Luigi Ciavardini, una persona
Per la strage di Bologna sono tre i condannati ma l'unico a scontare ancora la pena, che io e tanti altri consideriamo ingiusta, è Luigi Ciavardini. Non richiesto, uno dei collaboratori del blog, Fernando Massimo Adonia, condividendo questo sentimento, mi ha mandato un contributo sulla persona di Luigi, che io pubblico con grande piacere.
«No, non è lui il macellaio di Bologna, Luigi è un uomo buono, a mettere quella maledetta bomba è stato qualcun altro». Giudizio di Paolo Caratossidis su Ciavardini. Parole che sposo totalmente. Credo che né lui, né la Mambro e né Fioravanti siano gli esecutori materiali di quell'atroce mattanza. Lo credo e basta. Non ho prove per ricostruire alcuna verità giudiziaria. Mi spiace. Ho la certezza però che la verità propriamente detta con quella ricostruita in un qualsiasi tribunale non sempre coincidono. Come in questo caso. La mia è pura e semplice fede. Fiducia nel volto e nei modi di Luigi. Tutto in lui a poco a che vedere con la fredda follia di un carnefice. Basterebbe conoscerlo.
Il mio primo incontro con lui è stato del tutto fortuito. Qualche anno fa a Roma. Era domenica pomeriggio. Entro un'ora sarei dovuto arrivare alla Stazione Termini per tornare in Sicilia. Non conoscevo gli orari degli autubus e non sapevo neanche chi mi avrebbe potuto accompagnare in auto. Chiesi aiuto a Peppone Bonanno. Mentre parlavo con lui un uomo alto, biondo e con gli occhi azzurri, si propose per un passaggio con una voce gentile e modesta. Accettai ovviamente. Una volta salito in macchina lo ringraziai. E lui non ricambiò. Mi disse anzi che per lui era un dovere, che tra gente della stessa idea era d'obbligo aiutarsi. Quelle parole mi colpirono: erano cariche di semplicità ed energia. Per questo lo ringraziai ancora. Ma lui con un sorriso divertito mi liquidò nuovamente.
Finita questa discussione mi ricordai di presentarmi. «Comunque, io sono Fernando, piacere». «Piacere mio, io sono Luigi (pausa) Ciavardini». Che “figura di merda” pensai subito. Lui capì l'imbarazzo e mi disse: «sono venuto più volte a Catania per il comitato “L'ora della Verità”, ma non mi pare di averti mai incontrato». Dovevo rispondere. Mi sono preso di coraggio e gli dissi con tutta franchezza: «Infatti. Non sono mai venuto ad alcuna conferenza. Credo nell'estraneità della destra alla strage. Ma da un po' mi sono rotto a sentir parlare di anni '70, di morti, di tristezza e di presunti maestri che ne sanno sempre più di te». Lui mi disse: «è vero, non posso darti torto». Poi, quasi scusandosi, mi giurò che lui non era quel tipo di reduce. E gli credetti. Parlava in modo diverso da altri. Era pacato, comprensivo, umile. Si percepiva che aveva fatto soffrire e che aveva sofferto altrettanto a sua volta. Mi spiegava che era necessario evitare in tutti modi di ripercorrere quella sua stessa strada, di rifiutare la violenza politica, di rifondare la militanza proprio dall'educazione, dai buoni gesti. Altro che “cattivo maetro”, ero d'innanzi a un saggio.
Quella discussioni mi segnò favorevolmente. Ho percepito di avere a che fare con una persona buona, nel vero senso della parola. Di avere accanto un uomo temprato. Stessa sensazione che mi disse di avere avvertito Elisabetta Meggiorin, la madre di Claudio, il barista di Besano (VA) ucciso da un albanese mentre cercava di sedare una rissa. Lei ha parlato di uno sguardo che infonde «serenità». È la sofferenza di quella donna che sigla di veridicità la difesa disperata di Ciavardini. Anche quel giudizio però ha scarso valore in tribunale. Non può bastare. Il dato umano è però che quella strage non appartiene solo ai familiari delle vittime, ma al dolore di una nazione intera. Nessuno sarebbe disposto a spendere una sola parola buona per un «macellaio» dissimulante. È chiaro. Farlo è un'assunzione di responsabilità davanti a tutto il paese. Non è un gioco. Scommettere sull'innocenza di un uomo non è arbitrio, ma l'estremo tentativo di evitare che quella bomba infame possa continuare mietere altre vittime ignare delle dinamiche di quella tragica mattina d'agosto.
