I fascio-pop in raduno nella tana delle tigri
Oggi ad Area 19, una stazione ferroviaria inaugurata per Italia 90 ma mai attiva, e trasformata in un grande capannone per eventi da Casa Pound, si svolge il raduno musicale annuale dei fascio-futuristi. Non ci sono infatti solo gli Zetazeroalfa ma negli ultimi due anni è cresciuto un nutrito gruppo di band musicali che si riconoscono nel marchio della tartarughina. Al fenomeno del fascio-pop dedicavo un articolo un anno fa ("L'altro", 20 maggio 2009). Datato nelle contingenze e nello spunto di occasione ma assolutamente ancora valido e quindi, non solo per pigrizia, lo ripropongo.
“Cosa sta succedendo nelle giovani formazioni della sinistra radicale antagonista? Manifestazioni di memoria collettiva e riti simili al “presente!!!” dei giovani dirimpettai delle formazioni della destra radicale romana, nelle date degli anniversari di militanti caduti negli anni 70; look fortemente militarizzati ed aggressivi, cultura di strada , palestre ed arti marziali, stile di vita improntati alla militanza ed alla vita comunitaria, ricerca e recupero dell’egemonia nelle curve degli stadi, un ritorno al controllo patologico del territorio, insomma una immedesimazione ed un inseguimento quasi spasmodici dei fondamentali antropologici dell’estrema destra, che stanno rendendo oggi i sinistri radicali, del tutto simili ai “concorrenti” del neo-fascismo radicale metropolitano”.
La provocazione lanciata da Francesco Mancinelli, a mio giudizio il più brillante cantautore della scena musicale non conforme, dalle colonne virtuali del “Fondo”, il webmagazine di Miro Renzaglia, offre importanti spunti di riflessione sul mutamento della scena neofascista. Non a caso la vertiginosa svolta a destra del governo e del Paese reale, con la sinistra fuori dal Parlamento e i fascisti comodamente assisi nel PdL (sono almeno sei gli eletti di inconfutabile appartenenza “nera”), coincide col minimo storico della destra radicale: col gruppo di Storace (che si va caratterizzando come “cimitero degli elefanti” per notabili missini) alleata allo zoccolo duro della democristianeria meridionale per aggirare lo sbarramento elettorale e Fiamma e Forza nuova in forte calo organizzativo e presenti nell'agone elettorale solo per inseguire l'improbabile obiettivo di ottenere i rimborsi (il keynesismo applicato alla politica). La crisi della scena musicale Rac - quella che la stampa mainstream chiama nazirock, suscitando i torcibudella dei suoi protagonisti e dei loro fan - di cui si discetta in questi giorni ne è solo la conseguenza.
Il fatto è che nella sua deriva cesarista e plebiscitaria Berlusconi non ha esitato ad aprire le porte ad ampi spezzoni di fascisteria: dall'Area identitaria di Giuliano Castellino, già enfant prodige di Base autonoma, alla Destra per Milano del barone Jonghi Lavarini, infaticabile promotore di iniziative unificanti per i camerati meneghini.
E così Gabriele Adinolfi, che dell'ambiente è al tempo stesso acuto osservatore e intellettuale di punta, ha facile gioco a parlare di “destra terminale”
Fuori dai recinti – e dai riti politici – è cresciuta a dismisura la realtà ormai nazionale di Casa Pound, che sul territorio ha frequenti e intense interlocuzioni con gli amministratori del centrodestra (e non solo: si pensi al dibattito con Stefania Craxi nel quartier generale dell'Esquilino). Una realtà che si può permettere di coniugare un pantheon fascista (nella variante futurista e modernizzatrice), un immaginario da cultura pop (che si accompagna a un autentico talento comunicativo: dalle rose rosse alla Sciarelli alla beffa sulla suora transgender), una pratica sociale da volontariato cattolico, uno stile di vita militante ed agguerito ma in cui è comunque forte l'aspetto ludico (si pensi al rito della cinghiamattanza che letteralmente segna la presenza dei giovani camerati ai concerti degli Zetazeroalfa) chiamandosi fuori, dopo un paio di tentativi fallimentari (con la Fiamma e la Destra), dalla scena della politica di Palazzo. E della natura essenzialmente culturale della tribù di Iannone parla appunto il suo principale ispiratore, Adinolfi commentando il saggio breve di Mancinelli:
“Cosa sta succedendo nelle giovani formazioni della sinistra radicale antagonista? Manifestazioni di memoria collettiva e riti simili al “presente!!!” dei giovani dirimpettai delle formazioni della destra radicale romana, nelle date degli anniversari di militanti caduti negli anni 70; look fortemente militarizzati ed aggressivi, cultura di strada , palestre ed arti marziali, stile di vita improntati alla militanza ed alla vita comunitaria, ricerca e recupero dell’egemonia nelle curve degli stadi, un ritorno al controllo patologico del territorio, insomma una immedesimazione ed un inseguimento quasi spasmodici dei fondamentali antropologici dell’estrema destra, che stanno rendendo oggi i sinistri radicali, del tutto simili ai “concorrenti” del neo-fascismo radicale metropolitano”.
