Una sporca trama contro Delle Chiaie e i suoi uomini/3: gli scampati
Delle cattive frequentazioni di Stefano Delle Chiaie e dei suoi si è scritto e detto di tutto e di più. In qualche caso (l'attacchinaggio provocatorio di manifesti filocinesi, la partecipazione al golpe Borghese, le attività di controguerriglia nella Spagna della transizione postfranchista, la collaborazione con i generali narco-rivoluzionari in Bolivia) i fatti sono inconfutabili e sono stati motivati con argomentazioni tattiche o strategiche che non tocca a noi confutare ma che sono sicuramente compatibili con l'arsenale e le pratiche dei movimenti rivoluzionari europei nel secolo breve.
In qualche altro caso, invece, Delle Chiaie e i suoi respingono sdegnati le accuse sostenendo che si tratta di tentativi di intossicazione o di plateali rovesciamenti della realtà. C'è poi, come sempre nella vita, che è più complessa degli schemi didascalici in cui tentiamo di costringerla, una zona grigia dove è difficile distinguere la merda dalla cioccolata.
La vicenda che stiamo tentando di ricostruire e che vede gli avanguardisti sotto tiro dei servizi segreti e degli apparati inquinati dalla P2 rientra sicuramente nel secondo caso.
Alcuni fedelissimi di Delle Chiaie (il tentativo di rifondare Avanguardia nazionale per dare forma e struttura alle spinte rivoluzionarie dei giovanissimi "guerrieri senza sonno" è fallito da un paio di anni) sono arrestati nell'aprile del 1982 sotto l'accusa gravissima di essere gli organizzatori della strage di Bologna, nel quadro di una complessa manovra diversiva, voluta da una loggia internazionale coperta collegata alla P2, per consentire spericolate manovre finanziarie. E' una bufala del truffatore e provocatore Elio Ciolini, che sarà protagonista anche di altre stagioni di depistaggi e inquinamenti (tornerà infatti alla ribalta nella terribile primavera del '92) ma costerà lacrime, sangue e anni di ingiusta detenzione a questa pattuglia di vecchi fascisti rimasti fedeli alla "primula nera", all'epoca latitante in Bolivia, dove è impegnato come consigliere strategico della presidenza, retta da una giunta militare di orientamento fortemente antiamericano.
Due settimane dopo gli arresti si consuma la tragedia di Giorgio Vale e quindi monta nelle carceri, nel circuito dei detenuti spontaneisti una forte ondata di ostilità contro gli avanguardisti. In questo contesto resta inspiegabile la decisione del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria di trasferire Palladino nel supercarcere controllato dagli irriducibili spontaneisti. All'epoca, infatti, esisteva una mappa geografica estremamente aggiornata che teneva conto del posizionamento non solo dei detenuti politici ma anche di quelli appartenenti alle organizzazioni criminali. E così veniva osservata la separazione tra camorristi cutoliani e della Nuova famiglia e i mafiosi legati ai "perdenti" non erano mandati nelle carceri affollate dai "corleonesi".
A voler cavillare, non avrebbero dovuto essere compagni di cella neanche Giorgi e Affatigato, che un paio di anni prima aveva partecipato a un complotto della frazione ordinovista vicina ai servizi segreti per uccidere Delle Chiaie (lo ha raccontato recentemente al processo per la strage di Brescia). Ma evidentemente la condotta penitenziaria dell'ex attendente di Tuti aveva rassicurato l'amministrazione carceraria. Ma a mettere in pericolo la vita di Giorgi non è un avversario politico ma un compagno di cella trafficante di droga che, appena scarcerato, ottiene il permesso di visita e gli va a proporre una facile evasione. Giorgi, che non è un cuor di leone (Vinciguerra nella sua autobiografia ne traccia un ritratto al vetriolo, raccontandone la condotta vigliacca quando lui era rimasto impigliato in Argentina nei controlli della frazione dei servizi segreti della Marina legati alla P2 nostrana) si fa il paro e lo sparo e decide di non buttarsi nella trappola. E bene farà.
A sua volta, nel giro di pochi mesi, Delle Chiaie scansa ben due tentativi di omicidio. In un caso per pura fortuna: il "contratto" è affidato a un mercenario amico suo che lo metta in guardia. E così, alzando la guardia, evita anche la seconda trappola, molto più complessa e articolata. Lui era destinato a finire sprofondato nelle acque del Titicaca ma per confondere le acque era stato simulato un suo passaggio alla frontiera degli Stati Uniti, da un sosia munito di un documento a lui riconducibile. Entrambe le vicende, come quelle di Pagliai e di Bragaglia, sono ricostruite in un vecchio volume a quattro mani "Un meccanismo diabolico", scritto da Delle Chiaie e Adriano Tilgher ed edito da Publicondor.
Il link "processo per la strage i Brescia" non è esatto, il risultato è: ERRORE 404 - Pagina non trovata.
RispondiEliminaSaluti.
Grazie Stefano. Ora funziona.
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