Speciale 2 agosto: Adinolfi/3: le Br e il Sim, felice intuizione
Con alcune riflessioni sugli scenari internazionali e i giochi di spie tra potenze regionali disegnati nel libro di Priore e Fasanella si conclude la maxintervista a Gabriele Adinolfi. Nel corso della giornata, intanto, tra faconde intuizioni di Mastelloni (la strage appaltata) e clamorosi dietrofront (Di Pietro) è evidente che sulle nuove piste internazionali si è aperta una partita geo-politica complicata. Chi vivrà vedrà. Intanto chi si è perso le prime due puntate può leggere qui la prima e qui la seconda parte
Però hai tessuto le lodi di molte parti di "Intrigo Internazionale"
Gran merito degli autori è il quadro fornito delle strutture internazionali che hanno agito nel caos.
Inglesi, francesi, israeliane, libiche. A queste essi aggiungono, come avevo fatto io stesso in passato, le tedesche dell'est e dell'ovest e le ceche. Stabilendo anche i rispettivi ruoli. Praga era un santuario mentre Berlino Est agiva a tutto campo, esattamente come Tel Aviv.
Il pregio di questa lettura – probabilmente la più riuscita del libro – sta nel fatto che sostiene che né la Stasi né il Mossad lavoravano per un solo campo (est od ovest) e che ricorda che spesso ci furono contatti, collaborazioni non proprio conformi.
Infine si noti che sullo sfondo le due Superpotenze (Usa ed Urss) lasciano fare molto più di quanto facciano direttamente; a loro basta controllare.
Ci troviamo insomma in un quadro in cui gli interessi delle medie potenze e i loro conflitti vengono risolti secondo leggi tacite ma evidenti: basta che rispettino le regole fondanti dei macroequilibri.
Ed ecco che si spiega perché mai dei Paesi-cerniera, con conseguenti licenze particolari, come la Germania dell'Est e Israele, abbiano avuto una mole e una libertà d'azione nettamente superiore a quelle altrui.
Di qui l'inquinamento che svolsero in contemporanea, in stato di rivalità e/o complicità, sulle ali del radicalismo di sinistra.
Berlino Est aveva la patente del Cremlino, Tel Aviv potè invece raggiungere e sostenere senza troppa difficoltà gli ambienti ebraici estremistici, solitamente trozkisti od operaisti.
Aveva commandos e agitprop già pronti in quantità: bastava agganciarli e manipolarli.
Israele e Germania Est più colpevoli di altri? E Israele più della Germania Est?
Ma se definiamo questa gerarchia - che intimorisce chi dovrebbe trarre le conclusioni - ancora non abbiamo concluso l'opera.
L'assenza operativa russo-americana da un lato, l'azione di strutture - o di uomini – dall'evidente funzione supernazionale dall'altro, devono indurci a trarre ulteriori conseguenze.
Cosa intendi per queste ulteriori conseguenze?
Chi protesse Simioni (il fondatore del Superclan poi riparato ad Hypérion)? Gli atlantisti o gli antiatlantisti? O gli uni e gli altri insieme?
E che dire di Igor Markevitch, il “grande vecchio” il “direttore d'orchestra” individuato proprio da Fasanella e da Rocca? Non dimentichiamo non solo il ruolo che costui avrebbe avuto negli interrogatori e nella carcerazione di Moro ma quelli che ebbe durante la guerra quando, in Toscana, rappresentava gli interessi francesi ed inglesi presso i servizi tedeschi di controinformazione.
E se prendiamo per buona la Relazione Anselmi sul caso Gelli, dobbiamo accettare che sempre in Toscana, e sempre durante la guerra, costui lavorasse al contempo per i comunisti e per i tedeschi e che nel dopoguerra collaborasse con il Cominform e con i serivizi inglesi.
Non so quanto ci sia di vero in tutto ciò e neppure m'interessa, è la tendenza che mi preme cogliere. Ovvero che si è passati ad uno stadio di organizzazione supernazionale e mondialista che sovrasta e regolamenta le politiche nazionali e i loro crimini.
Un'organizzazione supernazionale?
Il caso è emblematico ma credo che questa chiave di lettura spieghi anche tante altre vicende misteriose nonché la vera natura di organismi trasversali coperti da troppe parti, come appunto l'Hypérion.
Cosa vuoi lasciar intendere?
Prima delle Brigate Rosse a tanto erano giunti gli intellettuali francesi di segno opposto, Drieu La Rochelle già negli anni quaranta, Raymond Abélio negli anni cinquanta. Senza contare l'incessante lavorio di Henry Coston.
E quindi?
Il primo è che politicamente le cose vanno lette e affrontate in modo assai diverso da quello usuale.
Per quanto riguarda le stragi, poi, ciò significa che esse resteranno impunite ma ci saranno sempre colpevoli di comodo per chiudere provvisoriamente le pratiche.
Forse la mistificazione delle stragi fasciste è agli sgoccioli; ma attenzione a non credere ai colpevoli sostitutivi che saranno sempre e comunque innocenti.
I colpevoli comandano: su tutto e tutti.
Un quadro agghiacciante!
Se però lo approcciamo con pregiudizi democratici, con fiducie civiche, o se intendiamo modificarlo con strumenti datati, brancoleremo sempre nel buio. Così come facciamo oggi di fronte alle stragi.
E' un tutt'uno: cambiare ottica e mentalità non serve solo a fare un minimo di luce sul passato ma anche a illuminare il passo per l'avvenire. (3-fine)
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