Fernando M. Adonia
«No, non è lui il macellaio di Bologna, Luigi è un uomo buono, a mettere quella maledetta bomba è stato qualcun altro». Giudizio di Paolo Caratossidis su Ciavardini. Parole che sposo totalmente. Credo che né lui, né la Mambro e né Fioravanti siano gli esecutori materiali di quell'atroce mattanza. Lo credo e basta. Non ho prove per ricostruire alcuna verità giudiziaria. Mi spiace. Ho la certezza però che la verità propriamente detta con quella ricostruita in un qualsiasi tribunale non sempre coincidono. Come in questo caso. La mia è pura e semplice fede. Fiducia nel volto e nei modi di Luigi. Tutto in lui a poco a che vedere con la fredda follia di un carnefice. Basterebbe conoscerlo.
Il mio primo incontro con lui è stato del tutto fortuito. Qualche anno fa a Roma. Era domenica pomeriggio. Entro un'ora sarei dovuto arrivare alla Stazione Termini per tornare in Sicilia. Non conoscevo gli orari degli autubus e non sapevo neanche chi mi avrebbe potuto accompagnare in auto. Chiesi aiuto a Peppone Bonanno. Mentre parlavo con lui un uomo alto, biondo e con gli occhi azzurri, si propose per un passaggio con una voce gentile e modesta. Accettai ovviamente. Una volta salito in macchina lo ringraziai. E lui non ricambiò. Mi disse anzi che per lui era un dovere, che tra gente della stessa idea era d'obbligo aiutarsi. Quelle parole mi colpirono: erano cariche di semplicità ed energia. Per questo lo ringraziai ancora. Ma lui con un sorriso divertito mi liquidò nuovamente.
Finita questa discussione mi ricordai di presentarmi. «Comunque, io sono Fernando, piacere». «Piacere mio, io sono Luigi (pausa) Ciavardini». Che “figura di merda” pensai subito. Lui capì l'imbarazzo e mi disse: «sono venuto più volte a Catania per il comitato “L'ora della Verità”, ma non mi pare di averti mai incontrato». Dovevo rispondere. Mi sono preso di coraggio e gli dissi con tutta franchezza: «Infatti. Non sono mai venuto ad alcuna conferenza. Credo nell'estraneità della destra alla strage. Ma da un po' mi sono rotto a sentir parlare di anni '70, di morti, di tristezza e di presunti maestri che ne sanno sempre più di te». Lui mi disse: «è vero, non posso darti torto». Poi, quasi scusandosi, mi giurò che lui non era quel tipo di reduce. E gli credetti. Parlava in modo diverso da altri. Era pacato, comprensivo, umile. Si percepiva che aveva fatto soffrire e che aveva sofferto altrettanto a sua volta. Mi spiegava che era necessario evitare in tutti modi di ripercorrere quella sua stessa strada, di rifiutare la violenza politica, di rifondare la militanza proprio dall'educazione, dai buoni gesti. Altro che “cattivo maetro”, ero d'innanzi a un saggio.
Quella discussioni mi segnò favorevolmente. Ho percepito di avere a che fare con una persona buona, nel vero senso della parola. Di avere accanto un uomo temprato. Stessa sensazione che mi disse di avere avvertito Elisabetta Meggiorin, la madre di Claudio, il barista di Besano (VA) ucciso da un albanese mentre cercava di sedare una rissa. Lei ha parlato di uno sguardo che infonde «serenità». È la sofferenza di quella donna che sigla di veridicità la difesa disperata di Ciavardini. Anche quel giudizio però ha scarso valore in tribunale. Non può bastare. Il dato umano è però che quella strage non appartiene solo ai familiari delle vittime, ma al dolore di una nazione intera. Nessuno sarebbe disposto a spendere una sola parola buona per un «macellaio» dissimulante. È chiaro. Farlo è un'assunzione di responsabilità davanti a tutto il paese. Non è un gioco. Scommettere sull'innocenza di un uomo non è arbitrio, ma l'estremo tentativo di evitare che quella bomba infame possa continuare mietere altre vittime ignare delle dinamiche di quella tragica mattina d'agosto.
Fernando M. Adonia
non entro nel merito della questione, ma non basta dire che uno è buono perchè sia pure innocente.
RispondiEliminaquando mio padre era giovane fece per un periodo la guardia a Kappler, il boia nazista( molto prima della sua fuga);di lui ha detto che era una persona gentilissima ed educata.
allora questo che vuol dire: che non era un nazista? o lo assolve da tutte le sue colpe?
