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La Fiat deve rispettare la legge

Ci sono temi importanti, che mi stanno a cuore, che esulano dalla ragione sociale di questo blog. E non ne posso parlare. Poi esistono le coincidenze significative. E io ne posso approfittare.
La questione è la prepotenza antigiuridica della Fiat contro i tre operai reintegrati dal giudice e umiliati con l'imposizione del salario concesso senza prestazione lavorativa.
La coincidenza è che il segretario provinciale del Pdl di Potenza, quindi politicamente "competente" per il "foro" di Melfi, sia un giovane, Antonio Tisci, che i miei lettori già conoscono perché ho già pubblicato un suo intervento. E' un ex leader di Azione giovani e della Destra sociale, alemanniano di ferro, già impegnato come avvocato nel collegio difensivo di Luigi Ciavardini.
Dice cose serie e assolutamente condivisibili e dimostra così, tra l'altro, che sbaglia, da sinistra, chi, accecato dallo spirito di fazione, vede negli arditi finiani le pattuglie del bene impegnate a combattere l'imperatore del male. E', come tutte le riduzioni manichee, una cazzata ...

La FIAT non è al di sopra della legge
di Antonio Tisci
Non si tratta di stabilire chi abbia ragione o torto, le ragioni e il torto, quando è in corso una vertenza giudiziaria, la stabilisce il Giudice. I cittadini, uguali davanti alla legge, devono rispettare la legge ed osservare le decisioni del Giudice, sia la parte soccombente la Fiat o sia un semplice operaio.
Nello scontro in atto fra i lavoratori e la Fiat-Sata di Melfi c'è qualcosa in più dei diritti soggettivi dei lavoratori, c'è qualcosa che travalica gli interessi dei singoli, la libertà d'impresa, il diritto al lavoro.
Nella vertenza fra FIAT e lavoratori c'è di mezzo la capacità del sistema Italia di essere conformato a Stato di Diritto, di porre al di sopra delle parti, degli interessi soggettivi, dei personali coinvolgimenti, lo Stato come Suprema Sintesi e la Legge come norma regolamentare ed imperativa, uguale e vincolante per tutti.
E' la legge a consentire ai lavoratori il proprio diritto al salario ed al lavoro ed è la Legge che consente all'imprenditore il diritto di impresa da svolgersi nei limiti previsti dalla normativa stessa, così come è la legge che consente al privato di avere una proprietà ed allo stesso di difenderla contro ogni turbativa al suo godimento.
Se l'osservanza della Legge diventa una cosa superflua, se le decisioni dei Magistrati diventano una indicazione di principio, se esiste o si da l'idea che possa esistere chi, in questa Nazione, può fare a meno della legge stessa, può violarla impunemente, può eludere le decisioni dei magistrati, può piegare lo Stato di Diritto a propria immagine e somiglianza o secondo le proprie volontà, non sono soltanto le parti implicate a rimetterci, non sono soltanto i diritti soggettivi ad essere lesi, non è soltanto la singola normativa o la singola pretesa azionata ad essere offesa e violata è lo stesso Stato di Diritto a crollare, è la certezza della Norma a non esistere più, in pratica è la fine dell'essenza stessa dello Stato.
E, allora vale tutto e nulla ha più valore.
Ecco perché in merito alla posizione della FIAT in ordine alla sua volontà di non rispettare una decisione della magistratura, non è più in discussione con chi schierarsi, per chi parteggiare. Chi oggi se ne lava le mani, si comporta come quelli che dicevano "nè con lo Stato, né con le BR", perché in questa vicenda, è in gioco, esattamente come allora la dignità dello Stato, la forza coattiva della norma, la credibilità del sistema Italia e la stessa esistenza della nostra Nazione.
Si può e si deve essere neutrali nei conflitti giudiziari, la politica deve rimanere al di fuori, deve lasciare che il dibattito si consumi nella aule di giustizia, ma quando una decisione è stata data, non è più il confronto fra le parti (che ha esaurito la sua funzione, il suo ruolo, il suo tempo) ma fra la Legge e una parte soccombente.
Ed in quel momento non è più possibile decidere con chi schierarsi, la politica non può decidere da che parte stare, o si sta con la Legge o si sta contro la Legge. Ed è, questa, una decisione che funge da discriminante secca, o con la legge o con chi la viola e la calpesta.
E, allora, la FIAT rispetti la decisione del Giudice e non dia l'idea di essere o di voler essere troppo più potente dei cittadini in nome dei quali si esprime la magistratura, rinunci al braccio di ferro, dia un segno serio della sua volontà di essere Fabbrica Italiana, laddove Italiana non può servire soltanto per consentire l'accesso a finanziamenti pubblici ed agevolazioni, ma laddove Italiana deve essere una condizione culturale. E Italia significa Stato di Diritto.
Non può valere nessuna obiezione, la decisione del Giudice è appellabile. Faccia appello, ma nel frattempo, come tutti i cittadini, rispetti quanto deciso e non si nasconda dietro la grottesca proposta del salario senza lavoro.
Il Lavoro è un diritto, sul Lavoro si fonda la nostra Repubblica Democratica, l'umanesimo del Lavoro è la tradizione italiana che abbiamo ereditato da qualche millennio di Storia.
La Fabbrica Italiana di Automobili, si renda parte di questa storia e del nostro ordinamento, delle nostre leggi, della nostra tradizione, rispetti una sentenza, integri i lavoratori, dia loro la dignità che meritano e, poi, se ritiene faccia appello, utilizzi tutti gli strumenti che la legge gli consente di utilizzare.
E, ricordi, che potrà fare ciò, potrà tutelare la propria capacità di impresa, potrà difendere i propri utili, proprio perché in questa Nazione esiste una Legge, quella stessa Legge che vuole sfidare, apertamente, dicendo che di una decisione e del Popolo Italiano in nome del quale è stata emessa non ha alcun interesse.

2 commenti:

  1. Caro Ugo Maria credo che Antonio Tisci sia uno dei tanti galantuomini che vivono in questa nostra Nazione disastrata. Purtoppo i galantuomini non fanno notizia. Se mai potessi incontrarlo sarei onorato di stringergli la mano. Niente altro da aggiungere. Saluti.

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  2. Lo trovi tra i miei amici su fb. Sarà contento del tuo apprezzamento...

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