarò più specifico...
RispondiEliminaIl suo contatto apparteneva alla sezione del MSI di Talenti ma gli abitava molto... molto vicino nel quartiere di Montesacro.
L' altro ero io, che venivo dalla sezione MSI di Viale Somalia.
Io che il contatto che contribuì a organizzare l' incontro dei Verbano con Nanni portiamo lo stesso nome di battesimo e tanto dovrebbe bastare alla signora Carla per farle ricordare chi sono e perchè ebbi l' opportunità di essere presente a parte dell' incontro pur non avendo accompagnato Nanni che venne, così come da lei giustamente ricordato, da solo.
Così come ricorderà che a seguito della morte di Valerio subii diversi attentati fra i quali l' incendio della mia casa con i miei genitori dentro e poco mancò che si ripetesse la tragedia di Primavalle.
Fui costretto ad allontanarmi da Roma per un pò di tempo, e, ringrazio ancora la signora Carla per aver aver chiarito con i compagni di Valerio la mia estraneità ai fatti avvenuti.