Granata, Schmitt e il nemico principale
Giusto una settimana fa in un'intervista a Repubblica, Fabio Granata ha rafforzato una battuta sulla radicalizzazione dello scontro nella /ex?) maggioranza di governo, accostando la categoria di "nemico principale" al mai sufficientemente onorato nome di Carl Schmitt, che è stato sicuramente abbastanza nazista ma senza meno resta il massimo scienziato politico e costituzionalista del secolo breve.
E ora, ovviamente, decine di citazioni sui quotidiani rilanciano questa che mi sembra quantomeno un'esagerazione (avessi un minimo di competenza filosofica in più mi avventurerei a dire che mi pare proprio una cazzata)
Io in scienze politiche sono un orecchiante: ho letto più su Schmitt che i suoi testi e ho visto spesso usare le categorie da lui introdotte ma non mi pare che il concetto di "nemico principale" fosse sostanziale nell'opera. Mi sembra piuttosto che abbia lavorato sul nodo inimicizia/ostilità-guerra giusta-criminalizzazione del nemico politico da una parte e dall'altra sulla sequenza norma-decisione-sovranità. Sugli esiti della logica di sterminio a cui mette capo l'inimicizia assoluta abbiamo, ad esempio, discusso qualche tempo fa con Valerio Morucci e altri, a proposito della piccola guerra civile strisciante degli anni Settanta.
Il concetto di "nemico principale" è invece fondamentale in Mao, tant'è che i gruppi marxisti leninisti più ortodossi dialogano e prendono iniziative comuni in chiave antisovietica con la Giovane Europa di Thiriart, fino a favorire l'incontro del leader, a Bucarest, con Ciu-En-Lai (all'epoca si scriveva così: e Mao-tse-tung Lin Piao Chiang Cing Chen Po Ta). Ma non credo che sia questa l'impronta di memoria. Nel 1983, invece, Alain De Benoist pubblica per La roccia di Erec, la casa editrice di Marco Tarchi ancora fresco di espulsione del Msi, un saggio dal titolo, appunto, "Il nemico principale". All'epoca Granata era un giovane frizzante rautiano. L'avrà letto, l'avrà sfogliato in un centro librario catacombale, comunque gliene sarà rimasta traccia. Perché il pensatore della Nuova destra parlava dell'americanismo e pochi anni dopo il segretario nazionale del Fronte della Gioventù sarebbe stato fermato per una manifestazione antiamericana a Nettuno. E così a Granata è capitato di ritirare fuori quella traccia in questi giorni adrenalinici, in cui l'eccesso di ribalta e di prime pagine non sempre aiuta a essere lucidi. Oppure avrà pensato che se Fini può fare il nume tutelare della sinistra ci vorrà pure qualcuno che prende il posto degli ormai sfiatati Cacciari e Vattimo, che quanto a cazzate politiche ne hanno fatte e dette, ma qualche libro serio lo hanno scritto e qualche lezione importante l'hanno data.
E ora, ovviamente, decine di citazioni sui quotidiani rilanciano questa che mi sembra quantomeno un'esagerazione (avessi un minimo di competenza filosofica in più mi avventurerei a dire che mi pare proprio una cazzata)
Io in scienze politiche sono un orecchiante: ho letto più su Schmitt che i suoi testi e ho visto spesso usare le categorie da lui introdotte ma non mi pare che il concetto di "nemico principale" fosse sostanziale nell'opera. Mi sembra piuttosto che abbia lavorato sul nodo inimicizia/ostilità-guerra giusta-criminalizzazione del nemico politico da una parte e dall'altra sulla sequenza norma-decisione-sovranità. Sugli esiti della logica di sterminio a cui mette capo l'inimicizia assoluta abbiamo, ad esempio, discusso qualche tempo fa con Valerio Morucci e altri, a proposito della piccola guerra civile strisciante degli anni Settanta.
