Il confronto è l'anima della politica
Antonio Tisci è il giovane segretario provinciale del Pdl di Potenza ma vanta già un significativo curriculum politico: consigliere regionale uscente, è stato il primo dei non eletti per una manciata di voti Proviene dai ranghi di Azione giovani e della Destra sociale ed è stato l'avvocato di Luigi Ciavardini e uno die promotori della sfortunata campagna a suo sostegno.
Ecco il suo intervento sul dibattito aperto dal "Quotidiano" sulla mia scelta di accettare il confronto con chiunque e chicchessia
ANTONIO TISCI
Ho letto la polemica fra Ugo Maria Tassinari e Nunzio Festa, con quest’ultimo che accusava il primo di leso antifascismo per i danni che produrrebbe legittimando casa Pound e con il primo che rivendicava il proprio diritto di discutere con chi la pensa differentemente.
So bene che opportunità politica vorrebbe che i politici si occupino di altro, che chiunque benpensante mi consiglierebbe di evitare di entrare nella discussione, che il tema è politicamente sconveniente e so bene che oggi il dibattito politico lo si vuole ridurre al confronto sul prezzo delle case nei paraggi del Colosseo, sul numero di amanti degli esponenti politici e sulle tendenze sessuali degli stessi, e so bene che la prudenza non consiglia discussioni scivolose. Ma io non sono prudente e non amo i benpensanti.
Inoltre, ho la sfortunata tara mentale di essere convinto che non sia possibile fare politica senza affrontare le questioni culturali in questa Nazione.
Allora provo a buttarmi in questa discussione e non soltanto per dire che il confronto è l’anima della cultura e della politica e che io non mi diverto a discutere con chi la pensi come me.
Io mi chiedo e me lo chiedo da tempo, in un momento in cui anche le categorie mentali di Destra e Sinistra sono ormai obsolete, hanno ancora senso le categorie di Antifascismo e di Anticomunismo?
Mi spiego e non perché tema la polemica, ma perché non vorrei si limitasse alla risposta a questa obiezione, detesto le dittature, non sopporterei un capo assoluto e credo che il ‘900 sia finito con il crollo del muro di Berlino e la fine delle utopie realizzate in Europa. (E’ vero quello che dicono gli anticomunisti che c’è ancora il Comunismo a Cuba o in Cina ed in altri paesi del Terzo Mondo, ma è l’Europa che da qualche millennio muove la storia), sono nato nel 1977, non ho conosciuto il fascismo e del mondo oltre cortina ricordo soltanto la Nazionale della DDR, e le cronache del TG di Demetrio Volcic, per cui non ho nostalgia di un bel nulla. Non si può avere nostalgia di quello che non si è conosciuto.
Vivo la mia epoca e sono irritato e anche un po’spaventato dalle categorie aprioristicamente negative, quelle che non ammettono repliche, che non ammettono discussioni.
Ogni volta che sento qualcuno che dà del Comunista (utilizzando tale categoria come offesa) ai centri sociali occupati, ad alcuni autori musicali o ad alcuni uomini politici provo a spiegare che non c’è niente di Comunista in quelle cose, che il Comunismo non è la categoria manichea del male, per cui tutto ciò che non ci piace è comunista, provo a dire che Marx, Togliatti, Ingrao…..non avrebbero mai amato né i centri sociali, né la discussione sui diritti degli omosessuali, né la droga libera….
Provo a dire che il Comunismo è una dottrina politica precisa, che per parlarne la si dovrebbe conoscere e che è controproducente e ridicolo dire che tutto ciò che non ci piace è Comunista.
Parimenti trovo ridicolo chi faccia ricomprendere nel fascismo tutto il male della storia e tutto ciò che non gli piaccia.
E’grave dire che il fascismo non fu solo legge ed ordine, anzi che ai fascisti della rivoluzione e a quelli della RSI la legge e l’ordine interessavano poco? E’ grave dire che il fascismo non fu razzismo se non marginalmente? E’ grave dire che il fascismo ha creato la struttura sociale di questa Nazione? Ed è grave dire che secondo me fra molti gerarchi e ras del regime ed i notabili democristiani e comunisti del dopoguerra non ci sono molte differenze?
E’ grave dire che il neofascismo non si pose mai l’obiettivo di restaurare il regime?