è sbagliato credere che solo i mostri brutti e cattivi possnao fare del male o fare cose sbagliate, perchè molto spesso quei mostri hanno più di un volto.
del resto la Mambor e fioravanti hanno più di un ergasolto alle spalle, non credo proprio che siano così buoni e gentili; lo stesso Ciavardini ha alle spalle altre condanne oltre a quella per Bologna, quindi se ammazzare una persona(anche se non in una strage) vuol dire essere buoni e gentili...
del resto tanto buono ciavardini non è, visto che ha ammazzato anche il poliziotto FRanco Evangelista e il giudice Mario Amato. non proprio un santo....
RispondiEliminaIl concetto di buono e cattivo va al di la del bene e del male; tutto ciò che è umano ci appartiene, quindi anche il lato mostruoso dei nostri simili.Credo che si debba operare dei distinguo: in astratto è chiaro che un omicidio è condannabile, fatto salvo che anche la Chiesa in taluni casi ammette la pena di morte;così pure in guerra, chi più uccide è considerato un eroe.Forse il sicario che ha premuto il grilletto, in quel preciso istante pensava di colpire un simbolo (sbagliando) e non l'uomo.In conclusione l'eccidio di Bologna non può essere stato opera di minorenni, le modalità,il materiale esplosivo usato, fanno ritenere che gli autori siano da ricercare altrove. Termino segnalando inoltre che pretendere che Mambro e Giusva, in piena canicola ferragostana, per passare inosservati,in stazione di fronte a centinaia di testimoni, vestissero da tirolesi, mi pare una enormità! TV
RispondiEliminamah....è vero che la chiesa in taluni casi ammette la pena di morte, ma non mi pare che tra questi casi sia contemplato l'omicidio di un giudice o di un poliziotto da parte di un terrorista. Ed è vero che anche in guerra si uccide, ma in quegli anni la guerra c'era solo nella testa della gente come ciavardini che si era data alla lotta armata; l'ultima guerra in Italia, è finita il 25 aprile 1945.
RispondiEliminaLa strage certo non può essere opera di un minorenne da solo, am di un minorenne in compagnia di latri due affermati assassini sì.
Infine, se anche Mambro e Fioravanti fossero davvero innocenti riguardo a Bologna (e io ne dubito fortemente), hanno comunque sulla coscienza altri morti, molti dei quali colpiti "per sbaglio" ( Alessandro Caravillani, antonio Leandri)e altri giustiziati appositamente per soddisfare la loro voglia di uccidere quando erano già a terra inermi (Maurizio Arnesano, Roberto Scialabba).
Certamente quindi non delle povere vittime come ora è di moda farli passare, poverini....
poi certo, che un omicidio sia condannabile "in astratto" lo pensano evidentemente anche i legislatori italiani che hanno inventato leggi, leggine e cavilli grazie ai quali due figuri(ma non sono certo gli unici) riconosciuti colpevoli di una novantina di omicidi a testa sono già liberi da anni nonostante abbiano sulle spalle otto e nove ergastoli. Questo quando il famigerato serial killer donato Bilancia, che di morti ne ha fatti "solo" 17, pare sia ancora in galera (almeno lui)....
si, purtroppo pare che ,le cose stiano proprio così. Purtroppo per noi: per tutti i cittadini onesti che spesso non hanno tutti i diritti e gli aiuti e i privilegi di cui godono queste persone ( disoccupati che non trovano lavoro mentre loro ce l'hanno e anche ben pagato, sfrattati che non trovano casa e invece loro ce l'hanno) e sopratutto per tutte le vittime( di cui quasi mai chi difende certe persone sa la storia, figuriamoci i nomi!) e le loro famiglie che vengono così insultate.
E' vero che la giustizia vera non è di questo mondo, ma almeno un minino ci vorrebbe....
capisco che poi ognuno la pensi come vuole, ma bisognerebbe perlomeno evitare di giustificare certa gente con frasi del tipo: "in astratto è chiaro che un omicidio è condannabile, fatto salvo che anche la Chiesa in taluni casi ammette la pena di morte;così pure in guerra, chi più uccide è considerato un eroe.Forse il sicario che ha premuto il grilletto, in quel preciso istante pensava di colpire un simbolo (sbagliando) e non l'uomo.". ovvero: poverini loro mica sapevano quello che stavano facendo!poverini,loro mica si sonor esi conto di quello che hanno fatto! Loro pensavano di avere ragione quindi bisogna giustificarli e- ovviamente-assolverli!
