2 agosto, Beccaria: e se la smettessimo di fare i tifosi?
Il Fondo, il settimanale di Miro Renzaglia, pubblica oggi, per il supplemento del giovedì un dossier sulla strage di Bologna. Tra gli intervistati c'è Antonella Beccaria, autrice con Riccardo Lenzi del volume "Schegge contro la democrazia" che abbiamo presentato nei giorni scorsi, nel nostro dossier 2 agosto. Domani sera con Antonella ci confronteremo, nel corso della manifestazione "Anni ribelli" a Brienza (Potenza) sulla strategia della tensione e i depistaggi. E quindi nel rimandarvi al dossier completo (ci sono anche le mie risposte) vi ripropongono le sue.
D: Forse per la prima volta in assoluto, quest'anno, nel trentennale della strage di Bologna, abbiamo assistito non solo all'assenza del governo alle celebrazioni ma ad un insieme di richieste di riaprire le indagini. La strage fascista sembra convincere sempre di meno. Cosa ne pensi?
R: Credo che, da qualsiasi punto di vista di affronti la questione, rimangono urgenti (e probabilmente sempre più urgenti) le risposte alle domande che le sentenze non hanno saputo fornire: mandanti,
motivazioni politiche, verifiche delle cosiddette piste alternative. Con la fine dell'anno, la procura di Bologna dovrebbe concludere le indagini sulle piste palestinesi consentendo, a quel punto, di poter
scartare o tenere in considerazione quell'ambito, finora destituito da ogni fondamento dato che, fino a nuovi ed eventuali riscontri, è rientrato nell'ambito dei depistaggi.
D: Ha preso forma una “pista internazionale” sostenuta dal libro “Intrigo internazionale” edito in primavera, scritto dal giudice Priore (che indagò su Ustica, Moro, Alì Agca) e da Giovanni Fasanella già autore de “Il misterioso intermediario”: è credibile?
R: Il fatto che un magistrato dell'esperienza di Rosario Priore faccia determinate affermazioni già di per sé merita di essere tenuto in considerazione. Sarebbe necessario a questo proposito poter analizzare l'affermazione documenti alla mano perché, come già introdotto sopra, le piste palestinesi sono state opera del generale Giuseppe Santovito e di Francesco Pazienza, condannati con sentenza definitiva in
proposito. Opera - in forte odor piduistico - che è stata declinata con la collaborazione, di volta in volta, di altri appartenti all'intelligence, come Musumeci, Belmonte o Cioppa. Dunque, proprio per la delicatezza che ha caratterizzato il fronte internazionale fino a oggi, documentarlo è quanto più necessario possibile.
D: A quello della strage fascista si è opposto un nuovo teorema, messo in rilievo sul quotidiano “Il Tempo”: quello della strage palestinese con supporto del terrorismo di sinistra e del blocco dell'est. E' credibile?
R: Un altro teorema che, appunto, ha bisogno di verifiche. La desecretazione e la traduzione degli archivi della Stasi, la fonte citata da alcune recenti pubblicazioni, potrebbero aiutare. Occorrerebbe dimostrare, per esempio, che gli addestramenti di italiani non avvenivano solo nei campi cristiano-maroniti, come finora accertato. Occorrerebbe poi capire perché colpire alcune frange dell'estremismo di destra riconducibili ad Avanguardia Nazionale e Terza Posizione, come avvenuto nei depistaggi dei servizi segreti, e magari riprendere in considerazione una vicenda su cui è calato un silenzio di piombo, il caso di Graziella De Palo e Italo Toni, i giornalisti scomparsi dalla Beirut palestinese il 2 settembre 1980, altra vicenda su cui il solito Santovito (con la collaborazione del colonnello Giovannone e della giornalista Rita Polena, nomi che tornano di nuovo nei depistaggi di Bologna) ha giocato sporco trincerandosi infine dietro il segreto di Stato.
D: Si può ipotizzare che si sia giunti agli opposti estremismi anche nella gestione storica delle stragi opponendo tifosi ciechi delle piste nere a tifosi ciechi delle piste rosse? Un bipolarismo forcaiolo che non aiuti ad imboccare in nessun caso la via della verità?
R: È ipotizzabile e usare il termine tifoserie è più che corretto. Credo che vada superata la dicotomia colpevolisti-innocentisti, dato che molti dei nomi ascritti a ciascuno dei due "fronti" hanno lavorato su elementi di fatto. Probabilmente cercare di sostituire le tendenze di tifoseria a un serio dialogo e confronto su quei dati aiuterebbe a lavorare collettivamente a una ricostruzione che tenga in
considerazione - e magari aggiunga elementi di conoscenza - ai nodi - rilevanti, dato che si comprendono elementi molto più consistenti della manovalanza - non ancora risolti dal percorso giudiziario seguito per la strage del 2 agosto 1980.
