Breve storia della Fiamma/4: la grande fuga
La decisione di Luca Romagnoli di escludere Piero Puschiavo dalla segreteria nazionale, per indebolirne l'immagine in vista della trattativa con Storace per la confluenza nella Destra, mi ha dato il pretesto di riproporre la storia della Fiamma tricolore. Il testo è il capitolo di Naufraghi (Immaginapoli, 2007), scippato dalla Feltrinelli per il booklet di Nazirock. Il tutto è diviso in quattro parti: nella prima ho raccontato dalla rifondazione missina all'espulsione di Tilgher e dei seguaci di Fiore e Morsello, con la nascita nell'autunno 1997 di Fronte nazionale e Forza nuova, nella seconda racconto la scissione che dà vita alla fugace esperienza del Movimento sociale europeo. Nella terza ricostruisco l'inversione di tendenza della prima metà del decennio.
La fallimentare esperienza della presentazione unitaria alle “regionali” del 2005 (con il minimo storico dei voti e nessun eletto) rafforza le posizioni interne degli ex skin, contrari agli accordi elettorali con la Casa delle libertà e sostenitori di una linea movimentista e populista di “socialismo nazionale” che li porta ad assumere posizioni eccentriche rispetto alla xenofobia e alla sindrome securitaria tipiche dell’estrema destra. Il sostegno alla rivolta delle periferie francesi nasce da un ragionamento depurato dai residui pregiudizi razziali, in cui i grandi flussi migratori sono ricondotti alle dinamiche della globalizzazione. Segna la differenza con l’antagonismo di sinistra la lettura cospirativa del fenomeno, l’idea forza che, al di là degli spiriti animali della capitalizzazione mondiale, agisca un progetto “politico” di snaturamento delle identità etniche e culturali e di omologazione forzata riconducibile a centri di potere occulto.
Eppure alle elezioni politiche del 2006 è proprio la FIAMMA ad allearsi per prima con il centrodestra pur continuando a rimarcare il carattere tecnico e strumentale dell’intesa, imposta dalla nuova legge proporzionalista in favore del quale aveva votato il suo senatore, Antonio Serena, l’ex leghista veneto espulso dal gruppo di AN per aver diffuso un video per la grazia a Priebke, alla vigilia del viaggio di Fini a Gerusalemme. Così continua a manifestarsi una certa intransigenza dottrinaria e politica: la difesa delle tesi radicalmente anti-israeliane del presidente iraniano espone Romagnoli al fuoco incrociato dei mass media, finché una risposta reticente e goffa in tv, a Ballarò, rischia di far saltare l’accordo elettorale perché il leader della FIAMMA sembra avvalorare tesi riduzioniste sulla Shoa. È così costretto a una imbarazzante retromarcia. Lo aiuta a superare l’empasse l’anomala figura di Mario Cohen, un ebreo fascista, amico di Evola, perseguitato dalle leggi razziali ma volontario a Salò. Più radicale è la difesa di Puschiavo, deciso nel rivendicare un’identità non antisemita ma antisionista e nel chiedere la libertà per Priebke: “Sulle camere a gas Romagnoli ha detto cose legittime. Ribadisce tesi che stanno discutendo anche gli storici. Poi, per me, quella è storia marginale, mi importa poco”.
Nella polemica scende in campo Rauti che attacca inopinatamente l’ex delfino come “uno squallido personaggio che anche oggi ha dimostrato quali siano le sue idee”. Un modo aspro di regolare i conti per l’espulsione dal partito che aveva fondato ma anche il tentativo di inserire un cuneo affinché il suo MIS sia preferito da Berlusconi come alleato per rastrellare i voti dell’estrema destra. Ad accentuare la nuova linea sociale e popolare, sono candidati – in seguito ad un accordo con il movimento delle occupazioni a scopo abitativo (OSA) e con il COORDINAMENTO PER IL MUTUO SOCIALE – Gianluca Iannone e Simone De Stefano, il cantante e il grafico degli Zetazeroalfa, animatori di CASA POUND: per poche migliaia di voti, lo 0.6% (il miglior risultato è raggiunto nel Lazio con l’1%, quasi lo stesso del cartello mussoliniano), non basta a far scattare i resti. La campagna elettorale, per conquistare la visibilità negata dall’ostracismo televisivo, punta sul clamore delle scelte propagandistiche: lunghi cortei di auto aperti da un camion pieno di “squadristi” attraversano la Capitale , rievocando le origini mitiche del fascismo movimento.