E’ grave dire che in molti punti l’estrema sinistra italiana e l’estrema destra negli anni ’70 avrebbero potuto convergere? Ed è così indecente dire che la strategia degli opposti estremismi servì solo a chi deteneva il potere?
Non credo. Sono portato a credere che sia grave non dirlo. Sia mendace.
E, siccome vivo nel 2010 e non mi va di fare soltanto lo storico, mi chiedo chi è veramente totalitario, uno come Ugo che va ovunque lo invitino, che prova a dialogare con tutti, che cerca di capire le ragioni di chiunque, che si lascia affascinare dalle ragioni e dallo stile di chi discute o chi crea un nemico monstrum con cui non si deve dialogare, che va respinto in quanto tale, che va massacrato solo perché esiste?
E, soprattutto, cosa è giusto fare: discutere dei temi culturali e civili di una Nazione o mettersi con l’atteggiamento mentale di chi si rifiuta di discutere con qualcuno solo perché è quello che è, temendo che l’alternativa sarebbe riconoscerne l’esistenza?
Io credo che il dibattito l’anima della politica e della civiltà e ritengo che chi abbia la consapevolezza della propria identità non abbia paura di confrontarsi con nessuno, né di approfondire senza paraocchi le cose che vede.
Per cui, anche se della mia opinione non dovesse fregarsene nessuno dico ad Ugo di continuare a fare danni, magari qualcuno seguirà questo esempio e danneggiando, danneggiando sarà possibile arrivare ad una Nazione nella quale ci sia il confronto di idee e non lo scontro fra anatemi.
Ecco il suo intervento sul dibattito aperto dal "Quotidiano" sulla mia scelta di accettare il confronto con chiunque e chicchessia
ANTONIO TISCI
Ho letto la polemica fra Ugo Maria Tassinari e Nunzio Festa, con quest’ultimo che accusava il primo di leso antifascismo per i danni che produrrebbe legittimando casa Pound e con il primo che rivendicava il proprio diritto di discutere con chi la pensa differentemente.
So bene che opportunità politica vorrebbe che i politici si occupino di altro, che chiunque benpensante mi consiglierebbe di evitare di entrare nella discussione, che il tema è politicamente sconveniente e so bene che oggi il dibattito politico lo si vuole ridurre al confronto sul prezzo delle case nei paraggi del Colosseo, sul numero di amanti degli esponenti politici e sulle tendenze sessuali degli stessi, e so bene che la prudenza non consiglia discussioni scivolose. Ma io non sono prudente e non amo i benpensanti.
Inoltre, ho la sfortunata tara mentale di essere convinto che non sia possibile fare politica senza affrontare le questioni culturali in questa Nazione.
Allora provo a buttarmi in questa discussione e non soltanto per dire che il confronto è l’anima della cultura e della politica e che io non mi diverto a discutere con chi la pensi come me.
Io mi chiedo e me lo chiedo da tempo, in un momento in cui anche le categorie mentali di Destra e Sinistra sono ormai obsolete, hanno ancora senso le categorie di Antifascismo e di Anticomunismo?
Mi spiego e non perché tema la polemica, ma perché non vorrei si limitasse alla risposta a questa obiezione, detesto le dittature, non sopporterei un capo assoluto e credo che il ‘900 sia finito con il crollo del muro di Berlino e la fine delle utopie realizzate in Europa. (E’ vero quello che dicono gli anticomunisti che c’è ancora il Comunismo a Cuba o in Cina ed in altri paesi del Terzo Mondo, ma è l’Europa che da qualche millennio muove la storia), sono nato nel 1977, non ho conosciuto il fascismo e del mondo oltre cortina ricordo soltanto la Nazionale della DDR, e le cronache del TG di Demetrio Volcic, per cui non ho nostalgia di un bel nulla. Non si può avere nostalgia di quello che non si è conosciuto.
Vivo la mia epoca e sono irritato e anche un po’spaventato dalle categorie aprioristicamente negative, quelle che non ammettono repliche, che non ammettono discussioni.
Ogni volta che sento qualcuno che dà del Comunista (utilizzando tale categoria come offesa) ai centri sociali occupati, ad alcuni autori musicali o ad alcuni uomini politici provo a spiegare che non c’è niente di Comunista in quelle cose, che il Comunismo non è la categoria manichea del male, per cui tutto ciò che non ci piace è comunista, provo a dire che Marx, Togliatti, Ingrao…..non avrebbero mai amato né i centri sociali, né la discussione sui diritti degli omosessuali, né la droga libera….
