Header Ads


A proposito di libertà e di repressione: Cossiga non era solo né isolato



Più di un amico mi fa notare che il mio posizionarmi quasi come una groupie del presidente Cossiga, pur essendo evidente le ragioni del mio atteggiamento, rischiano di farmi fare velo sulle sue gravi responsabilità nei tragici anni '70. E' vero: e quindi faccio ammenda pubblicando la parte centrale di un contributo di un vecchio compagno del movimento napoletano, ancora oggi attivo nella sinistra antagonista



di Michele Franco *

(...) A cavallo della metà degli anni ’70 l’Italia era attraversata da un lungo ciclo di lotte operaie e popolari le quali ponevano apertamente non solo un avanzato piano di rivendicazioni economiche ma esprimevano, soprattutto, una spinta ideale e materiale verso l’istaurazione di nuovi rapporti sociali. Nelle fabbriche, nelle scuole, nei quartieri si stava realizzando una saldatura tra l’intera gamma delle conquiste sociali e il tema del potere politico inteso come nuova e possibile soglia avanzata di governo della società.
Di fronte a questo vasto e articolato sommovimento sociale il PCI scelse consapevolmente di non alienarsi i rapporti con i poteri forti del capitale (nazionale ed internazionale) e si schierò apertamente contro ogni episodio di sovversione sociale. Attraverso uomini comePecchioli (il cosiddetto Ministro degli Interni del PCI non a caso anche lui trasformato in Pekkioli) il partito di Berlinguer scelse di unirsi alla Union Sacré contro la violenza. Di fatto la lotta di classe e il conflitto sociale furono interpretati in chiave criminale e il PCI diventò – oggettivamente e spesso anche soggettivamente – il cane di guardia della borghesia e del nascente capitalismo tricolore.
Su questo tema esiste un ampia letteratura che dimostra palesemente come il PCI determinò con propri contributi ad hoc (dall’uso delle Procure della Repubblica, alla rete sindacale sui posti di lavoro fino all’ideazione in alcune città dei famigerati questionari antiterrorismo compilati da un giovane Piero Faasino in sodalizio con un giovane Giuliano Ferrara…) quel clima di generale repressione che spianò la strada e facilitò la successiva ondata di riconversione capitalistica, lungo tutti gli anni ottanta, che travolse, a vario titolo, gli stessi apprendisti stregoni di Botteghe Oscure.
La morte di Francesco Cossiga – quindi – ci riporta alla mente non solo il ruolo e la funzione di un personaggio la cui collocazione futura è, certamente, nella pattumiera della storia ma deve rammentarci anche come l’azione collaborazionista del riformismo, alla bisogna. non si farà scrupoli di usare le maniere forti quando anche solo l’allusione di un altro mondo possibile potrebbe farsi azione e movimento sociale agente. (...)

7 commenti:

  1. C'è qualcosa che non quadra in questa analisi, abbastanza ragionevole, perchè allora l'obiettivo delle azioni dei gruppiu armati erano perlopiùmediatori e riformisti? Il PCI co-gestiva la strategia anche per colpire i pontieri?

    RispondiElimina
  2. Che intendi per mediatori e riformisti. Comunque alla seconda domanda la mia risposta è assolutamente no. Sul piano politico era evidente che per il movimento del 77 il nemico principale era il Pci. Ma l'impianto mentale prima che ideologico o programmatico delle Br era stalinista (all'epoca avremmo detto di "destra", intendendo con questo termine la destra del movimento operaio) e quindi, tranne gli episodi genovesi (Rossa ma anche Castellano) i quadri del Pci non finirono mai nel mirino ma il bersaglio principale rimasero i quadri della Dc e la rete del comando diffuso in fabbrica. Diverso il discorso (episodico) della gambizzazione del giornalista dell'Unità da parte di Azione rivoluzionaria.
    Un discorso più raffinato sul comando e sulla sussunzione della destra operaia nelle funzioni di sistema lo tentò Prima linea: e non a caso mise capo all'esecuzione dei giudici "progressisti" Alessandrini e Galli.
    Ma non sono sicuro di avere capito bene la tua obiezione ...

