Per concludere il discorso sulla musica alternativa
Il viaggio nella musica non conforme degli anni ’70 è l’unico tema finora trattato in questo blog che mi ha procurato “contestazioni”, per quanto scherzose. Tutte sul tono: quando la pianti co’ ‘sta lagna?
L’unica discussione seria invece è stata suscitata da un giornalista e blogger lucano, Joe R. Reale, che mi chiedeva perché le canzoni di sinistra hanno tenuto in piedi carriere di cantautori altrimenti amatoriali, mentre le canzoni di destra hanno sortito sempre l'effetto opposto?
Io gli ho risposto con il canonico argomento sulla assegnazione del potere culturale alla sinistra nel sistema di equilibri consociativi che hanno retto la prima repubblica. Ma è una mezza verità.
E’ notorio il mio sforzo di epurarmi di ogni spocchia di appartenenza eppure toccherà riconoscere che a metà degli anni ’70 il confronto andava fatto tra Janus e Area, tra Fabrizio Marzi e Claudio Lolli, tra Di Fiò ed Eugenio Finardi. E non c’è partita.
Certo, pesa la conventio ad escludendum antifascista: tanto che per essere accettato dall’industria discografica un artista geniale come Sergio Caputo, il leader del “Covo” di Corso Francia dove si forma politicamente un imberbe Roberto Fiore, è costretto a epurare la sua canzone sulla libertà da ogni riferimento alle dittature dell’Est.
Sicuramente gioca anche la legge dei grandi numeri: i compagni erano tanti di più e quindi a pescare nel mazzo per forza doveva circolare più talento. Tendenza aggravata da un dispositivo di profezia che si autoavvera, innescatasi a un certo punto. L’ha spiegata molto bene Concutelli: poiché il sistema martellava sull’idea che noi fossimo una banda di criminali e di spostati, spostati e criminali accorrevano a frotte. In senso opposto gioca un tipico dispositivo dell’animo nazionale, la tendenza a salire sul carro del vincitore. E siccome negli anni Settanta la sinistra aveva il vento in poppa … In quegli anni, per restare alla mia più stretta sfera di prossimità, si iscrive al Pci un moderato di destra come mio padre (mentalità autoritaria, meritocratica) e ci si trova benissimo.
Comunque sia andata, la musica alternativa di sinistra alla metà degli anni Settanta produce capolavori come “Arbeit match frei” degli Area (per altro per una delle prime etichette indipendenti) e “Ho visto anche degli zingari felici” di Claudio Lolli e un evergreen come “La musica ribelle”. Anche sul piano dell’elaborazione culturale e della produzione di immaginario non c’è paragone: le ragazzine delle canzoni “intimiste” di Marcello de Angelis (da “C’è in te” a “Cara amica”) restano assegnate al ruolo di spalla dell’autore mentre “Anna di Francia” è un personaggio da romanzo.
Ciò detto, sarebbe interessante spostare la discussione ai giorni nostri: con la destra al governo, culturalmente egemone e ben radicata nelle realtà giovanili, con il suo capo titolare della maggiore impresa dell’industria culturale, su questo terreno non sembra cambiato niente. I 99 posse sono prodotti da una major e gruppi dalle potenzialità non inferiori come gli Zetazeroalfa e i 270 bis restano relegati nel circuito dell’autoproduzione. E se qualcuno mi chiede: e allora, come le mettiamo nome, beh, io non saprei rispondere...
Comunque, tranquilli, la lagna è finita.
Ciao Ugo! Direi che non posso esimermi dal commentare, dato il mio diretto coinvolgimento "storiografico" sull'argomento...
RispondiEliminaPer prima cosa direi, nella massima tranquillità e senza alcuna intenzione polemica, che parlare di "lagna" mi sembra un pò eccessivo. Non fosse altro che per alcune canzoni, musicalmente e tecnicamente molto sopra la media. Certo, i gusti sono gusti...Ma la preparazione tecnica è comunque oggettiva.
Al di la di questo, direi che il tuo viaggio nella musica alternativa dovrebbe essere preso da tutti, e in particolare dalla sinistra (per lo meno quella culturalmente matura e quindi intelligente e scevra da pregiudizi), come un'opportunità per conoscere qualcosa di nuovo e in alcuni casi stimolante.
Sulle considerazioni che tu fai in questo commento mettendo a confronto alcuni gruppi di destra con alcuni mostri sacri (in senso buono) della musica "normale", credo che l'unica cosa giusta da dire sia che è vero che in alcuni casi (non in tutti) il pargone pende decisamente a favore dei secondi. Ma è anche vero che nessuno dei primi, a differenza dei loro omologhi di sinistra, ha scelto la via della musica come impegno professionale. Con tutto quello che questo comporta.
La risposta al perchè la musica alternativa sia rimasta fuori dai circuiti commerciali tradizionali è controversa...vale quel che hai scritto tu sul potere culturale della sinistra, con l'aggiunta che in alcuni casi tale risposta deriva da una scelta consapevole degli artisti e autori, che hanno preferito rimanere all'interno della loro cerchia di appartenenza umana.
Rischio di ripetermi, ma in alcuni casi (Fabrizio Marzi e Compagnia dell'anello in primis), questo essere rimasti al di fuori del mondo discografico e musicale è stata una perdita...e lo dico senza timore di smentita, perchè è vero che le canzoni possono piacere o meno, ma l'oggettività timbrica e la ricercatezza tecnico-musicale sono oggettive...e loro, con l'aggiunta anche di Massimo Morsello e qualche altro cantautore "di destra", non hanno davvero nulla da invidiare alle tante canzonette stile "sole - cuore - amore" che si sentono oggi in radio.
Concludo questo mio lungo intevento (che spero non abbia annoiato troppo i tuoi lettori), rispondendo alla domanda sul perchè oggi questi artisti, essendo la "destra" al potere, non abbiano spazio... Il mio pensiero è lo stesso tuo: non saprei cosa rispondere...
Ti ringrazio dell'attenzione e dell'imparzialità con cui hai affrontato un argomento sconosciuto ai più. E spero soltanto che il tuo essere scevro da pregiudizi sia un atteggiamento che si diffonda sempre di più!
Cristina Di Giorgi
Curiosità: ma non avevi intenzione anche tu di scrivere qualcosa sulla "musica alternativa" insieme a Francesco Mancinelli? Ormai visto i libri usciti non se ne farà più nulla?
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