perchè allora bisogna giustificare chiunque: dall'ex fidanzato mollato che uccide la donna che lo ha lasciato (poverino, ma lui era ancora innamorato!) a quello he ammazza il vicino che fa casino (poverino, non viveva più!).
certo...si giustifica finchè non capita a noi....
poi uno ha il suo concetto di enormità:a me pare un'enormità mettere una bomba in una stazione piena di gente, o ammazzare un ragazzo che esce da scuola perchè ti ha guardato in faccia e tu che sei una famosa terrorista hai paura che ti abbia riconosciuto, o ammazzare un ragazzo perchè ha i capelli lunghi e quindi è comunista....o anche,mi pare un'enormità che ci sia qualcuno che sta dalla parte di certe persone e le difende con giustificazioni che sanno di raampicata sugli specchi.
RispondiEliminaOgnuno quindi ha il suo concetto di enormità...
comunque sia, rimanendo all'argomento, l'autore non ha certo scritto che Ciavardini è innocente perchè ci sono delle prove vere e concrete che lo sia; ha scritto che è innocente perchè, per lui, è una brava persona. Non mi pare proprio una proa inconfutabile. Se non del fatto che questo uomo buono ha ammazzato comunque altr due persone ( che, evidentemente, contrariamente a lui erano cattivi e se lo sono meritato).
e quindi no: non può essere un uomo buono.O almeno, non buono con il significato comune che si dà a questo termine. Forse buono con chi lo difende e la pensa come lui, ovvio.
certo che tutti noi abbiamo dei lati buoni e dei lati cattivi, ma non tutti diventiamo assassino, no?
e quindi....è giusto che chi ammazza venga punito. Anche se per i suoi fans è buono.
allora un cittadino onesto che non ha ammazzato nessuno cosa è? un santo?
se un ASSASSINO colpevole di aver ammazzato due persone INNOCENTI è buono....tutto è possibile, a questo punto.
chiaro il concetto che traspare dall'articolo: chi uccide è buono. quindi non deve essere punito.se viene condannato per omicidio è cattivo chi lo condanna.
quindi ciavardini va rilasciato perchè è buono, e anche se ha ammazzto due persone (tralsciando quelli di -Bologna)non è stato giusto metterlo in carcreper questi due omicidi. che dovevano restare impuniti perchè lui è buono.
quindi se un assassino è buono può fare quello che gli pare, anche ammazzare chiunque gli passi per la testa, tanto lui è buono e quindi non va condannato.
Cara Tiziana,
RispondiEliminaper quello che mi riguarda ho scritto più volte (carta canta, villan si lagna) che Fioravanti ha commesso delitti stupidi e feroci. Ma a suo carico per la strage di Bologna ci sono meno elementi che per Freda a Milano o Franci per l'Italicus.
Quanto a Ciavardini non ha ammazzato nessuno. Ha concorso a due omicidi, in un caso con una evidente minor partecipazione, nel secondo caso guidando la moto. E si è scontato la pena senza particolari benefici (per entrambi i delitti aveva l'attenuante della minor età). Nessuno ha mai detto che era innocente (lui per primo). Quanto a Bologna per lui è ancor più evidente l'assenza di qualsiasi materiale probatorio.
oddio, a casa mia partecipare a un omicidio è come ammazzare: non penso che abbia tentato di sventare i due omicidi o di fare qualcosa per evitarli!Quindi, nessuna giustificazione comunque; sarebbe come dire che il mandante di un omicidio ha meno colpa in quanto non ha ucciso direttamente la vittima.
RispondiEliminaNon proprio San Luigi gonzaga...anche se i suoi sostenitori gridano a gran voce "innocente", evitando furbescamente di nominare gli altri reati per cui fu condannato, al fine di dare un ritratto falsato del loro protetto.
trovo che questa sia una mistificazione del(la verità, si vuole far passare un terrorista (perchè, giovane e età o meno, questo è stato) per una vittima innocente al pari di coloro che sono morti alla stazione di bologna o a ddirittura al pari delle due vittime degli omicidi a cui Ciavardini ha partecipato.
Quest'estate, quando qualcuno si lamentò riguardo alle condanne comminate ai partecipanti delle violenze della rivolta a londra dicendo che erano ragazzi giovani, il premier inglese disse: "se sono abbastnza grandi per commettere dei reati lo sono anche per scontare la pena". Cosa che condivido pienamente.
Nel sistema penale vigente concorrere a un omicidio non è la stessa cosa che commetterlo. E la minore età costituisce una significativa attenuante. Quanto all'innocenza si riferisce sempre e soltanto alla questione della Strage di Bologna
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