Il concetto di "nemico principale" è invece fondamentale in Mao, tant'è che i gruppi marxisti leninisti più ortodossi dialogano e prendono iniziative comuni in chiave antisovietica con la Giovane Europa di Thiriart, fino a favorire l'incontro del leader, a Bucarest, con Ciu-En-Lai (all'epoca si scriveva così: e Mao-tse-tung Lin Piao Chiang Cing Chen Po Ta). Ma non credo che sia questa l'impronta di memoria. Nel 1983, invece, Alain De Benoist pubblica per La roccia di Erec, la casa editrice di Marco Tarchi ancora fresco di espulsione del Msi, un saggio dal titolo, appunto, "Il nemico principale". All'epoca Granata era un giovane frizzante rautiano. L'avrà letto, l'avrà sfogliato in un centro librario catacombale, comunque gliene sarà rimasta traccia. Perché il pensatore della Nuova destra parlava dell'americanismo e pochi anni dopo il segretario nazionale del Fronte della Gioventù sarebbe stato fermato per una manifestazione antiamericana a Nettuno. E così a Granata è capitato di ritirare fuori quella traccia in questi giorni adrenalinici, in cui l'eccesso di ribalta e di prime pagine non sempre aiuta a essere lucidi. Oppure avrà pensato che se Fini può fare il nume tutelare della sinistra ci vorrà pure qualcuno che prende il posto degli ormai sfiatati Cacciari e Vattimo, che quanto a cazzate politiche ne hanno fatte e dette, ma qualche libro serio lo hanno scritto e qualche lezione importante l'hanno data.
E' singolare che Granata che prima di finire in parlamento nei scranni al seguito di Fini,e che viene seguito con un certo rilievo mediatico da parte del partito-Repubblica e delle sinistre che pur di far fuori Berlusconi, sono disposte a tutto, pure a vendersi l'anima ad un ex-rautiano come Granata.Egli da giovane, si era formato con un gruppo evoliano-frediano come Heliodromos.Ottima rivista di un certo spessore con collaboratori di grande rilievo come Luigi Ferdinando Moretti, Claudio Mutti.Spiace che simili premesse siano andate sprecate nelladifesa di un opportunista senza talento, che si è fatto fare fesso da una femmina astuta e calcolatrice .
RispondiEliminaTi sarà sfuggito, ma la vecchia polemica tra Heliodromos e Granata, riesumata dalla stesa rivista nelle scorse settimane per sfruculiare il pasdaran (passato da Guenon a Fini, oddio) era stata ripresa da questo blog e di qui rilanciata da Libero e l'Unità (e qui un amico si è beccato un cartellino giallo per omessa citazione della fonte) ...
RispondiEliminaA Heliodromos ho dedicato pagine intense in entrambe le edizioni di Fascisteria.
Non so a quale periodo Vi riferite, ma per quello che so io e per il ricordo che ho di Fabio lui era molto piu' legato alla nuova destra di Tarchi che alle formazioni tradizionaliste. Inoltre per una volta ha ragione Alemanno. Fabio tra il 1991 ed il 1992 se ne ando' dal partito sbattendo la porta, dopo la defenestrazione di rauti dalla segreteria e la cacciata invereconda di Alemanno dalla segreteria nazionale del Fdg dopo la prima crisi del golfo. Da quell'evento si disintegro' l'intero apparato del Fdg nazionale e decine e decine di quadri approdarono ad altre esperienze. Tra questi Granata passo anche dalla RETE di Leoluca Orlando ed U. Croppi dai Verdi. Molti ex-rautiani, riapprodarono anni ed anni dopo ad AN con incarichi di rilievo ed un posizionamento ormai acritico e filo-apparato.
RispondiEliminaQuindi, Francesco, la fissa giustizialista ce l'ha da 20 anni non è strumentale ... anche se Leoluca Orlando è il peggio del peggio: l'unico politico italiano che si poteva permettere di esprimere tranquillamente in tv opinioni estreme. Il suo impianto dottrinario, dal tipo di reo alla cultura del sospetto, ha salde radici nel diritto nazionalsocialista
RispondiEliminax Ugo,
RispondiEliminaguarda io credo che ad aver studiato seriamente c.Schimtt in Italia siano stati veramnente in pochi. A parte Tarchi ed il suo ex-delfino A. Campi, attuale responsabile dottrinario della Fare Futuro e forse anche G.Mslgeri, forse è stato G. Miglio il piu' attento.
Di contro in molti lo abbiamo letto,anche se la sua lettura non è semplice ed è legata ad una impostazione giuridico-teoretica tutt'altro he semplice.
Comunque Granata risente della tradizione fascista ed anti-mafiosa collocata nell'isola, piu' che di fissa giustizialista siamo in un filone culturale e storico ben delineatp. Fabio è stato ultra-garantista sui reati ideologici e politici, ma i mafiosi non li ha mai sopportati, e quindi spara a zero su coloro i quali flirtano con loro.
Insomma è l'unico che continua a giocare una deriva tardo-rautiana (non a caso in AN era responsabile della cultura) in una fase finiana riconvertita al diritto e alle istituzioni.
Cacciari lo ha studiato bene e ce ne ha fornito gli elementi essenziali, chez nous.
RispondiEliminaCerto, ma Cacciari non è dentro la " fascisteria " ; Granata c'è stato dentro alla grande anche se ora fà l'iper-istituzionalizzato.
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