    RispondiElimina
  3. ...era più o meno riferita ad alcuni episodi, su cui hai dato una risposta (che io rispetto, ma non condivido): dopo il sequestro Moro, di fronte alla spaccatura prodotta dalle BR milanesi, ed almeno fino a poco dopo l'arresto di Moretti, gli obiettivi principali diventano proprio quegli elementi di coesione (simbolica e politica) necessari alla legittimazione del PCI per avere un ruolo nella gestione della politica parlamentare: la vicenda Guido Rossa, Vittorio Bachelet, Pino Amato, Walter Tobagi...

    RispondiElimina
  4. Fai le Br più intelligenti di quello che erano.
    Moretti che era veramente un ragioniere non sa gestire il sequestro perché nella sua infinita presunzione si aspetta che si inneschi l'insurrezione degli autonomi armati. Le decine di quadri arruolati in particolare a Roma dopo la crisi autunnale lo fanno persuaso che la spontaneità del movimento ha raggiunto il suo apice ed ha fallito e che tocca appunto alle Br, agendo da partito, prenderne la direzione. Delirio. E infatti la scissione milanese nasce proprio come contraccolpo alla fuga in avanti.
    Bachelet è una funzione disarticolata.
    Rossa è l'infame (ed è dimostrato che è una forzatura ultrasoggettiva di Riccardo Dura: forzatura particolarmente anomala perché lui non era neanche un quadro stalinista)
    Pino Amato era una figura poco nota. là lo snodo, strategico non politico, era il preside di Architettura Siola, consigliere comunale pci gambizzato durante il sequestro Cirillo
    Tobagi è un omicidio di candidatura (non è il primo: anche Primavalle lo era, anche quello del procuratore di salerno, con gli autonomi che addirittura si autoproclamano colonna e poi nei giorni successivi cercano i contatti con le Br).

    RispondiElimina
  5. Linkato da http://www.ultrasblog.biz/ tra i blog favoriti
    Citato da antonella.beccaria.org in: http://antonella.beccaria.org/2010/08/17/e-k-disse-a-de-lutiis-di-quelli-della-commissione-stragi-qui-solo-io-e-lei-conosciamo-le-cose-questi-non-sanno-un-cazzo/

    RispondiElimina
  6. Storicamente il PCI ha spesso liquidato la dissidenza trokzista,così come ha fatto con le BR,questo è un dato di fatto. Vedi UMT, se non ritorni indietro negli anni, mai potrai capire che il vertice comunista, è stato capace di tutto, dalla eliminazione di Temistocle Vaccarella, alle lotte interne per liquidare Gramci.Ma l'apice lo ha raggiunto nel marzo del 1943, con l'attentato di via Rasella. Il ridurlo solo ad un episodio della lotta antifascista è sbagliato. Fu un vero colpo da maestro, studiato e programmato a tavolino dal vertice del PCI. Con la prevista e risaputa rappresaglia tedesca delle Fosse Ardeatine, fu liquidato, l'intero movimento trokzista romano di "Bandiera Rossa"e il vertice militare resistenziale badogliano antifascista ma anche anticomunista.Mentre un boss del PCI Antonello Trombadori se ne stava tranquillamente nell'infermeria del carcere.Guido Rossa, non fu altro che un episodio della liquidazione,sempre operata dai boss comunisti,della pericolosa concorrenza a sinistra che il PCI ha da sempre combattuta.

    RispondiElimina
  7. Epifanio, stavolta te lo do io un buon annuncio. Mentre la banda bassotti ha in repertorio il quinto reggimento per me la colonna sonora della memoria della guerra civile in spagna è a las baricadas, l'inno della cnt...
    ti ringrazio, ma non c'è nulla che tu mi debba spiegare sulle nefandezze staliniste.

    RispondiElimina

Powered by Blogger.