La parola chiave dei manifesti, “Torna la squadra del cuore”, gioca appunto sull’ambiguità tra nostalgismo neofascista e radicamento tra gli ultrà. Nei commenti postelettorali la consapevolezza della sconfitta è addolcita dal dinamismo accentuato dell’esperienza. E la FIAMMA , irrobustita dalla vivacità movimentista delle occupazioni non conformi, riparte con rinnovata energia sul terreno della lotta sociale. Ma basta poco a far scattare la maledizione del “doppio comando”: tra un vertice che subisce l’irresistibile attrazione del “salotto buono” della politica e una base che con i suoi dirigenti combattivi, Boccacci, Castellino, Iannone, De Stefano, resta abbarbicata all’intransigenza. Così, subito dopo la grande manifestazione del centrodestra il 2 dicembre 2006, in cui la FIAMMA si guadagna una grande visibilità mediatica, con due enormi striscioni – “Anticomunisti sempre” e “Mutuo sociale” – e le tante bandiere nere sventolate sotto il palco, mentre infuria l’offensiva di FORZA NUOVA che accusa i fratelli-coltelli di
cedimento alle sirene berlusconiane, un nuovo infelice passaggio televisivo di Romagnoli da Mentana, a Matrix, innesta l’ennesimo regolamento di conti interno.
La sua adesione ai feticci del politically correct (banalizzazione della scelta di Salò, netta condanna delle posizioni negazioniste rilanciate dal meeting promosso dal regime di Teheran) suscita la reazione risentita dei quadri, subito formalizzata dal solito comunicato intransigente di Boccacci. Ma la successiva intervista in cui il segretario conferma la disponibilità ad aderire alla CASA DELLE LIBERTÀ dimostra che l’urgenza di legittimazione è altrettanto, se non più, forte della spinta identitaria. E cosi i giochi nel gruppo restano aperti aspettando la scissione di AN annunciata da Storace, contrario al partito unico del centrodestra, mentre altri gruppi lamentano il ripetersi di episodi squadristici per regolare ‘conti’ politici. L’ultimo episodio è il pestaggio di un militante del MOVIMENTO NAZIONALE per le scritte xenofobe del gruppo a Piazza Vittorio, “anticamera” di CASA POUND
(4-fine)
P.S.: Naufraghi va in stampa nella primavera 2007. Le vicende successive sono note: l'accordo elettorale con La Destra di Storace,candidata presidente la Santa (de)ché non fa scattare il quorum. Il radicamento locale di Casa Pound, anziché enfatizzato, viene ridicolizzato, candidando Iannone a Napoli. L'occupazione della federazione romana per chiedere un congresso subito è il pretesto per espellere il leader giovanile (i più decisi sono Boccacci e Castellino, che ben presto usciranno a loro volta, in opposte direzioni: uno per accasarsi nel Pdl con la sua Area identitaria riciclata nel Popolo di Roma, l'altro per rifondare con Militia un movimento radicalmente antiebraico). Errore clamoroso: perché seguono Iannone centinaia di militanti di tutt'Italia, permettendo a Casa Pound di proiettarsi a livello nazionale con una presenza diffusa (anche se non sempre consistente) in ogni Regione. E ora è la volta di Puschiavo e della sua "Fiamma futura" a essere liquidati.
Quello che non si capisce e' come mai ROMAGNOLI che rappresenta il NULLA sia sempre li al supo posto
RispondiEliminaforse BERLUSCONI lo telecomanda ?
e' l'unico leader della destra radicale che non ha un minimo carisma ,non sa parlare.. ne militanti che lo seguano..insomma un uomo che non sa di niente..
Per carità! Romagnoli anticarismatico al parossismo,eloquio da terza media regalata, mi meraviglio che sia un professore universitario ...
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