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Speciale Bologna - Adinolfi/2: Israele al centro della guerra mediterranea

Gabriele Adinolfi  ha avuto la vita stravolta dalla strage di Bologna. Ricercato nel primo blitz contro l'eversione nera di fine agosto è passato dalla condizione di imputato a quella di parte lesa (del depistaggio del Supersismi per cui sono condannati Gelli Pazienza Musumeci e Belmonte). Per la condizione di latitante non ha potuto formalizzare la richiesta di costituzione come parte civile. Ma è di fatto anche lui una vittima nel processo per la strage. Come è stato riconosciuto a Roberto Fiore, suo sodale in Terza posizione.
Il trentennale della strage è l'occasione per un'intervista di (ahimé) ampissimo respiro, che ho diviso in tre parti. Questa è la seconda.
Qui puoi leggere la prima parte

Chi credi che abbia commesso la strage di Bologna?
Come ho già detto, non posso stabilire se la strage di Bologna sia stata il sugello posto alla conquista avvenuta dei gangli vitali della nostra politica estera ed energetica da parte del partito israeliano, che concludeva così una strategia iniziata dopo la Guerra dei Sei Giorni,  se sia addebitabile  a chi era stato tradito (la Libia)  se sia opera di un'altra potenza attiva nei nostri scenari (Francia, Inghilterra) o se sia infine l'azione di un organismo regolatore supernazionale.
Sono certissimo però che non solo non fu una strage fascista ma non fu neppure una strage palestinese, anarchica o ultracomunista.
Tu contesti a Priore e Fasanella l'aver minimizzato il ruolo israeliano nella Strategia della Tensione, eppure loro ne parlano. Che vuoi dire?
Mi ha lasciato di stucco il modo in cui viene introdotto e liquidato il ruolo di Israele nel libro-inchiesta.
Ad un certo punto il giudice Priore scrive “Israele può contare sulle ramificazioni della diaspora ebraica presenti in tutto il mondo. Non è necessario essere un grande Paese per avere un servizio d'informazione molto efficiente. E poi non va dimenticato il rapporto viscerale con gli Usa, grazie alla posizione del ceto ebraico nei gangli più importanti della vita americana, a cominciare da quelli economici, finanziari e culturali”.
Accenna poi un paio di volte alla proposta che il Mossad fece alle Brigate Rosse al fine dichiarato di destabilizzare l'Italia. Che Israele volesse destabilizzare l'Italia viene ribadito a più riprese.
Sembra la premessa a conclusioni interessanti. Sembra.
Però non un cenno all'abbattimento – nel novembre 1973 - dell'Argo 16  con a bordo vertici del nostro controspionaggio rei di avere ecceduto nella politica filoaraba. Non un accenno alla strage di Milano dell'aprile 1973 con l'esecutore venuto dritto dritto da Israele e dotato di armi israeliane. Si parla spesso del ruolo centrale – nel terrorismo rosso – del Superclan che si stabilirà a Parigi fondando l'Istituto Hypérion, ma non una sola parola sui rapporti tra i fondatori e i servizi segreti israeliani.
Quando viene trattato il delitto Moro, non c'è alcun accenno alle piste per Tel Aviv che pure furono aperte proprio da Fasanella (e da Rocca) nel loro “Il misterioso intermediario”.
Alla fine, la guerra del Mediterraneo sembra un affaire di francesi, libici e palestinesi.
Francamente stupefacente questo rifiuto continuativo di trarre le conseguenze dagli indizi e dalle prove che si hanno, per poi rifugiarsi in congetture fuorvianti.
Tu credi che si fermino dove dovrebbero addentrarsi: perché?
Non ho idea se ci siano pavore o mala fede.
Di certo nel libro ci sono affermazioni  dettate da preconcetti, da simpatie o antipatie.
Ad esempio s'insiste su di un presunto ruolo chiave di Mitterrand e della sua dottrina a sostegno delle BR.  Ma la Dottrina-Mitterrand è di fine 1981 mentre il santuario parigino – Hypérion – era attivo soprattutto sotto Giscard, e il delitto Moro precede di tre anni l'elezione di Mitterrand.
Sempre restando in Francia, il dott. Priore  denunciando la non collaborazione continuativa alle indagini,  tesse le lodi di un solo dirigente dei servizi segreti che avrebbe rotto il muro d'omertà: Desmaranches. Ovvero il regista riconosciuto dei depistaggi di Bologna!
Infine si mantiene in vita per respirazione artificiale il buon ruolo del Pci berlingueriano che sarebbe stato osteggiato da americani e sovietici. Noi sappiamo, dalle veline della Cia poi rese pubbliche, che gli Usa non osteggiavano affatto Berlinguer e sappiamo pure che fino alla Caduta del Muro Mosca rifornì il Pci di rubli.
Ci sono insomma vere e proprie distorsioni che non aiutano affatto ad imboccare vie diritte.
Tra queste c'è l'ossessione anti Autonomia Operaia, forse dettata dalla militanza in altri gruppi rivali di sinistra e, infine, c'è la palese, evidente, tangibile, mancanza di esperienza umana per cogliere come si muovono gli uomini nel mondo; cosa che non si può imprigionare in schemi senza scadere nel patetico.
Non credi quindi all'eterodirezione programmata del terrorismo di sinistra?
Come dissi recentemente, i servizi o le strutture di controllo quasi mai creano le organizzazioni di sana pianta; eventualmente le osservano, le coprono, anche a loro insaputa, le teleguidano, anche a loro insaputa, le utilizzano, infine le liquidano. Però le strutture nascono da input umani, in un humus, in una condizione e da certi caratteri esistenziali.
Secondo il libro le strutture che  poi costituiranno Hypérion avrebbero creato ex nihilo la lotta armata di estrema sinistra. Altrove e a più riprese si sostiene però che furono i feltrinelliani a produrla. Allora parliamo di produzione dall'alto o di spontaneismo?
Dal libro non può uscire la risposta soddisfacente che poi è: tutte e due le cose insieme.
C'è un humus, c'è una condizione e ci sono quelli che osservano dall'alto. Nella misura in cui ritengano di lasciar spago lo lasciano, ma chi è legato allo spago generalmente non lo sa, senza contare che a volte lo può anche recidere, magari senza neppure accorgersene.
[2-continua]

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