Ancora su Intrigo internazionale -1: la scissione di Potere operaio fu vera
"Scopriamo così che una possibile pista per la strage di Piazza Fontana a Milano del 1969, dovrebbe quindi essere cercata nella reazione degli inglesi alla scelta italiana di sostenere il golpe di Gheddafi di pochi mesi prima, mentre l’abbattimento del DC 9 a Ustica nel 1980 sarebbe il frutto di un maldestro tentativo dei francesi di abbattere l’aereo di Gheddafi, «e di dare anche una lezione all’Italia, per i rapporti privilegiati intrattenuti con Tripoli», mentre i rapporti internazionali delle Brigate Rosse, con altre organizzazioni e gruppi come il centro Hyperion a Parigi e soprattutto coi servizi segreti dei Paesi comunisti, Cecoslovacchia e Germania Est in primis, potrebbero dare nuove risposte all’esplosione del terrorismo in Italia (unico paese del modo occidentale che vide la presenza di terrorismo e anche della violenza politica in quelle dimensioni). Regie occulte e conflitti internazionali che operarono sul suolo italiano fino a colpire duramente il nostro Paese, e che erano a loro volta indicibili a causa della ragion di stato. Il merito di Priore e Fasanella è senz’altro quello di spostare l’attenzione dagli scenari fin qui conosciuti, porre domande e fornire possibili risposte ad alcuni importanti misteri d’Italia, che sono tutt’altro che chiariti, o che in caso di sentenze di condanna dei colpevoli presentano significative zone d’ombra".
La recensione di Raffaele Morani per Il fondo di Miro Renzaglia è stata finalmente l'occasione per leggere il libro "Intrigo internazionale" di cui tanto si è parlato (qui tra le tante cose richiamo l'intervista di Fasanella a Colombo sulla strage di Bologna e le piste internazionali), anche in questo blog (l'intervista ad Adinolfi sulle tesi del volume è tuttora il singolo post più letto) e che ha soggiornato a lungo nella mia borsa da viaggio. Essendomi già pronunciato sulla personale, entusiasta adesione alla tesi generale, posso più liberamente esprimermi su uno specifico punto di dissenso, e cioè l'organicità e l'unità del disegno strategico tra Br, Superclan e Potere operaio.Per una volta, va chiarito, parlerò non come esperto e studioso ma come privilegiato testimone (diretto e de relato), che, avendo vissuto dentro uno dei boschi della foresta non ha una visione di insieme ma si è potuto abbeverare a una delle fonti principali, acquisendo numerose informazioni di rilievo.
E partirò quindi da due errori di fatto che, seppur minuti, hanno qualche peso nella costruzione della concatenazione logica: lo scioglimento di Potere operaio a Rosolina non ha luogo nel 1972 ma nell'estate del 1973, dopo la strage di Primavalle ed è uno strappo umano intenso e dolorosissimo. I responsabili del rogo, ormai si sa, stavano mettendo capo alla fondazione di una colonna romana delle Brigate rosse, tentativo diretto da Roberto Gabriele, un leader movimentista del '68 che poi guiderà l'Organizzazione proletaria romana per finire alla testa di una conventicola stalinista, che organizza iniziative di sostegno alla Repubblica popolare coreana. Morucci racconterà di aver pensato in quell'occasione addirittura di sparare a Negri. E' stato lui a ricostruire la vera storia del rogo e trova insopportabile che il professore, nella polemica furiosa della rottura, strumentalizzi quel tragico errore mettendolo in carico al gruppo dirigente romano, che invece era stato scavalcato dagli scissionisti, ed era intervenuto solo ex post per aiutare i compagni in fuga. Lo stesso Piperno, assai ingenuo come cospiratore, da ebreo calabrese, aveva preso per buona la parola d'onore di uno dei tre reprobi che si era proclamato innocente. La rottura sul piano umano tra i romani (Morucci, Scalzone) e Negri è assoluta e insanabile.
I due gruppi si scindono realmente: Potop romano si mantiene in vita ancora per un anno per poi costruire con i fuoriusciti milanesi di Lotta continua l'esperienza di Senza tregua da cui poi germineranno numerose esperienze armate (Prima linea e Unità comuniste combattenti le principali) mentre Negri si fonderà sul piano politico con il gruppo Gramsci e tenterà di costruire un rapporto forte con le Brigate rosse che darà vita alla redazione unitaria di Controinformazione ma fallirà sul piano politico-militare perché Curcio e Franceschini non sono intenzionati ad accettare il primato politico di chi non è disposto a sporcarsi le mani in prima persona. E' in questo contesto che un gruppo di militanti padovani di Potop, tra cui la Ronconi e Picchiura entrano nelle Br. Despali (non Descoli, come scritto erroneamente) non è mai entrato nelle Br ma era in compagnia del secondo quando questi ingaggia un conflitto a fuoco, uccidendo un poliziotto. Despali se la caverà al processo e diventerà uno dei capi dei Collettivi politici veneti, la frazione dell'Autonomia organizzata che si distinguerà per un uso della violenza diffusa e a bassa intensità.
(1-continua)
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