La provocazione lanciata da Francesco Mancinelli, a mio giudizio il più brillante cantautore della scena musicale non conforme, dalle colonne virtuali del “Fondo”, il webmagazine di Miro Renzaglia, offre importanti spunti di riflessione sul mutamento della scena neofascista. Non a caso la vertiginosa svolta a destra del governo e del Paese reale, con la sinistra fuori dal Parlamento e i fascisti comodamente assisi nel PdL (sono almeno sei gli eletti di inconfutabile appartenenza “nera”), coincide col minimo storico della destra radicale: col gruppo di Storace (che si va caratterizzando come “cimitero degli elefanti” per notabili missini) alleata allo zoccolo duro della democristianeria meridionale per aggirare lo sbarramento elettorale e Fiamma e Forza nuova in forte calo organizzativo e presenti nell'agone elettorale solo per inseguire l'improbabile obiettivo di ottenere i rimborsi (il keynesismo applicato alla politica). La crisi della scena musicale Rac - quella che la stampa mainstream chiama nazirock, suscitando i torcibudella dei suoi protagonisti e dei loro fan - di cui si discetta in questi giorni ne è solo la conseguenza.
Il fatto è che nella sua deriva cesarista e plebiscitaria Berlusconi non ha esitato ad aprire le porte ad ampi spezzoni di fascisteria: dall'Area identitaria di Giuliano Castellino, già enfant prodige di Base autonoma, alla Destra per Milano del barone Jonghi Lavarini, infaticabile promotore di iniziative unificanti per i camerati meneghini.
E così Gabriele Adinolfi, che dell'ambiente è al tempo stesso acuto osservatore e intellettuale di punta, ha facile gioco a parlare di “destra terminale”
Fuori dai recinti – e dai riti politici – è cresciuta a dismisura la realtà ormai nazionale di Casa Pound, che sul territorio ha frequenti e intense interlocuzioni con gli amministratori del centrodestra (e non solo: si pensi al dibattito con Stefania Craxi nel quartier generale dell'Esquilino). Una realtà che si può permettere di coniugare un pantheon fascista (nella variante futurista e modernizzatrice), un immaginario da cultura pop (che si accompagna a un autentico talento comunicativo: dalle rose rosse alla Sciarelli alla beffa sulla suora transgender), una pratica sociale da volontariato cattolico, uno stile di vita militante ed agguerito ma in cui è comunque forte l'aspetto ludico (si pensi al rito della cinghiamattanza che letteralmente segna la presenza dei giovani camerati ai concerti degli Zetazeroalfa) chiamandosi fuori, dopo un paio di tentativi fallimentari (con la Fiamma e la Destra), dalla scena della politica di Palazzo. E della natura essenzialmente culturale della tribù di Iannone parla appunto il suo principale ispiratore, Adinolfi commentando il saggio breve di Mancinelli:
“I gruppi – scrive - oggi sono quasi tutti estranei alla politica e alla società, sono dei luoghi di ricerca d'identità e di comunità, che oscillano tra le comitive, i modelli hooligan e le tribù urbane. Ragion per cui i richiami espressivi e stilistici acquistano particolare importanza e valore di rappresentatività. Per questo c'è una mimesi reciproca che sfocia nel saccheggio. I dati politici dei messaggi forse sono addirittura secondari. Poi c'è Casa Pound che svetta tra tutti perché a me pare davvero l'unica entità che si ritrova ad essere una corda tesa tra la tribu urbana e l'avanguardia rivoluzionaria. Con molte e sempre maggiori incursioni nel piano più alto dei due. Questo per tante ragioni, tra le quali non poco rilievo ha la forte anima artistica del suo capo. Infatti l'arte è vita come lo sono eros e guerra, ed oggi le avanguardie debbono essere artistiche, che non significa estetiche anche se l'estetica non guasta”.Altre realtà dell'area non conforme sono invece più esplicitamente incistate nel Pdl: basti pensare al Foro 753, il cui leader Ugo Cassone è consigliere comunale al Campidoglio, e ancor più a Casa d'Italia Prati, un'occupazione promossa da Giuliano Castellino quando, da federale della Fiamma romana, era "pappa e ciccia" con Iannone e i camerati di Casa Pound, e che oggi è diventata la centrale organizzativa dell'Area identitaria ma anche la sede deputata ad ospitare i concerti della sua band, "La peggio gioventù". Quelli di Castellino e di Iannone non sono gli unici casi di leader movimentisti che provengono dalla scena fascio-rock. Occorre infatti, quanto meno ricordare il popolarissimo Marcello De Angelis, che chiama la sua band con il numero dell'articolo del codice penale per cui è stato condannato come dirigente di Terza posizione (270 bis: associazione sovversiva con finalità di terrorismo). Gode ancora di un pubblico esteso di fan, anche se, ormai giunto alla seconda legislatura in Parlamento, i "duri e puri" gli rinfacciano le stridenti contraddizioni tra i testi dei suoi maggiori hit: dall'aspramente antisionista "Settembre nero" alla vasta gamma di 'pezzi' antisecuritari e antirepressivi: da "Hey, Guardia" a "270 bis", da "Libertari" a "Guns of Verona beach", dedicato ai "fratelli" del Veneto fronte skinhead. E' suo, del resto, quel "Claretta e Ben" che col ritornello "Ma io ho il cuore nero e sputo in faccia al mondo intero" ha dato un'etichetta nostalgica e sentimentale a un intero universo, traghettato fuori dalle secche del neofascismo ma che ha mantenuto salde radici nel passato. Per finire con Andrea Miglioranzi che è passato dai ranghi dei Gesta bellica alla radicaleggiante Associazione per la giustizia giusta (una esperienza tipicamente veronese che ha visto skinhead, cattolici integralisti e leghisti uniti contro le "persecuzioni giudiziarie" di Papalia, un procuratore particolarmente tignoso e determinato ad applicare estensivamente la legge Mancino contro le discriminazioni religiose e razziali) per arrivare infine sui banchi del consiglio comunale, eletto nella lista civica del sindaco Tosi, astro nascente, anzi un piccole sole ben affermato nell'universo bossicentrico della Lega Nord.
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