D: Forse per la prima volta in assoluto, quest'anno, nel trentennale della strage di Bologna, abbiamo assistito non solo all'assenza del governo alle celebrazioni ma ad un insieme di richieste di riaprire le indagini. La strage fascista sembra convincere sempre di meno. Cosa ne pensi?
R: Credo che, da qualsiasi punto di vista di affronti la questione, rimangono urgenti (e probabilmente sempre più urgenti) le risposte alle domande che le sentenze non hanno saputo fornire: mandanti,
motivazioni politiche, verifiche delle cosiddette piste alternative. Con la fine dell'anno, la procura di Bologna dovrebbe concludere le indagini sulle piste palestinesi consentendo, a quel punto, di poter
scartare o tenere in considerazione quell'ambito, finora destituito da ogni fondamento dato che, fino a nuovi ed eventuali riscontri, è rientrato nell'ambito dei depistaggi.
D: Ha preso forma una “pista internazionale” sostenuta dal libro “Intrigo internazionale” edito in primavera, scritto dal giudice Priore (che indagò su Ustica, Moro, Alì Agca) e da Giovanni Fasanella già autore de “Il misterioso intermediario”: è credibile?
R: Il fatto che un magistrato dell'esperienza di Rosario Priore faccia determinate affermazioni già di per sé merita di essere tenuto in considerazione. Sarebbe necessario a questo proposito poter analizzare l'affermazione documenti alla mano perché, come già introdotto sopra, le piste palestinesi sono state opera del generale Giuseppe Santovito e di Francesco Pazienza, condannati con sentenza definitiva in
proposito. Opera - in forte odor piduistico - che è stata declinata con la collaborazione, di volta in volta, di altri appartenti all'intelligence, come Musumeci, Belmonte o Cioppa. Dunque, proprio per la delicatezza che ha caratterizzato il fronte internazionale fino a oggi, documentarlo è quanto più necessario possibile.
D: A quello della strage fascista si è opposto un nuovo teorema, messo in rilievo sul quotidiano “Il Tempo”: quello della strage palestinese con supporto del terrorismo di sinistra e del blocco dell'est. E' credibile?
R: Un altro teorema che, appunto, ha bisogno di verifiche. La desecretazione e la traduzione degli archivi della Stasi, la fonte citata da alcune recenti pubblicazioni, potrebbero aiutare. Occorrerebbe dimostrare, per esempio, che gli addestramenti di italiani non avvenivano solo nei campi cristiano-maroniti, come finora accertato. Occorrerebbe poi capire perché colpire alcune frange dell'estremismo di destra riconducibili ad Avanguardia Nazionale e Terza Posizione, come avvenuto nei depistaggi dei servizi segreti, e magari riprendere in considerazione una vicenda su cui è calato un silenzio di piombo, il caso di Graziella De Palo e Italo Toni, i giornalisti scomparsi dalla Beirut palestinese il 2 settembre 1980, altra vicenda su cui il solito Santovito (con la collaborazione del colonnello Giovannone e della giornalista Rita Polena, nomi che tornano di nuovo nei depistaggi di Bologna) ha giocato sporco trincerandosi infine dietro il segreto di Stato.
D: Si può ipotizzare che si sia giunti agli opposti estremismi anche nella gestione storica delle stragi opponendo tifosi ciechi delle piste nere a tifosi ciechi delle piste rosse? Un bipolarismo forcaiolo che non aiuti ad imboccare in nessun caso la via della verità?
R: È ipotizzabile e usare il termine tifoserie è più che corretto. Credo che vada superata la dicotomia colpevolisti-innocentisti, dato che molti dei nomi ascritti a ciascuno dei due "fronti" hanno lavorato su elementi di fatto. Probabilmente cercare di sostituire le tendenze di tifoseria a un serio dialogo e confronto su quei dati aiuterebbe a lavorare collettivamente a una ricostruzione che tenga in
considerazione - e magari aggiunga elementi di conoscenza - ai nodi - rilevanti, dato che si comprendono elementi molto più consistenti della manovalanza - non ancora risolti dal percorso giudiziario seguito per la strage del 2 agosto 1980.
Beccaria non sei credibile; il tuo libercolo dal titolo eloquente "Uno Bianca trame nere" la dice lunga su di te! Una nuova Oriana Fallaci, che in merito all'omicidio di Pasolini, sosteneva che in realtà non era stato Pino la rana, ma i..fascisti! La nuova Fallaci, nel libercolo sostiene anch'essa la tesi che i fratelli banditi e poliziotti Salvi, in realtà erano...fascisti e inseriti nelle immancabili trame nere! Il prefetto Achille Serra, la magistratura bolognese (un soviet!) Antonio di Pietro, arrivarono alla conclusione che dietro la Uno Bianca vi era...la targa! Ma non per la nostra gazzettiera free lance; trame nere e fascisti ancora una volta!
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