Un ricordo di Fiore: dalla parte dei dannati della terra 2 a edizione
Oggi, fino a questo istante, sono state visitate 484 pagine del blog. Un quarto del totale (116 per l'esattezza) è coperto da un solo post: quello dedicato a Tonino Fiore. Ha lasciato in vero un grande patrimonio d'affetto, sparso per il mondo: naviganti sono arrivati su questo piccolo scoglio partendo da isole lontane, dalla Romania all'Argentina. E non manca giorno che non mi arrivi qualche telefonata o messaggio per arricchire, con un'istantanea brillante, il profilo della persona.
"Era povero e malato - mi scrive un suo antico amico, che non ha mai militato in Avanguardia nazionale ma che col Comandante ha diviso più di una battaglia di strada nei furibondi anni 70 a Roma - ma non ha mai fatto mancare il suo contributo per i camerati detenuti".
Evidentemente Fiore condivideva, con un mio antico maestro, la giusta idea che una guerra non è finita finché non torna a casa l'ultimo prigioniero. E questa privazione, l'assenza dei commilitoni, gli pesava di più delle sofferenze fisiche e delle ristrettezze economiche. E di questo stile disinteressato aveva dato prova altrettanto luminosa il suo "erede", Peppe Dimitri, un altro "Comandante" destinato a una morte precoce: a sua volta Peppe non spese per sé neanche una lira delle centinaia di milioni rapinati per finanziare latitanti e detenuti.
Riposino in pace entrambi.
In occasione del trigesimo di Fiore, Gabriele Adinolfi, che per pochi mesi lo aveva incrociato come "istruttore" nella breve stagione della sua militanza in Avanguardia nazionale, ha scritto un commosso ricordo su Noreporter.
"Era povero e malato - mi scrive un suo antico amico, che non ha mai militato in Avanguardia nazionale ma che col Comandante ha diviso più di una battaglia di strada nei furibondi anni 70 a Roma - ma non ha mai fatto mancare il suo contributo per i camerati detenuti".
Evidentemente Fiore condivideva, con un mio antico maestro, la giusta idea che una guerra non è finita finché non torna a casa l'ultimo prigioniero. E questa privazione, l'assenza dei commilitoni, gli pesava di più delle sofferenze fisiche e delle ristrettezze economiche. E di questo stile disinteressato aveva dato prova altrettanto luminosa il suo "erede", Peppe Dimitri, un altro "Comandante" destinato a una morte precoce: a sua volta Peppe non spese per sé neanche una lira delle centinaia di milioni rapinati per finanziare latitanti e detenuti.
Riposino in pace entrambi.
In occasione del trigesimo di Fiore, Gabriele Adinolfi, che per pochi mesi lo aveva incrociato come "istruttore" nella breve stagione della sua militanza in Avanguardia nazionale, ha scritto un commosso ricordo su Noreporter.
Riposino in pace, entrambi.
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