Provo a dire che il Comunismo è una dottrina politica precisa, che per parlarne la si dovrebbe conoscere e che è controproducente e ridicolo dire che tutto ciò che non ci piace è Comunista.
Parimenti trovo ridicolo chi faccia ricomprendere nel fascismo tutto il male della storia e tutto ciò che non gli piaccia.
E’grave dire che il fascismo non fu solo legge ed ordine, anzi che ai fascisti della rivoluzione e a quelli della RSI la legge e l’ordine interessavano poco? E’ grave dire che il fascismo non fu razzismo se non marginalmente? E’ grave dire che il fascismo ha creato la struttura sociale di questa Nazione? Ed è grave dire che secondo me fra molti gerarchi e ras del regime ed i notabili democristiani e comunisti del dopoguerra non ci sono molte differenze?
E’ grave dire che il neofascismo non si pose mai l’obiettivo di restaurare il regime?
E’ grave dire che in molti punti l’estrema sinistra italiana e l’estrema destra negli anni ’70 avrebbero potuto convergere? Ed è così indecente dire che la strategia degli opposti estremismi servì solo a chi deteneva il potere?
Non credo. Sono portato a credere che sia grave non dirlo. Sia mendace.
E, siccome vivo nel 2010 e non mi va di fare soltanto lo storico, mi chiedo chi è veramente totalitario, uno come Ugo che va ovunque lo invitino, che prova a dialogare con tutti, che cerca di capire le ragioni di chiunque, che si lascia affascinare dalle ragioni e dallo stile di chi discute o chi crea un nemico monstrum con cui non si deve dialogare, che va respinto in quanto tale, che va massacrato solo perché esiste?
E, soprattutto, cosa è giusto fare: discutere dei temi culturali e civili di una Nazione o mettersi con l’atteggiamento mentale di chi si rifiuta di discutere con qualcuno solo perché è quello che è, temendo che l’alternativa sarebbe riconoscerne l’esistenza?
Io credo che il dibattito l’anima della politica e della civiltà e ritengo che chi abbia la consapevolezza della propria identità non abbia paura di confrontarsi con nessuno, né di approfondire senza paraocchi le cose che vede.
Per cui, anche se della mia opinione non dovesse fregarsene nessuno dico ad Ugo di continuare a fare danni, magari qualcuno seguirà questo esempio e danneggiando, danneggiando sarà possibile arrivare ad una Nazione nella quale ci sia il confronto di idee e non lo scontro fra anatemi.
Che bella cosa che hai scritto, ugarie.
RispondiEliminaMi tenterebbe risponderti. Ma una polemica con te non la reggerei. Sul piano affettivo, intendo.
Dovendo riassumere in uno sms le mie obiezioni direi: l'estremismo di destra e di sinistra, intendendoli non come idee ma come individui a volte ex oggi, condividono alcuni omissioni o allergie per la storia del '900, e pure di prima: lo stato di diritto, liberale (cioè la democrazia franco-anglosassone) e la vicenda ebraica (di cui vedono solo Israele).
Cioè l'omissione del diritto dell'individuo libero e l'esperienza del dolore e del male assoluti.
Senza le quali però il '900 è una storiella da sussidiario di quinta elementare.
zamba
che belle' sms, vitto'
RispondiEliminae comunque non patisco più gli insulti degli avversari, figurati se mi posso rizelare per le (eventuali) tirate d'orecchio di un fratello maggiore (uno dei pochi che mi sono scelto allora e che non mi ha mai dato motivo di ritenere sbagliata quella scelta infantile)
fratello maggiore? azzo :-)
RispondiEliminaho invece spesso pensato a questa tua vera e propria specializzazione, che ogni forza politica sera dovrebbe riguardare come una grande fonte di conoscenza.
ma io non tirate di orecchie da fare, Ho obiezioni, ancora meno: ho una mia strada che ho fatto. E poiché diventa sempre più difficile discutere, in generale, e io sono stanco, mi preoccupavo solo di non avviare un altra polemica. Ma per fortuna tu non sei diventato ateo devoto e non hai niente da farti perdonare.